Città al bivio: tornano le auto, rallenta la mobilità sostenibile

Nelle metropoli italiane cresce la motorizzazione, frenano bici, mezzi pubblici e mobilità condivisa. Le proposte per centrare gli obiettivi al 2030 nel rapporto MobilitAria 2025.

ADV
image_pdfimage_print

Nel 2024 la mobilità nelle principali città italiane è tornata ai livelli precedenti alla pandemia di Covid-19.

È questo uno dei risultati principali del rapporto “MobilitAria 2025” (allegato in basso), realizzato da Kyoto Club insieme all’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA).

Giunto all’ottava edizione, lo studio analizza i dati del 2024 sulla mobilità e sulla qualità dell’aria, mettendoli in relazione con le politiche urbane adottate nelle 14 città metropolitane italiane.

I dati principali sulla mobilità in Italia

Lo studio mostra un’Italia urbana in stallo sul fronte della mobilità sostenibile e, in alcuni casi, in regressione.

Una delle cause principali, secondo gli autori, è la crescita record del numero di auto: nelle grandi città italiane ci sono dalle 2,5 alle 4 volte più veicoli rispetto a quanto sarebbe sostenibile, con un uso eccessivo dello spazio pubblico per i mezzi privati che blocca riforme importanti.

Lo sviluppo delle piste ciclabili è quasi fermo, anche a causa dell’esaurimento dei fondi del PNRR, mentre la mobilità condivisa subisce un rallentamento a causa di scelte politiche restrittive, soprattutto verso i monopattini.

La crescita dei mezzi elettrici in Italia procede lentamente e resta molto lontana dai livelli a doppia cifra di molti altri Paesi europei.

La Legge di Bilancio 2025 non prevede nuovi fondi per lo sviluppo di metropolitane, tramvie, busvie veloci, né per la mobilità ciclistica e le ciclovie turistiche, anzi taglia in modo significativo i finanziamenti esistenti.

Al contrario, come sottolinea il rapporto, si preferisce stanziare altri 1,5 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto di Messina, che ora arrivano a oltre 13 miliardi.

L’unico settore in cui si registra una certa continuità sono i progetti di rinnovamento del trasporto pubblico nelle grandi città, anche se i fondi del PNRR hanno trascurato quasi del tutto i centri urbani piccoli e medi, e le risorse si stanno esaurendo rapidamente.

“MobilitAria 2025” valuta la distanza delle 14 città metropolitane dall’obiettivo 2030 di mobilità sostenibile attraverso otto indicatori: trasporto pubblico non inquinante, mobilità ciclabile, mobilità condivisa, tasso di motorizzazione, elettrificazione dei veicoli privati, qualità dell’aria, impatto sanitario e sicurezza stradale.

Nella seconda parte del Rapporto si trovano le schede con i dati comparativi tra le città, da cui emerge che Milano è la più vicina a raggiungere gli standard europei di mobilità sostenibile, pur con problemi ancora significativi sulla qualità dell’aria rispetto agli obiettivi del 2030.

All’ultimo posto c’è Catania, con il tasso di motorizzazione più alto: nella città siciliana circolano più auto e moto che persone. Anche molti grandi centri del Mezzogiorno mostrano forti carenze in termini di mobilità sostenibile.

Le proposte dello studio

Alla luce dei dati del report, Kyoto Club e CNR-IIA propongono una serie di interventi urgenti per rilanciare la mobilità sostenibile e migliorare la qualità dell’aria nelle città italiane. Vediamo alcune misure.

Sicurezza stradale e nuovo Codice della Strada a misura delle persone

Servono regole e tecnologie per gestire meglio il traffico privato, controllare la velocità con gli autovelox e riorganizzare lo spazio urbano. Il MIT deve approvare le norme sulle ZTL “Lineari” e il decreto per le tariffe ZTL, già previste ma non attuate, così da permettere ai comuni di adottare soluzioni adatte alle proprie esigenze. È importante incentivare l’uso degli autovelox per far rispettare i limiti di velocità in città e fuori.

Riequilibrio modale

Per ridurre le emissioni, bisogna diminuire in modo significativo l’uso dell’auto privata nelle città, puntando a farlo scendere sotto il 35% degli spostamenti totali, come già avviene in molte città europee. Entro il 2030, le città italiane dovrebbero mirare a dimezzare (o più) il numero di auto circolanti, un obiettivo ambizioso ma necessario per una mobilità sostenibile e una migliore qualità della vita urbana.

Trasporto ferroviario locale carente

Servono il completamento dei nodi ferroviari, nuovi treni per i pendolari e più servizi, sia nelle aree affollate sia in quelle meno popolate, per garantire l’accessibilità. Anche se sono già previsti investimenti entro il 2026, ne servono altri: 5,6 miliardi di euro per i nodi ferroviari, 3 miliardi per 500 nuovi treni e 3,6 miliardi per migliorare la rete ferroviaria regionale.

Reti su ferro per il trasporto collettivo in città

I Piani Urbani della Mobilità Sostenibile (PUMS) delle città metropolitane prevedono circa 350 km in più di nuove linee tranviarie e metropolitane. Per realizzarle serve un piano di finanziamenti di almeno dieci anni, necessario a colmare il ritardo rispetto ad altri Paesi europei nelle infrastrutture di trasporto urbano su ferro.

