Biciclette e piste ciclabili nelle città, per la fase 2 e per il futuro

Già ora si stanno sperimentando le piste ciclabili “pop-up”, cioè itinerari provvisori ricavati rapidamente per consentire spostamenti sostenibili e sicuri durante la fase 2 del Covid-19. Ma cosa è stato fatto finora nei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile (PUMS) per questo mezzo?

ADV
image_pdfimage_print

Bici elettriche finanziate dal Governo e meno vincoli di legge per realizzare nuove piste ciclabili sono i due pilastri necessari alla ripresa dal Covid-19. Lo hanno detto anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, oltre all’Organizzazione Mondiale della Sanità (Fase 2 e mobilità, per l’OMS bisogna puntare sulla bici).

Intanto, a partire dall’inizio della diffusione del virus in molte città si stanno sperimentando le cosiddette piste ciclabili “pop-up, ovvero itinerari provvisori ricavati rapidamente per consentire spostamenti sostenibili e sicuri durante la fase 2 del Covid-19.

Molti di questi percorsi vengono ricavati attraverso l’ampliamento dei marciapiedi, l’istituzione di nuove Zone a Traffico Limitato o semplicemente tracciando i percorsi direttamente sull’asfalto.

A tal proposito, sarebbe interessante approfittare della necessità di realizzare rapidamente percorsi riservati alle due ruote, per accelerare l’implementazione delle previsioni dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile (PUMS) comunali e metropolitani.

Secondo quanto stabilito dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel 2017, il PUMS è uno strumento obbligatorio per i Comuni con più di 100.000 abitanti, al fine di accedere ai finanziamenti statali destinati a nuovi interventi per il trasporto rapido di massa, quali sistemi ferroviari metropolitani, metro e tram. Il Piano è dunque indispensabile per 47 città italiane e facoltativo per le altre.

Le linee guida della Commissione Europea del 2014 definiscono gli step da seguire per lo sviluppo e l’attuazione dei PUMS, includendo tra questi le misure da attuare per il miglioramento del sistema della mobilità locale nel breve, medio e lungo periodo e soprattutto quali target misurabili vuole perseguire.

Ad oggi, secondo l’Osservatorio PUMS di Euromobility, delle 47 città obbligate a redigere questo Piano, 13 lo hanno approvato e 14 lo hanno adottato. Le restanti città devono ancora avviare o hanno già avviato il processo di redazione.

Da un’analisi approfondita dei PUMS disponibili delle 47 città si può notare che il pacchetto delle misure per il miglioramento della mobilità ciclabile è una costante sempre presente, seppur con specifiche differenze derivanti dalle caratteristiche del territorio e dal livello di virtuosità della città di riferimento.

Vediamo alcuni esempi di obiettivi per la mobilità ciclabile inseriti nei PUMS di Città Metropolitane e che, in previsione della fase 2 del Covid-19, si potrebbero accelerare:

  • Il PUMS approvato della Città Metropolitana di Bologna definisce dei target chiari da perseguire. Infatti, tra gli obiettivi previsti per Bologna città si include l’aumento degli spostamenti in bicicletta, passando dal 5% (2016) al 18% (2030) in modo da sostituire quelli in automobile.
  • Il PUMS adottato della Città Metropolitana di Firenze elenca degli interventi specifici da realizzare e il relativo periodo di attuazione. Infatti, tra il 2021 e il 2025 propone di introdurre un sistema di bike sharing a flusso libero con biciclette a pedalata assistita, di realizzare collegamenti ciclo-pedonali e circa 95 km di nuove piste ciclabili. Mentre, tra il 2026 e il 2030 propone la costruzione di un “parcheggio scambiatore” per biciclette alla Stazione di Rifredi, nuove piste ciclabili di collegamento dell’Aeroporto con Firenze e Sesto, la superciclabile Firenze-Prato e una ciclostazione per massimo 115 bici.
  • Il PUMS approvato della Città Metropolitana di Genova prevede la realizzazione di reti per la mobilità ciclabile in ambito urbano e un riequilibrio modale della mobilità, aumentando la percentuale degli spostamenti in bicicletta dallo 0,06% (scenario di riferimento) allo 0,11%.
  • Il PUMS approvato del Comune di Milano prevede, oltre all’elaborazione del Biciplan, l’innalzamento della qualità e dei requisiti prestazionali e normativi delle piste ciclabili esistenti, il finanziamento della fornitura di 10.000 nuovi manufatti portabiciclette distribuiti in modo diffuso sul territorio densamente popolato e ricco di attività (entro il 2025). Inoltre, prevede la costruzione di grandi parcheggi per biciclette presso le principali stazioni ferroviarie e altri importanti attrattori di mobilità e il progressivo ampliamento del servizio Bike sharing, raggiungendo le 650 stazioni e 13.500 biciclette (entro il 2025).
  • Il PUMS adottato del Comune di Reggio Calabria prevede attività integrate volte a favorire la mobilità lenta (realizzazione di percorsi pedonali protetti, Zone 30, ZTL, Aree Pedonali, Pedibus) e ciclabile (estensione della rete ciclabile, di ciclo-stazioni e Bike to School) per il trasporto individuale.

