Nell’era della transizione ecologica, un nuovo studio di Eurac Research offre interessanti indicazioni sulla via della decarbonizzazione delle industrie, colmando il divario sui dati dei consumi di energia in diversi comparti.
Pubblicato nel Journal Data in Brief (link in basso), un articolo scientifico presenta una metodologia che promette di cambiare il modo in cui comprendiamo e gestiamo il consumo energetico nei settori industriali.
L’innovativa metodologia dall’alto verso il basso proposta dai ricercatori si basa sull’analisi di dati pubblicamente disponibili, espandendoli per fornire stime dettagliate del consumo energetico e delle emissioni a livello di sito.
Un approccio che, secondo gli autori, è un passo avanti significativo nella modellazione dei sistemi energetici e nella pianificazione di strategie di decarbonizzazione mirate.
Applicata al settore industriale italiano per l’anno 2022, la metodologia ha prodotto un database completo che mappa il consumo di sette fonti energetiche chiave: combustibili fossili solidi, gas manifatturati, prodotti petroliferi e petroliferi, gas naturale, biocarburanti, rifiuti non rinnovabili, nafta ed elettricità.
I risultati sono molto significativi: le industrie chimiche e petrolchimiche risultano i maggiori consumatori di energia, seguite dai settori del ferro e dell’acciaio, dei minerali non metallici e della carta e della cellulosa, come si può vedere nel grafico tratto dallo studio.
Un aspetto rilevante dello studio è l’analisi geografica, che rivela una concentrazione di grandi strutture industriali nel nord Italia, con eccezioni significative come Taranto, nota per la sua produzione di acciaio, e i complessi petrolchimici di Sicilia e Sardegna. Questa distribuzione geografica offre spunti per la pianificazione di interventi mirati e la riduzione delle emissioni a livello regionale.
“Abbiamo creato una mappatura dettagliata del consumo energetico industriale, fondamentale per sviluppare soluzioni di decarbonizzazione efficaci”, ha detto Matteo Giacomo Prina, co-autore dello studio.
“La nostra metodologia disaggrega le statistiche nazionali, fornendo dati granulosi per intervalli di temperatura e vettori energetici delle singole strutture industriali. Questo approccio è replicabile in qualsiasi paese dell’Ue, offrendo una comprensione chiara dei percorsi di decarbonizzazione e delle future esigenze infrastrutturali.”
Wolfram Sparber, capo dell’Istituto per l’Energia Rinnovabile e co-autore dello studio, sottolinea l’importanza di considerare l’impatto regionale e nazionale: “I dati raccolti permetteranno di analizzare quali consumi energetici dovranno essere sostituiti nelle società a basso contenuto di carbonio del futuro. Questo è essenziale per comprendere i costi e il carico per il sistema energetico nel suo complesso”.