Ricarica auto elettriche, superati in Italia 50mila punti a uso pubblico

Il dato ci pone all'avanguardia in Europa, ma le vendite di veicoli a batteria sono indietro rispetto agli altri principali mercati. Quasi raddoppiano le colonnine in autostrada. Dati e tendenze di Motus-E.

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In Italia nel 2023 si sono installati 13.906 nuovi punti di ricarica pubblici per le auto elettriche, portando il dato cumulativo a oltre 50mila.

Va detto però che quasi un quinto delle colonnine già installate è ancora inutilizzabile, per via di problemi di connessione alla rete o altre lungaggini burocratiche. Intanto le infrastrutture sulle autostrade italiane sono quasi raddoppiate nell’ultimo anno, da 496 a 932.

Poi il nostro Paese ha superato Francia, Germania e Regno Unito, nel rapporto tra punti di ricarica e veicoli elettrici circolanti e nel rapporto tra punti di ricarica e lunghezza complessiva della rete stradale.

A questo ampliamento della rete di ricarica a uso pubblico, però, non corrisponde un mercato altrettanto corposo, con le vendite di modelli 100% elettrici che nel 2023 hanno fatto il 4,2% del mercato complessivo in Italia.

Mentre a gennaio 2024 si sono immatricolate 2.947 vetture full-electric, in calo di quasi il 12% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con una quota di mercato del 2% circa.

Queste le tendenze registrate da Motus-E, l’associazione che promuove la mobilità elettrica nella Penisola.

In particolare, dalla quinta edizione dello studio “Le infrastrutture di ricarica a uso pubblico in Italia”, presentato ieri, giovedì 15 febbraio, emerge che il volume delle nuove installazioni di punti di ricarica pubblici (quasi 14mila come detto) ha infranto il primato del 2022 (10.748), portando il numero complessivo al 31 dicembre 2023 a 50.678 unità.

In termini percentuali, evidenzia Motus-E in una nota, la rete di ricarica italiana ha segnato nell’ultimo anno un’espansione del 38%, con un sostanziale raddoppio dei punti di ricarica rispetto al 2021 (+94,7%).

Insieme al numero delle colonnine aumenta anche l’incidenza delle infrastrutture a più alta potenza: il 22% dei punti di ricarica installati nel 2023 è di tipo veloce e ultraveloce in corrente continua.

Guardando alla distribuzione territoriale, continua il recupero delle installazioni nel sud e nelle isole, dove si concentra ora il 23% dei punti di ricarica totali presenti nella Penisola, contro il 19% del centro e il 58% del nord. La Lombardia si conferma la prima Regione per punti di ricarica (9.395), davanti a Piemonte (5.169), Veneto (4.914), Lazio (4.659) ed Emilia-Romagna (4.253).

In evidenza anche la Campania, seconda Regione assoluta – dietro alla Lombardia – per crescita dell’infrastruttura nel 2023, con 2.691 nuovi punti di ricarica installati.

Tra le città, Roma è quella che al 31 dicembre 2023 conta più punti di ricarica installati (3.588), seguita da Milano (2.883) e Napoli (2.652). La classifica cambia però se consideriamo il numero di colonnine per km quadrati di superficie: qui è Napoli sul gradino più alto del podio (225 punti ogni 100 km2), davanti a Milano (183 punti ogni 100 km2) e Roma (67 punti ogni 100 km2).

Si segnala poi l’impennata dei punti di ricarica in autostrada, che a fine 2023 hanno raggiunto quota 932, di cui il 61% con potenza superiore addirittura ai 150 kW, rispetto ai 496 registrati a fine 2022. In pratica, almeno un’area di servizio autostradale ogni 3 è dotata di infrastrutture per la ricarica.

Secondo Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, “il lavoro necessario per infrastrutturare il Paese naturalmente non è finito, ma la strada intrapresa è quella giusta e anche nel 2024 assisteremo a un costante miglioramento e ampliamento della rete di ricarica”.

Tra i problemi, si evidenzia che circa il 18% delle colonnine già installate risulta inutilizzabile dagli utenti finali, perché non è stato possibile realizzare il collegamento alla rete da parte dei distributori di energia, o per altre complessità burocratiche.

Pertanto, sottolinea Naso, “occorre che tutti gli interventi di semplificazione degli iter vengano attuati pienamente dalle amministrazioni locali e che ci sia una più stretta cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti”.

Lo studio poi confronta i numeri dell’Italia con quelli degli altri grandi Paesi europei.

Con 23 punti di ricarica a uso pubblico ogni 100 auto elettriche circolanti, l’infrastruttura italiana si conferma davanti a quella francese (14 punti ogni 100 auto elettriche circolanti), tedesca (10 punti ogni 100 auto) e del Regno Unito (10 punti ogni 100 auto).

Anche per quanto riguarda il numero di punti di ricarica rispetto alla lunghezza totale della rete stradale, l’Italia è davanti, con una media di 1 punto di ricarica ogni 5 km di strade, precedendo Regno Unito (1 punto ogni 6 km), Germania (1 punto ogni 7 km) e Francia (1 punto ogni 9 km).

I numeri, conclude Naso, “ci parlano di un’Italia che sa essere al passo coi tempi e che con il pieno utilizzo delle risorse dedicate del Pnrr – su cui si attendono aggiornamenti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – potrà avvalersi di una rete di ricarica tra le più avanzate d’Europa, aumentando ulteriormente anche la capillarità”.

Tuttavia, come ricordato all’inizio, “la corsa delle colonnine di ricarica deve essere affiancata da un’espansione del mercato delle auto elettriche, che vede l’Italia troppo indietro rispetto agli altri major market europei”.

Sulla revisione dell’Ecobonus, infine, Naso fa notare che rimangono “alcuni limiti strutturali che peseranno sull’efficacia della misura, a partire dal mancato allineamento del cap di prezzo per le auto elettriche incentivabili a quello delle vetture ibride plug-in, che taglierà fuori un gran numero di modelli limitando gli effetti positivi dell’incentivo”.

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