Sono in arrivo i bandi con i fondi Pnrr per realizzare le infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, nei centri urbani e sulle strade extraurbane.
Nella Gazzetta Ufficiale n. 101 del 2 maggio, infatti, sono stati pubblicati i due decreti del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che stabiliscono risorse e criteri di assegnazione (link in basso).
Entrambi i provvedimenti sono stati approvati dal Mase il 18 marzo 2024: il primo riguarda la realizzazione nei centri urbani di almeno 13.755 stazioni di ricarica veloci per veicoli elettrici, mentre il secondo prevede di installare sulle strade extraurbane almeno 7.500 stazioni di ricarica super-veloci.
I fondi, per complessivi 713 milioni di euro, provengono dalla Missione 2, Componente 2, Investimento 4.3, del Pnrr. Per i punti di ricarica nei centri urbani sono stati stanziati 353.159.625 euro, così ripartiti:
- 254.208.175 euro per il 2023;
- 98.951.450 euro per il 2024.
I fondi per le strade extraurbane ammontano invece a 359.943.750 euro, di cui:
- 162.982.530 per il 2023;
- 196.961.220 per il 2024.
Le spese ammissibili
Per le colonnine nei centri urbani, le spese ammissibili al beneficio riguardano “l’acquisto e la messa in opera di stazioni di ricarica da almeno 90 kW di potenza”, mentre per le infrastrutture extraurbane si parla di almeno 175 kW. Entrambi i decreti coprono anche le spese per impianti elettrici, opere edili “strettamente necessarie”, impianti e dispositivi per il monitoraggio.
Nei centri urbani, il costo specifico massimo ammissibile è pari a 50mila euro per stazione di ricarica, che sale a 81mila euro per ogni stazione di ricarica nelle strade extraurbane.
Altre spese ammissibili sono quelle di progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi, oltre ai costi sostenuti per ottenere le autorizzazioni, nel limite massimo del 10% del costo totale ammissibile. Ammesse anche le spese per la connessione alla rete elettrica, nel limite massimo del 20% e del 40% del costo totale, rispettivamente per le colonnine nelle città e per quelle extraurbane.
I decreti non coprono, invece, i costi delle unità locali di produzione o stoccaggio di energia elettrica, le spese relative all’acquisizione di terreni e altri beni immobili (e nemmeno l’affitto), oppure le spese per consulenze di qualsiasi genere e quelle per imposte, tasse e oneri. Per accedere al beneficio, i progetti devono essere stati avviati dopo la data di presentazione dell’istanza di ammissione.
Le agevolazioni sono concesse in forma di contributo a fondo perduto, per un importo comunque non superiore al 40% delle spese ammissibili e non sono cumulabili con altri incentivi pubblici, qualificabili come aiuti di Stato destinati alla realizzazione delle stesse stazioni di ricarica.
Ora il Mase dovrà approvare, su proposta del Gse, i bandi per la presentazione dei progetti, in cui sarà indicato il numero minimo di stazioni di ricarica per ambito e per lotto, i requisiti dei soggetti beneficiari/attuatori, le modalità per la concessione ed erogazione dei contributi.
I numeri sulle colonnine di ricarica
Secondo i dati forniti da Motus-E aggiornati al 31 marzo, in Italia i punti di ricarica a uso pubblico per auto elettriche sono 54.164. Di questi, l’83% funziona in corrente alternata (fino a 49 kW), mentre il restante 17% è in corrente continua (da 50 kW in su).
Più precisamente, sono 45.126 i punti di ricarica in AC e 9.038 quelli in DC, di cui 6.017 con potenze da 50-149 kW e 3.021 con potenza uguale o superiore ai 150 kW.
Circa il 58% delle infrastrutture si trova nel Nord Italia, il 19% nel Centro e il 22% nel Sud e nelle isole. La Lombardia è la più virtuosa di tutte, con 10.158 installazioni. Seguono nell’ordine: Piemonte (5.841), Veneto (5.167), Lazio (5.141) ed Emilia-Romagna (4.516). Crescono anche le installazioni in autostrada: gli stalli per auto elettriche sono 942, distribuiti nel 40% delle aree di servizio.