Anche UniCredit dice basta agli investimenti nel carbone

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Stop anche alla maggior parte dei finanziamenti per progetti di petrolio e gas da scisti, sabbie bituminose e acque profonde. I nuovi obiettivi ESG al 2023.

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Stop al carbone e più investimenti in energie rinnovabili: questa è una delle principali decisioni prese da UniCredit nell’annunciare i nuovi obiettivi ESG (Environment, Social, Governance) per i prossimi anni.

Più in dettaglio, spiega una nota, il gruppo si è impegnato “ad abbandonare completamente i progetti di estrazione del carbone per la produzione di energia entro il 2023”.

Allineando così la sua politica d’investimento a quella delle altre banche che hanno già deciso di ridurre/azzerare i finanziamenti alle fonti fossili; la stessa Banca europea per gli investimenti ha appena stabilito di non supportare più i progetti in carbone, gas e petrolio dal 2021.

La nuova politica di UniCredit, inoltre, impone (neretti e corsivi nostri) “rigorosi obblighi in termini di riduzione della dipendenza da carbone per i clienti corporate” oltre a vietare “il finanziamento di nuovi progetti per l’estrazione del petrolio artico e del gas offshore artico”.

Stessa sorte toccherà ai progetti che riguardano gas e petrolio estratti dagli scisti (shale oil&gas) con la tecnica del fracking, dalle sabbie bituminose e dai giacimenti in acque profonde; con l’eccezione però dei clienti che ottengono da tali attività una quota di ricavi inferiore al 25% del totale.

Inoltre, UniCredit si è impegnata ad aumentare del 25% i finanziamenti al settore delle energie rinnovabili entro il 2023 (oltre 9 miliardi di euro).

Sempre entro il 2023, la banca si pone l’obiettivo di raggiungere la “Top5” nelle classifiche del mercato EMEA in green bonds e prestiti ESG-linked, cioè correlati agli obiettivi di responsabilità ambientale-sociale.

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