Comunità energetiche rinnovabili in Italia: cosa manca per farle decollare

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Sono ancora poche le iniziative che hanno completato le procedure di attivazione. Ma nei prossimi tre anni queste comunità potrebbero salire a più di 500 e fino a 1.000. I dati Legambiente e Anie Rinnovabili-EY.

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In Italia le comunità energetiche rinnovabili (CER) stentano ancora a decollare, frenate da complessità burocratiche, mancanza di incentivi e ritardi nella emanazione delle regole attuative; sono solamente 16 quelle già operative, secondo le ultime analisi di Legambiente.

Allo stesso tempo, va detto che il loro potenziale è molto alto, tanto che secondo una recente ricerca di Anie Rinnovabili-EY se ne potrebbero costituire fino a mille nei prossimi tre anni su tutto il territorio nazionale.

Vediamo meglio quali sono le ombre e le luci per la diffusione delle CER, partendo proprio dalle considerazioni di Legambiente, temi che affrontiamo sempre con dettaglio sulle nostre pagine.

Si spiega, in una nota dell’associazione, che delle 100 comunità energetiche mappate finora (dati aggiornati a giugno 2022), tra quelle già operative, in fase di attivazione o in progetto, ad oggi sono 45 quelle in fase ancora embrionale e 55 quelle che si trovano in uno stadio più maturo, fra chi è legalmente costituito, chi ha già realizzato gli impianti e chi sta attraversando o ha già ultimato la procedura di registrazione presso il portale del GSE.

Da un sondaggio telefonico realizzato dalla stessa associazione sulle 55 CER più mature, è emerso che solo 16 (su 44 che hanno risposto) hanno dichiarato di aver completato la procedura di attivazione presso il GSE e sono, dunque, operative. E solamente 3 realtà – la comunità energetica di Vitulano, il Residence Cicogna e un autoconsumatore collettivo di Acea Pinerolese – hanno ricevuto tramite bonifico la prima tranche di incentivi statali.

Le altre 28 comunità energetiche, invece, stanno incontrando difficoltà burocratiche o sono in attesa di completare il percorso normativo.

Si cita, come esempio di queste difficoltà, la Comunità Energetica Solidale di Napoli Est, prima sottoposta “al blocco causato della Sovrintendenza ai Beni culturali che ha impiegato mesi prima di concedere il nulla osta all’impianto fotovoltaico da 53 kW posizionato sul tetto della Fondazione Famiglia di Maria, e poi alla farraginosità dell’iter di registrazione presso il portale del GSE, che deve ancora dare il riconoscimento di operatività alla CER”.

In particolare, “la mancanza di un solo documento, facilmente richiedibile mettendo in sospeso la pratica come previsto, ha visto il diniego del riconoscimento e la necessità di ricominciare l’iter burocratico di richiesta registrazione“.

“Per permettere il pieno sviluppo di queste CER, è necessario e urgente non solo accelerare il processo di pubblicazione delle regole attuative di Arera, le cui consultazioni si sono chiuse lo scorso 29 settembre, ma occorre anche accelerare sulla partita degli incentivi su cui chiediamo al prossimo nuovo Governo di lavorare da subito”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

Le comunità energetiche rinnovabili, ricorda Legambiente, sono soggetti giuridici di diritto privato che permettono a cittadini, imprese, cooperative, enti, amministrazioni, soggetti del terzo settore, istituti religiosi, scuole e università, di riunirsi per autoprodurre e condividere energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili, secondo regole stabilite tra i membri delle comunità stessa; possono consentire un risparmio medio sulla bolletta elettrica fino al 25% (dati Elemens-Legambiente).

Tra i tanti esempi di criticità, si parla di 5 comunità energetiche che dichiarano di aver sospeso i lavori in attesa della pubblicazione dei decreti attuativi del MiTE. I ritardi sono “titanici”: il D.Lgs. 199/2021 (art. 8) indicava, infatti, 180 giorni per aggiornare i meccanismi di incentivazione, quindi entro maggio 2022.

Tra le altre difficoltà riscontrate con una certa frequenza, anche quella di ricevere le informazioni necessarie a identificare il perimetro di sviluppo delle CER. In questo caso, sotto accusa ci sono i diversi distributori locali di energia. Cinque comunità energetiche fra quelle interpellate, infatti, “hanno dichiarato di aver atteso mesi per capire se le utenze dei possibili membri ricadono sotto la stessa cabina secondaria o primaria”.

Nonostante i punti critici evidenziati da Legambiente, nei prossimi tre anni il numero di comunità energetiche rinnovabili è destinato a crescere in modo rilevante.

È ciò che emerge da un sondaggio promosso da Anie Rinnovabili in collaborazione con EY – Studio legale tributario.

Il 65% del campione intervistato, sottolinea una nota, si attende che le CER in Italia saranno più di 500 entro i prossimi tre anni; il 35% ritiene che si potranno costituire più di mille comunità energetiche rinnovabili.

A trainare la diffusione delle comunità energetiche, per il 40% degli intervistati, è la volontà di contrastare il caro bollette; il 31% indica anche ragioni legate alla sostenibilità ambientale.

Tuttavia, il 35% di chi ha partecipato al sondaggio ammette anche di non conoscere in modo chiaro le applicazioni delle CER e i relativi modelli di business.

Come spiega il segretario di Anie Rinnovabili, Michelangelo Lafronza, tra i diversi business model attuabili, “gli addetti ai lavori ne individuano due: energy performance contracting e gestione operativa di servizio integrato”.

Per partire però si aspetta “la delibera Arera attesa nelle prossime settimane e a seguire la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale, che tutti noi auspichiamo sia tra le priorità dell’agenda del nuovo ministro della Transizione ecologica, anche per consentire l’accesso alle risorse stanziate dal Pnrr”.

Ricordiamo che il Pnrr mette in campo 2,2 miliardi per realizzare 2 GW di rinnovabili per comunità energetiche nei comuni con meno di 5mila abitanti. Mentre un decreto del MiTE dovrà stabilire le tariffe incentivanti.

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