Ddl Bilancio e proroga bonus alle caldaie a gas. C’è chi protesta

Nel silenzio generale sulla decisione di continuare a incentivare il riscaldamento a metano nonostante il divieto Ue, equiparando per di più Bonus Casa ed Ecobonus, c'è la voce di Assoclima: “Così si penalizzano le pompe di calore”.

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Mercoledì 23 ottobre il testo del ddl Bilancio è stato trasmesso al Parlamento: come abbiamo riportato proroga le detrazioni fiscali ma equipara Bonus Casa ed Ecobonus, incentivando dunque meno gli interventi di efficienza energetica. Inoltre, rinnova gli incentivi alle caldaie a gas, esponendo l’Italia a un’infrazione comunitaria, visto il divieto di sussidiare impianti a fossili da gennaio 2025 previsto dalla direttiva Case Green.

Sei giorni dopo, a quanto ci risulta, salvo il nostro primo articolo, la notizia non si trova sulla stampa nazionale, né ci sono state reazioni dal mondo delle associazioni (anche se il fronte ambientalista sta analizzando la questione, a quanto apprendiamo).

Fa eccezione Assoclima, l’associazione dei costruttori di sistemi di climatizzazione, federata ad Anima Confindustria, che in una nota esprime “stupore” per una stesura della legge di bilancio “che disattende le aspettative maturate negli ultimi mesi, rafforzate anche dagli indirizzi contenuti nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima”.

Le critiche di Assoclima

Per l’associazione “un’importante criticità riguarda la mancanza di distinzione tra le diverse tecnologie e il contributo che possono offrire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione degli edifici”, si legge nella nota di Assoclima, che così, in maniera inedita, sembra entrare in contrasto con Assotermica, che nella stessa Anima Confindustria è maggiormente rappresentativa di chi produce caldaie a gas.

Come sottolinea Maurizio Marchesini, presidente di Assoclima, portando al 50% per le prime case e al 36% per le altre le detrazioni Ecobonus e senza cambiare le tipologie di impianti incentivati, il governo “penalizza le soluzioni più promettenti, come le pompe di calore, che richiedono un investimento iniziale elevato e quindi necessitano di una maggiore spinta”.

La scelta di non prevedere premialità diverse, prosegue, “non solo vanifica gli investimenti di interi comparti industriali, ma è anche in netta controtendenza rispetto agli indirizzi dei principali Paesi europei e della stessa Ue, che ci chiede di accelerare verso le rinnovabili e, in particolare, verso l’adozione delle pompe di calore. In sostanza, ci lascia stupiti l’attuale disegno di legge, che sembra essere in aperto contrasto con gli obiettivi della Direttiva Epbd.”

La cosiddetta neutralità tecnologica, spesso invocata, “non deve essere confusa con l’ignavia e utilizzata come pretesto per lasciare immutate le cose, a dispetto di quindici anni di evoluzione tecnologica e di un contesto normativo europeo sostanzialmente mutato”, rincara il comunicato.Si auspica così che la manovra di bilancio “possa essere significativamente rivista in tal senso nel passaggio in Parlamento.”

Cosa prevede il ddl Bilancio

Secondo il ddl approdato alla Camera, solo per le prime case il Bonus Casa resta al 50% nel 2025, ma scenderà allo stesso livello anche l’aliquota per tutti gli interventi Ecobonus e Sismabonus. Il Superbonus è invece di fatto stralciato, dato che vale solo per lavori avviati prima del 15 ottobre 2024, mentre il Bonus Mobili resta invariato anche per l’anno prossimo.

In pratica, salvo correzioni del testo alle Camere, dal prossimo anno chi installa una pompa di calore non avrà più uno sgravio del 65%, bensì della stessa percentuale che si applica, ad esempio, a chi rifà un bagno: 50% o 36%, a seconda che si tratti o meno dell’abitazione principale di chi sostiene la spesa.

Si va dunque in direzione opposta rispetto alla riforma delle detrazioni per l’efficienza energetica tracciata nel Pniec e illustrata anche a fine settembre dalla vice ministra Vannia Gava.

Inoltre, come detto, l’incentivo potrà essere richiesto, come accade già oggi, anche da chi installa un sistema di riscaldamento o uno scaldabagno a metano. Questo nonostante il divieto di sussidiare i sistemi a fonti fossili che scatterà da gennaio grazie alla direttiva Epbd-Case Green, la 1275/2024 sulla “Prestazione energetica nell’edilizia” entrata in vigore a fine maggio 2024.

Il ddl, infine, non sembra considerare le linee guida pubblicate da Bruxelles su come si debba applicare questo divieto, che tolgono ogni dubbio sul fatto che gli Stati membri nel 2025 non passono continuare a incentivare caldaie a gas di nessun tipo.

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