Combustibili fossili, rifiuti e agricoltura: ecco dove tagliare subito le emissioni di metano

Tagliare le emissioni di metano di origine umana del 45% entro il 2030 potrebbe contenere l'aumento della temperature sotto la soglia dei 2 gradi. Benefici e costi delle misure di mitigazione delle emissioni in un report pubblicato dall'Onu.

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Tagliare le emissioni di gas metano è più urgente di quanto si pensasse finora per limitare il riscaldamento globale.

Più della metà delle emissioni globali di metano derivano dalle attività umane in tre settori: combustibili fossili (35%), rifiuti (20%) e agricoltura (40%).

Nel settore dei combustibili fossili, l’estrazione, la lavorazione e la distribuzione di petrolio e gas rappresentano il 23%, e l’estrazione del carbone rappresenta il 12% delle emissioni.

Ma è proprio nel settore dei combustibili fossili si ha il maggior potenziale di mitigazione entro il 2030. Misure mirate oggi già disponibili potrebbero ridurre le emissioni dal settore del petrolio e del gas di 29-57 Mt/anno e dal settore del carbone di 12-25 Mt/anno. Sono misure che vanno a tagliare le emissioni nel punto di estrazione e lungo tutta la filiera.

E inoltre fino all’80% delle misure relative a settori del petrolio e del gas e fino al 98% di quelle relative al carbone potrebbero essere attuate a un costo negativo o comunque basso.

Questi alcuni dei tanti dati forniti dal “Global Methane Assessment” (allegato in basso), un report pubblicato dall’UNEP e dalla Climate and Clean Air Coalition (CCAC).

Il documento evidenzia anche il fatto che nel settore agricolo, le emissioni di CH4 causate dagli allevamenti rappresentano circa il 32% delle emissioni, mentre la coltivazione del riso comporta circa l’8% delle emissioni antropiche globali.

“Se i governi sono seriamente intenzionati ad affrontare l’emergenza climatica non possono continuare a ignorare l’elefante nella stanza. Il gas fossile è composto per oltre l’80% da metano e non può essere trattato come un combustibile di transizione”, ha commentato Georgia Whitaker, European Lead Campaigner di Greenpeace for a Fossil-Free Revolution.

“Il metano, che ha 84 volte più potenziale di riscaldamento globale in un periodo di 20 anni rispetto alla CO2, è la sporca realtà dietro il greenwashing dell’industria dei combustibili fossili. Per affrontare l’emergenza climatica e le crisi sanitarie che l’accompagnano, dobbiamo eliminare gradualmente tutti i sussidi ai combustibili fossili e garantire che le nostre economie si riprendano dalla pandemia di Covid-19 in modo da consentire una transizione energetica sicura, equa e pulita necessaria”, spiega Whitaker.

Il rapporto sottolinea la necessità di un’azione reale per fermare gli investimenti in ulteriori infrastrutture di gas fossile, la cui espansione è incompatibile con il mantenimento del riscaldamento globale entro la soglia di sicurezza di 1,5 °C.

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