Con la Legge di Bilancio approvata e pubblicata in Gazzetta (link in basso), è il caso di rifare il punto su come sono cambiati i bonus fiscali per l’edilizia in quanto ad aliquote di detrazione, interventi ammessi e scadenze.
In estrema sintesi, il Superbonus sparisce, mentre Ecobonus e Sismabonus vengono depotenziati, portando la percentuale di detrazione massima ai livelli del Bonus Casa.
Per tutti e tre i bonus edilizi poi si potrà avere l’aliquota più alta solo sulla prima casa, mentre le caldaie a gas non sono più ammesse.
Prorogato senza modifiche è invece il Bonus Mobili, cui viene affiancato un Bonus Elettrodomestici che si può avere anche senza ristrutturare, mentre termina con il 2024 il Bonus Verde.
Superbonus, Bonus Casa, Ecobonus e Sismabonus
Il Superbonus (art. 119 del dl 34/2020) nel 2025 si potrà avere solo per interventi già avviati entro il 15 ottobre 2024.
Dal 2025 il Bonus Casa (articolo 16, comma 1, del dl 63/2013 e articolo 16-bis del Tuir) passa al 36%, ma solo per le seconde abitazioni: per le prime resta al 50%.
L’Ecobonus (art. 14 del dl 63/2023) per le spese sostenute nel 2025 passa al 50% per tutti gli interventi agevolati, ma anche in questo caso solo se i lavori sono realizzati da chi adibisce l’immobile ad abitazione principale, altrimenti si scende al 36%.
Tali aliquote (50% per le prime case e 36% per le altre), come detto, si applicano per tutti gli interventi agevolati, compresi quelli che, fino al 2024, godevano di una detrazione più elevata, ad esempio perché parti comuni di edifici condominiali.
Anche il Sismabonus (art. 16, commi da 1-bis a 1-septies, del dl 63/2013) nel 2025 passa al 50% per le prime case e al 36 % negli altri casi. L’aliquota diventa uguale per tutti gli interventi, compresi quelli finora premiati maggiormente, come in caso di passaggio a una o a due classi di rischio inferiori o sulle parti comuni.
Sia per Bonus Casa che per Ecobonus e Sismabonus, negli anni 2026 e 2027 le aliquote, secondo il testo, passano al 36% per le prime case e al 30% per le altre.
Per i primi due bonus edilizi citati resta il tetto complessivo delle spese detraibili a 96.000 euro per unità immobiliare. Qui va però considerato il limite alle detrazioni complessive che la Legge di Bilancio impone per i redditi oltre i 75mila euro.
Niente detrazioni per gli impianti a gas
Dal 2025 le caldaie a gas non possono più accedere alle detrazioni fiscali.
Sono esclusi dalle detrazioni fiscali “gli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili”: niente da fare nemmeno per le più efficienti caldaie a gas, mentre sembrano essere ammessi i sistemi ibridi.
In Italia le caldaie a gas, dunque, restano incentivate solo per la pubblica amministrazione, esclusivamente dal Conto Termico 2.0, ma per poco: il Conto Termico 3.0, che dovrebbe essere varato a breve, non le sosterrà più, nemmeno per la PA.
Il divieto di sussidiare impianti a fonti fossili, ricordiamo, è scattato con il 2025, peraltro anche a livello europeo, grazie alla direttiva Epbd-Case Green, la 1275/2024 sulla “Prestazione energetica nell’edilizia”, entrata in vigore a fine maggio 2024.
A ottobre la Commissione europea ha pubblicato delle linee guida su come si debba applicare questo divieto. In sintesi, per gli impianti a gas, sarà ancora possibile sussidiare solo i sistemi ibridi con una quota “considerevole” di energia rinnovabile, mentre si esclude la possibilità di agevolare le cosiddette caldaie hydrogen ready, almeno fino a che la rete del gas locale trasporta prevalentemente gas fossile.
Incentivare le caldaie a gas di classe A è peraltro in contraddizione anche con il regolamento Ue 2017/1369 sull’etichetta energetica: all’articolo 7 dispone, infatti, che gli incentivi debbano puntare “alle due classi di efficienza energetica più elevate e significativamente popolate o a classi superiori”.
Bonus Mobili e nuovo contributo elettrodomestici
La legge di bilancio proroga anche il Bonus Mobili ed Elettrodomestici (art. 16, comma 2, del dl 63/2013): nel 2025 resta lo stesso limite di spesa detraibile di 5.000 euro e la medesima aliquota di detrazione, al 50%, questa volta a prescindere dal fatto che si tratti o meno di una prima casa.
Per gli elettrodomestici poi arriva un incentivo in più: un emendamento approvato prevede una contributo all’acquisto senza la condizione di dover fare una contestuale ristrutturazione edilizia, come prevede invece il Bonus Mobili attuale.
Il bonus vale per l’acquisto di elettrodomestici “ad alta efficienza energetica”, in realtà di classe B o superiore, prodotti in Europa, a patto che il vecchio apparecchio venga smaltito correttamente.
Si tratta di un contributo del 30% del costo, fino a 100 euro per acquisto, che salgono a 200 euro per famiglie con Isee sotto i 25.000 euro, e ogni nucleo familiare potrà beneficiare dell’agevolazione per un solo elettrodomestico.
La misura sarà finanziata con un fondo di 50 milioni di euro al Mimit, con risorse dal Fondo per interventi strutturali di politica economica (Fispe).
Niente più Bonus Verde
A non essere prorogato è invece il cosiddetto Bonus Vverde, cioè la detrazione per la sistemazione a verde degli spazi esterni alle abitazioni.
L’ipotesi di estensione al 2025 non ha trovato posto nella Legge di Bilancio 2025.
La detrazione Irpef del 36% ripartita in dieci quote annuali e dunque si applica solo alle spese sostenute entro il 31 dicembre 2024.
Nelle singole unità immobiliari la detrazione è calcolata su una spesa massima di 5mila euro, che per le parti comuni degli edifici condominiali diventano 5mila euro per unità immobiliare ad uso residenziale.
La riforma nel cassetto
Il Mase ha da tempo pronto uno schema di riforma delle detrazioni fiscali per l’efficienza energetica in edilizia: il capo dipartimento Energia del Mase, Federico Boschi, in eventi pubblici a dicembre si era augurato, invano, che questa revisione potesse entrare nella legge di Bilancio.
La riscrittura è quella tracciata nel Pniec e illustrata anche a fine settembre dalla vice ministra Vannia Gava.
La riforma studiata al Mase punta a rivedere gli incentivi in funzione degli obiettivi della direttiva Case Green, che prevede che gli edifici residenziali taglino il proprio consumo medio di energia del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035, con almeno il 55% del risparmio energetico che dovrà venire dalla ristrutturazione del 43% degli edifici con le peggiori prestazioni.
La revisione Mase non attuata prevede una modulazione dei benefici in funzione delle performance con un sistema con durata almeno decennale, indirizzato prevalentemente alle unità immobiliari soggette all’obbligo della direttiva: prime case, unità immobiliari con classe energetica bassa, situazioni di povertà energetica, ecc., tenendo anche conto delle performance sismiche per le aree ad alto rischio.
Le detrazioni future, si legge nel Pniec, sarebbero poi affiancate da strumenti finanziari di supporto, come finanziamenti a tasso agevolato anche a copertura totale dei costi di investimento, con condizioni di favore per le persone in condizioni di povertà energetica.
La Legge di Bilancio, però, va in direzione contraria alla riforma Mase, dato che premia meno gli interventi che fanno risparmiare più energia, come quelli dell’Ecobonus.