Per il carbone nessuna riduzione della domanda in vista

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Il consumo globale di questa fonte fossile rimarrà a livelli record nel 2023-2024, sostiene la Iea, trainato da Cina, India e sud-est asiatico. I cali in Europa e Usa non bastano a invertire la tendenza.

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La domanda mondiale di carbone non accenna a ridursi.

Dopo essere salita al massimo di sempre nel 2022 a 8,3 miliardi di tonnellate (+3,3% sul 2021), si prevede che rimanga su questi livelli nel 2023 e 2024.

Lo scrive l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) nel suo Coal Market Update pubblicato ieri, giovedì 27 luglio. A pesare su consumi di carbone sempre elevati sono soprattutto la Cina e l’India.

In Asia, infatti, si fa fatica a uscire dall’uso massiccio di fonti energetiche fossili, che rimangono al centro del mix di produzione elettrica e di molti processi industriali.

Invece il consumo di carbone è in calo in Europa e negli Stati Uniti, ma questa tendenza è più che compensata dagli incrementi registrati altrove.

In sostanza, afferma la Iea, ogni quattro tonnellate consumate nel mondo nel 2023, ben tre saranno in Cina, India e sud-est asiatico.

Mentre in Europa si prevede che l’impiego di carbone nel settore energetico “diminuirà bruscamente” nel 2023, grazie all’espansione delle fonti rinnovabili e alla parziale ripresa dell’idroelettrico e del nucleare, dopo le recenti difficoltà che hanno coinvolto queste due tecnologie (a causa soprattutto della siccità).

Pure negli Stati Uniti si prevede un minore impiego di carbone, grazie anche ai prezzi competitivi del gas naturale.

Nei primi sei mesi del 2023, la Iea stima che la domanda globale di questa fonte fossile sia cresciuta dell’1,5% per un totale di 4,7 miliardi di tonnellate, spinta da un +1% nella generazione elettrica e da un +2% negli usi industriali.

Come detto, però, ci sono notevoli differenze tra aree geografiche.

In Europa e Stati Uniti, il consumo di carbone è crollato rispettivamente del 16% e 24% nel primo semestre 2023, mentre Cina e India, i due maggiori consumatori mondiali, hanno segnato aumenti del 5% circa.

Questi dati confermano, ancora una volta, quanto siano diverse le velocità della transizione energetica tra occidente e Asia. Nelle economie avanzate il carbone è in declino, ma in Cina e India abbandonare gradualmente questo combustibile fossile è ancora un miraggio, anche se la Cina sta macinando record di nuove installazioni di eolico e fotovoltaico.

Come spiega il direttore Iea dei mercati energetici, Keisuke Sadamori, la domanda di carbone “rimane ostinatamente alta in Asia, anche se molte di quelle economie hanno aumentato significativamente le fonti di energia rinnovabile”.

Quindi “abbiamo bisogno di maggiori investimenti e sforzi politici, sostenuti da una più forte cooperazione internazionale, per guidare un enorme aumento dell’energia pulita e dell’efficienza energetica, in modo da ridurre la richiesta di carbone nelle economie i cui bisogni energetici stanno crescendo rapidamente”.

Nel 2021, osserva ancora l’Agenzia, Cina e India rappresentavano i due terzi del consumo totale di carbone; nel 2023, la loro quota sarà vicina al 70%.

Al contrario, gli Stati Uniti e la Ue, che insieme rappresentavano il 40% del consumo tre decenni fa, oggi valgono meno del 10% della domanda complessiva.

La stessa tendenza si osserva sul lato della produzione.

A marzo 2023, sia la Cina sia l’India hanno stabilito nuovi record mensili: la prima ha superato 400 milioni di tonnellate prodotte per la seconda volta in assoluto, mentre l’India ha superato 100 milioni di tonnellate per la prima volta.

Sempre a marzo, l’Indonesia ha esportato quasi 50 milioni di tonnellate, un record assoluto.

Mentre gli Stati Uniti, un tempo in cima alla classifica dei produttori, hanno più che dimezzato il loro output di carbone dopo il picco del 2008.

Intanto i prezzi sono tornati a scendere nel primo semestre 2023, riportandosi sui livelli del 2021; le importazioni cinesi sono quasi raddoppiate quest’anno e si stima che il commercio globale del carbone crescerà del 7% nel 2023.

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