Aria nuova per le rinnovabili nelle isole minori? Sì, ma l’orizzonte è ancora nuvoloso

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Il regolamento applicativo del decreto in arrivo entro fine maggio. Gli isolani chiedono maggiore coinvolgimento nelle decisioni.

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Dopo oltre due anni di consultazioni, pareri, delibere e procedure varie, il decreto 14 febbraio 2017 (allegato in basso), istitutivo di un mini-conto energia per le isole minori non collegate alla rete elettrica nazionale, sta per diventare operativo.

Si attende solo il regolamento applicativo del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) che secondo fonti informate sarà pubblicato entro la fine di questo mese.

Il decreto è un grimaldello che in un colpo solo apre le porte alla riduzione delle emissioni nocive e alla diffusione delle energie rinnovabili nelle piccole isole – a costi invariati per la collettività.

L’uovo di Colombo si chiama “UC4,” la tariffa che tutti paghiamo in bolletta per aiutare le isole minori a sostenere i propri costi energetici. Finora, tale tariffa è stata destinata essenzialmente a comprare gasolio – praticamente l’unica fonte che le isole non collegate alla rete usano per produrre elettricità, tramite generatori diesel, spesso vetusti, rumorosi e inquinanti.

L’innovazione introdotta dal decreto è che i soldi raccolti con l’UC4 – circa 60 milioni di euro l’anno – invece di essere spesi in gasolio, saranno investiti nella generazione di energia rinnovabile. Accanto a tale somma da distribuire in conto esercizio, il decreto erogherà ulteriori 10 milioni di euro in conto capitale, per la realizzazione di “progetti integrati innovativi,” volti sempre alla produzione di energie rinnovabili.

“È una legge geniale, veramente molto ben fatta,” dice Gianni Chianetta, direttore per l’Italia di Greening the Islands, un centro internazionale dedicato alla sostenibilità ambientale ed economica di tutte le isole. “La stiamo promuovendo a livello internazionale, sia nell’Unione Europea che in altri paesi.”

Quindi solo venti favorevoli e cieli sereni all’orizzonte per le isole minori italiane? Non esattamente.

Le isole minori sono i territori con le risorse economiche più scarse per far fronte ai cambiamenti climatici, sociali ed economici, e quindi anche i territori più devastantemente colpiti da tali cambiamenti. Un peso piuma contro un peso massimo.

Tale disparità vale anche per le energie rinnovabili. La domanda elettrica complessiva italiana in aprile è stata soddisfatta per il 34% dalle energie rinnovabili, di cui fotovoltaico ed eolico hanno coperto circa il 9% ciascuno. Per contro, le energie rinnovabili hanno soddisfatto in media meno dell’1% del fabbisogno elettrico delle isole minori italiane nel 2018.

Le isole minori partono quindi da una situazione molto svantaggiata che singoli provvedimenti ad hoc, per quanto innovativi, potrebbero non bastare a colmare.

Secondo l’Associazione Nazionale Comuni Isole Minori (ANCIM), esiste un duplice problema di fondo: le necessità da soddisfare meglio sono la partecipazione diretta delle isole ai processi decisionali e gestionali; e l’integrazione degli interventi in settori diversi nell’ambito di un programma coordinato – non solo energia quindi, ma anche trasporti, acqua, rifiuti, ambiente, turismo, occupazione, sanità, istruzione, agricoltura, fiscalità, nel loro insieme.

“Non vogliamo più essere ‘parerifici’,” dice Giannina Usai, segretario generale dell’ANCIM, riferendosi al ruolo meramente consultivo per l’emissione di pareri che spesso i livelli superiori hanno assegnato alle piccole isole.

Banco di prova per un nuovo approccio integrato sarà la Legge quadro per lo sviluppo delle isole minori marine, lagunari e lacustri”, approdata alla Camera a fine marzo 2019 come Proposta di Legge 1285 (allegata in basso).

Usai ha criticato il testo licenziato dal Senato proprio per una “governance” che non darebbe alle isole minori sufficiente voce in capitolo. Un testo che, secondo il segretario, la Camera dovrà modificare nel suo esame.

Singoli provvedimenti, calati dall’alto con le migliori intenzioni e rivelatisi meno efficaci di quanto avrebbero potuto, sono vari.

Emblematico il decreto approvato dal Ministero dell’Ambiente nel luglio 2017 per l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile e l’adattamento ai cambiamenti climatici nelle isole minori. Il provvedimento limita i finanziamenti ai soli autobus elettrici “con più di nove posti compreso quello del conducente.”

“Chi ha scritto questo decreto probabilmente non è mai stato su un’isola minore,” dice Nicola Bosco, ex consigliere comunale e memoria storica dell’isola Pontina di Ventotene. “Altrimenti saprebbe che minibus di quella taglia a Ventotene non riescono a circolare perché le strade sono troppo strette.”

Anche Greening the Islands auspica un approccio integrato di più ampio respiro, basato su sviluppo economico e fiscalità agevolata.

L’Italia è ancora in tempo per evitare una lenta agonia delle isole minori, ma oltre ad un migliore uso delle risorse, gli isolani chiedono di essere coinvolti in prima persona nella programmazione e gestione integrata di tali risorse.

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