Automotive e occupazione, con l’auto elettrica sconvolgimenti in arrivo

Dovranno cambiare molti profili professionali e alcune filiere industriali perderanno occupati, anche se nel complesso i posti di lavoro non caleranno. L'analisi di Boston Consulting Group.

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Il boom delle auto elettriche non taglierà i posti di lavoro del settore automobilistico europeo nel suo complesso: il numero degli occupati rimarrà sostanzialmente invariato da qui al 2030, anche se ci saranno massicci cambiamenti nei singoli comparti industriali.

Lo sostiene Boston Consulting Group in una recente analisi (link in basso) sugli impatti della mobilità elettrica per le aziende automotive e per le imprese che operano in altre filiere adiacenti, come la produzione di energia elettrica e lo sviluppo delle reti di ricarica per veicoli alla spina.

Nel 2030, si legge nel documento intitolato “Is E-mobility a Green Boost for European Automotive Jobs?”, le vendite di auto elettriche saranno il 59% circa del totale in Europa, 70% sommando le immatricolazioni di modelli ibridi plug-in.

Secondo gli analisti, in base alle proiezioni sui volumi di auto prodotte e vendute nei prossimi dieci anni, le conseguenze della rivoluzione elettrica, in termini di posti di lavoro netti totali, saranno minime. Nel 2030 gli occupati complessivi nelle 26 aziende esaminate da Boston Consulting Group, tra quelle automotive e quelle di filiere adiacenti, saranno 5,615 milioni, contro 5,650 milioni nella baseline di riferimento del 2019.

Pertanto, in questo scenario, ci sarebbe una perdita netta di circa 35.000 occupati (1% in meno di posti di lavoro) a livello europeo, come riassume il grafico seguente, tratto dallo studio completo.

Gli autori hanno stimato i guadagni e le perdite di posti di lavoro associati a diverse tendenze: volumi di mercato, evoluzioni tecnologiche, mix di modelli commercializzati, produttività industriale, transizione alla mobilità elettrica (Shift to EV).

Il punto, osserva Boston Consulting Group, è che alcune industrie automotive subiranno certamente delle perdite rilevanti di occupati, mentre altre nuove industrie vedranno una crescita enorme dei posti di lavoro.

Il prossimo grafico mostra più in dettaglio i guadagni e le perdite di occupati, nei differenti settori industriali coinvolti.

Ad esempio, nella filiera della produzione di energia gli occupati aumenteranno di 60.000 unità dal 2019 al 2030 (+128%), mentre la filiera delle infrastrutture energetiche creerà 120.000 nuovi posti di lavoro nei prossimi anni (+543%).

Entro il 2030, spiega infine Boston Consulting Group, 2,4 milioni di persone occupate nel settore automobilistico (tra aziende core e aziende di filiere adiacenti), vedranno dei cambiamenti nei profili professionali richiesti, quindi avranno bisogno di corsi di aggiornamento o altre misure di riqualificazione tecnico-professionale.

Da qui la necessità, secondo gli analisti, di attuare politiche industriali orientate su innovazione tecnologica, attività di ricerca e sviluppo, apertura a nuove filiere industriali e commerciali (elettrificazione in primis) con servizi e soluzioni per la mobilità alla spina.

In questo modo, si potranno mitigare i rischi della transizione alle auto elettriche, transizione che avrà effetti negativi per diverse fabbriche, soprattutto quelle che producono motori a combustione interna e altri componenti dedicati alle auto tradizionali.

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