Capacity market e rischio di corsa agli impianti a gas. Gli ambientalisti scrivono a Costa

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Greenpeace, Legambiente e WWF chiedono chiarimenti sul pericolo di una proliferazione di nuovi impianti turbogas e cicli combinati grazie al capacity market.

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Legambiente, WWF e Greenpeace hanno inviato una lettera al Ministro dell’Ambiente Costa, per manifestare le loro preoccupazioni in merito al “rischio di una proliferazione di progetti per nuovi impianti turbogas/cicli combinati che dovrebbero sostituire le centrali a carbone oggi esistenti e non solo, nelle more della definizione finale del PNIEC”.

Le associazioni, leggiamo nella lettera allegata in basso, temono che gli impianti a carbone vengano sostituiti con altri impianti a fonti fossili che, “seppur ad impatto minore, finirebbero per ingessare il sistema energetico impedendo un reale processo di rapida decarbonizzazione”.

“Risulta infatti – argomentano – che siano all’attenzione della DG Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali del Ministero dell’Ambiente una serie di progetti di conversione a gas di impianti a carbone, oltre ad altri progetti di impianti a gas che dovrebbero tutti, o in gran parte, essere sostenuti economicamente con il meccanismo del capacity market. Già oggi i soli progetti di impianti presentati da Enel, considerando anche la possibilità di ciclo combinato, superano il 5.000 MW di potenza complessiva. E dal sito risulta che diverse altre richieste di autorizzazioni di impianti sono state presentate”.

In un quadro energetico che dovrebbe puntare ad un reale e completo processo di decarbonizzazione – insistono le associazioni – l’eccesso di progetti di impianti a gas che sono stati presentati a VIA rischia di condizionare negativamente il raggiungimento degli obiettivi climatico-ambientali del PNIEC.

Secondo le ambientaliste, questa scelta, supportata dalla contestata decisione sul capacity market (vedi QualEnergia.it), “appare inoltre assurda se confrontata con scelte di investimento su storage e solare FV attuate ad esempio da aziende statunitensi come alternativa a nuovi turbogas, in una situazione del mercato del gas assai più favorevole della nostra” (vedi Picco della domanda: investire in “storage+rinnovabili” è sempre più conveniente).

Per questo le associazioni, tramite la lettera, hanno chiesto:

  • Di sapere come nella Valutazione ambientale strategica del Pniec sarà considerato lo scenario di realizzazione di nuovi impianti a gas, delle caratteristiche previste (turbogas/cicli combinati) e con il numero di ore di funzionamento atteso, e il risultato in termini di emissioni di gas serra. Nella VAS andranno presi in considerazione scenari alternativi, incentrati su sistemi di accumulo associati a impianti da fonti rinnovabili e tecnologie di demand-response. “Questa valutazione – spiegano WWF, Greenpeace e Legambiente – è non solo urgente, ma preliminare alla chiusura del PNIEC e di conseguenza all’avvio delle procedure di approvazione degli interventi”;
  • La realizzazione di queste centrali deve evidentemente essere sottoposta a VIA, ai sensi delle Direttive europee e delle norme nazionali, e in alcun modo è pensabile che si preveda una semplice procedura di assoggettabilità visto che si tratta di nuovi impianti oltretutto posti in aree di grande delicatezza per l’inquinamento pregresso. Inoltre le associazioni chiedono che venga previsto che questi impianti, nel rispetto di quanto stabilito dal TUA, siano sottoposti a Valutazione di Impatto Sanitario, viste le ricadute sanitarie che potrebbero avere in aree con quelle caratteristiche.

Le associazioni hanno chiesto, infine, un incontro per approfondire i punti elencati e chiedere, in aggiunta, quali siano i punti qualificanti della proposta del MinAmbiente relativamente alla importante strategia a lungo termine che deve essere completata entro l’anno.

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