Poi ci sono PUMS che, nonostante siano ancora in fare di scrittura, hanno già definito obiettivi e azioni da perseguire per il sistema della mobilità ciclabile. Se ne riportano due esempi nei quali è specificata la necessità dell’utilizzo delle biciclette a pedalata assistita per la morfologia collinare del loro territorio:

  • Il PUMS in redazione del Comune di Napoli prevede di dettagliare e approvare il Biciplan, ampliare il servizio di bike sharing, favorire l’intermodalità bici – trasporto pubblico, incentivare la diffusione di bicilette a pedalata assistita (ovvero il servizio e-bike), incentivare la sosta delle bici in autorimesse private e incentivare l’uso della bici per i percorsi casa-scuola.
  • Il PUMS in redazione della Città Metropolitana di Cagliari oltre a proporre lo sviluppo di sistemi di mobilità ciclistica con azioni chiare, specifica che le caratteristiche morfologiche del territorio comunale non consentono uno sviluppo uniforme della rete ciclabile. Infatti, per le zone collinari dovranno essere previsti dei sistemi di bike sharing con pedalata assistita che consentano di superare le pendenze delle infrastrutture di collegamento mare-monte.

Invece, per i PUMS che ancora sono in corso di redazione e che non hanno definito previsioni specifiche per il sistema della mobilità sostenibile, si potrebbero integrare misure concrete per ripensare la mobilità urbana post Covid-19, puntando soprattutto verso l’uso della bicicletta elettrica, definita dalle Associazioni amiche della mobilità sostenibile il mezzo ideale per il “social distancing”.

Gli ipotizzati finanziamenti pubblici per l’acquisto di biciclette elettriche innescherebbero l’effetto leva per la diffusione di questo mezzo di trasporto, non solo per gli spostamenti dei cittadini, ma anche per le consegne a domicilio effettuate dalle grandi aziende dell’e-commerce, come Amazon, e dalle piccole e medie attività locali (soprattutto per la distribuzione di generi alimentari).

Infatti, non è da sottovalutare che l’attuale incremento delle consegne a domicilio possa continuare anche oltre la fine del lockdown poiché l’e-commerce è una pratica che molte famiglie e aziende stanno sperimentando per la prima volta in questi giorni in occasione della pandemia e che, considerata la comodità, potrà continuare in futuro.

L’incentivo degli spostamenti in bicicletta è una pratica al momento necessaria e sicura per ripartire con la fase 2 del Covid-19, ma successivamente potrà rivelarsi come una sana nuova abitudine per molti cittadini e distributori della logistica urbana.

Quindi, dal punto di vista urbanistico, il PUMS potrebbe essere lo strumento cardine che permetterà di trasformare gli itinerari “pop-up” provvisori in percorsi ciclabili ben attrezzati per la diffusione delle e-bike, riservati allo spostamento sicuro e sostenibile delle persone e delle merci, contribuendo al rinnovamento urbano e alla lotta ai cambiamenti climatici e all’inquinamento.

ADV
×