Auto elettrica, quante colonnine pubbliche serviranno in tutta Europa?

La rete Ue dovrà espandersi a circa 10 milioni di charger ad accesso pubblico nel 2035 (oggi sono 340.000). Le stime in un nuovo studio di Transport & Environment.

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Ci saranno abbastanza colonnine pubbliche dove caricare le auto elettriche?

È una domanda molto popolare tra chi è scettico sul futuro dei veicoli alla spina e anche i costruttori auto, spesso, fanno leva sulla mancanza di un numero sufficiente di charger sulle strade per sottolineare il rischio di spingere troppo in anticipo sulla mobilità 100% elettrica.

Ma il dilemma “prima le infrastrutture di ricarica o prima le auto elettriche” è un falso problema, emerge da un nuovo studio di Transport & Environment (TE), organizzazione indipendente specializzata su trasporti e clima, intitolato Charging for phase out (link in basso).

Secondo gli esperti, infatti, il tasso di crescita della rete di colonnine pubbliche a livello Ue non rallenterà la diffusione delle auto a batteria.

Siamo arrivati a circa 340.000 punti di ricarica pubblici installati in Europa nel 2021 (il triplo del 2018) a fronte di circa 3,8 milioni di auto alla spina (erano 700.000 nel 2018), con un sostanziale allineamento “spontaneo” perché al momento non ci sono obiettivi vincolanti fissati da Bruxelles, per quanto riguarda lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica.

I numeri però dovranno salire parecchio.

Nello studio si parla di 8,2-10,4 milioni di caricatori pubblici per veicoli in tutta Europa al 2035; ricordiamo che il 2035 è la data proposta dalla Commissione Ue per azzerare le emissioni di CO2 delle nuove auto, che di fatto sarebbe un bando alla vendita di modelli beninza e diesel.

Il grafico sotto riassume il previsto sviluppo delle infrastrutture di ricarica e del mercato delle auto elettriche nello scenario Road2Zero elaborato da TE.

La stima per il nostro Paese è di 1,2 milioni di charger pubblici nel 2035.

Questo scenario prevede, al pari di Bruxelles, di vietare la vendita di nuove auto termiche dal 2035 ma con traguardi intermedi per la riduzione delle emissioni di CO2 molto più stringenti: 30% di riduzione entro il 2025 (rispetto ai livelli del 2021), poi 45% nel 2027 e 80% nel 2030.

Al contrario, la Commissione Ue nel pacchetto Fit for 55 presentato lo scorso luglio 2021 proponeva che le auto dovessero emettere il 15% di CO2 in meno in media nel 2025 e il 55% in meno nel 2030, per poi arrivare a un azzeramento delle emissioni nei cinque anni successivi.

È poi da sottolineare che secondo la lobby europea dei costruttori auto, Acea, sarebbe necessario avere 24-31 milioni di punti di ricarica ad accesso pubblico nel 2035 – il triplo di quanto raccomandato dalle proiezioni di Bruxelles – per stare al passo con le vendite di vetture elettriche.

Gli analisti di TE ritengono che la previsione Acea sia ampiamente sovrastimata rispetto alle reali esigenze, in particolare perché Acea presume irrealisticamente che il 60% delle ricariche sarà fatto alle colonnine pubbliche, mentre la modalità prevalente di ricarica secondo la stessa Commissione Ue rimarrà quella privata, a casa o sui luoghi di lavoro.

Al contrario, TE assume che le ricariche pubbliche non supereranno il 30% del totale; inoltre, in linea con quanto indicato dalla Commissione Ue, assume che le auto elettriche consumeranno in media 14-15 kWh per 100 km nel 2030 – ed è già una stima conservativa – contro un valore ben più elevato preso come riferimento da Acea, pari a 20 kWh/100 km.

In definitiva, affermano gli esperti indipendenti, usando i numeri Acea si corre il rischio di realizzare una rete di ricarica sovradimensionata e con tassi di utilizzo troppo bassi per le singole colonnine, tanto da richiedere una continua iniezione di soldi pubblici per sostenere la fattibilità economica della rete stessa.

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