Trasporto pubblico

Bisogna fermare il calo dell’offerta nelle grandi città, causato soprattutto dalla riduzione dei fondi statali negli ultimi 15 anni. Il Fondo Nazionale Trasporti va aumentato nel 2026 fino a 6 miliardi di euro e poi adeguato ogni anno. Tutti i nuovi autobus finanziati con fondi pubblici dovranno essere elettrici. Vanno innovati i servizi di mobilità, integrarli tra loro e ripensare il ruolo di taxi e NCC, anche con nuove tariffe.

Mobilità ciclabile e pedonale

Nei capoluoghi italiani ci sono oggi circa 5.000 km di piste ciclabili. Entro il 2030 bisogna arrivare ad almeno 20.000 km, come nelle città del Nord Europa e in alcuni esempi italiani, investendo ogni anno almeno 500 milioni di euro. Allo stesso tempo, vanno ripensati gli spazi urbani dando priorità a pedoni e ciclisti, ampliando le aree pedonali e le zone “Città 30”, che non sono solo un limite di velocità, ma un cambiamento profondo per rendere le città più sicure, vivibili e orientate alle persone, con l’obiettivo di zero morti sulle strade.

Low Emission Zone e Urban Road Toll

È necessario creare Zone a Basse Emissioni e, in futuro, Zone a Zero Emissioni, escludendo gradualmente i veicoli più inquinanti. Per dare spazio alla mobilità attiva, ai mezzi in condivisione e al trasporto pubblico, bisogna ridurre il numero di auto in circolazione, rendendo le città più sicure e vivibili. Si possono anche introdurre pedaggi urbani (Urban Road Toll), adattati alle caratteristiche di ogni città. C’è forte preoccupazione per le recenti modifiche al Codice della Strada promosse dal MIT e per l’opposizione alla Città 30 di Bologna, perché mantengono una visione centrata sull’auto e ostacolano lo sviluppo della mobilità sostenibile, con effetti negativi su salute e sicurezza.

Sharing Mobility e servizi MaaS

Bike sharing, scooter sharing, car sharing e micromobilità elettrica sono fondamentali per muoversi in modo autonomo. Insieme al trasporto pubblico, ai servizi flessibili, ai buoni mobilità, all’infomobilità e alla gestione in tempo reale di domanda e offerta, formano la base del sistema MaaS (Mobilità come Servizio), che molte città stanno sviluppando anche grazie ai fondi del PNRR. Per favorirne l’uso, servono anche agevolazioni fiscali e una riduzione dell’Iva sulla mobilità condivisa.

Piani di Logistica Urbana Sostenibile

Tutte le grandi città devono adottare Piani di Logistica Urbana Sostenibile, in accordo con gli operatori, puntando su veicoli elettrici e sistemi a basso impatto. Riorganizzare la distribuzione con transit point, consegne multiprodotto, stalli prenotabili, centri di prossimità e uso incentivato delle cargo bike. Va promosso il conto terzi e l’uso di veicoli elettrici, premiando l’accesso alle ZTL con orari e tariffe agevolate. È importante sostenere anche la logistica a pedali, con spazi dedicati, e sviluppare servizi innovativi per il ritiro e la consegna degli acquisti online, come i locker.

Elettrificazione

Elettrificare è fondamentale per la mobilità condivisa, il trasporto pubblico, i motoveicoli, i veicoli commerciali leggeri e le auto private. Per questo bisogna accelerare la creazione di una rete di ricarica adeguata: oggi in Italia ci sono circa 9.000 stazioni, concentrate soprattutto al Nord. Dato il peso dell’automotive italiano, gli incentivi pubblici devono sostenere la transizione del settore verso l’elettrico e andare solo ai veicoli full electric.

Risparmiare traffico e spostamenti con smart working e servizi di prossimità

Bisogna riorganizzare il lavoro pubblico e privato mantenendo una parte di lavoro agile. È importante anche incentivare il commercio e i servizi online, e favorire gli spostamenti brevi. Va promossa la “città a 15 minuti” per migliorare i quartieri, sostenere la mobilità attiva e ridurre il traffico.

Piano degli orari della città

Bisogna differenziare gli orari di lavoro, scuola, servizi pubblici e privati, commercio, tempo libero e cultura, per ridurre le ore di punta e usare meglio spazi e servizi, soprattutto sharing mobility e trasporto pubblico. I Mobility Manager (aziendali, scolastici, di area) avranno un ruolo chiave nel coordinare domanda e offerta con soluzioni flessibili e servizi su misura.

A queste proposte per il miglioramento della mobilità urbana, si aggiungono quelle riguardanti il miglioramento della qualità dell’aria, come: il recepimento della Direttiva Qualità dell’Aria; il rafforzamento strutturale del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria; il miglioramento dell’informazione pubblica; l’applicazione di sistemi innovativi per valutazione della Qualità dell’aria; l’approfondimento delle conoscenze sui fenomeni di inquinamento atmosferico; e l’elaborazione di nuovi Piani per la Qualità dell’Aria Regionali.

ADV
×
0
    0
    Carrello
    Il tuo carrello è vuotoRitorna agli abbonamenti
    Privacy Policy Cookie Policy