Per finanziare rinnovabili ed efficienza gli investitori europei vogliono un quadro stabile

In vista dei prossimi negoziati tra Parlamento europeo, Commissione e Consiglio per definire le politiche energetiche Ue su rinnovabili ed efficienza al 2030, gli investitori europei chiedono un quadro normativo chiaro, ambizioso e di lungo termine. Recuperare la leadership nel settore.

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In vista dei negoziati che si terranno nel 2018 tra Parlamento europeo, Commissione e Consiglio per definire le politiche energetiche dell’Unione per fonti rinnovabili ed efficienza energetica, gli investitori europei chiedono ai decisori politici un quadro normativo chiaro e di lungo termine che guardi ad un’economia low-carbon entro il 2050.

Il passaggio intermedio al 2030 è un target del 30% per le energie rinnovabili sui consumi finali.

Questi paletti creerebbero così un contesto di maggiore stabilità e sicurezza capace di favorire gli investimenti nel settore.

A ribadire questo concetto, espresso diverse volte anche su questo sito, Stephanie Pfeifer, Ceo dell’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), ha espresso la sua idea in una nota pubblicata su Euractive.

L’IIGCC rappresenta investitori europei che gestiscono beni in tutto il mondo per oltre 21mila miliardi di euro e che, spiega la Pfeifer, sono convinti delle potenzialità di investimento legate a un’economia sostenibile basata sull’efficienza energetica e rinnovabili.

La transizione energetica è a livello globale un’enorme sfida nella quale si nascondono molte opportunità per gli investitori – ha ribadito Stephanie Pfeifer nella sua nota – opportunità che possono promuovere un significativo sviluppo economica in Europa e favorire la creazione di nuovi posti per il lavoro.

Nonostante i buoni propositi spesso vantati dai decisori politici, l’entusiasmo per il tanto osannato Accordo di Parigi e l’apertura della Commissione europea all’innalzamento degli obiettivi 2030, le scelte politiche dei governi e della stessa Ue continuano a frenare questo processo, sottolinea la Ceo dell’IIGCC.

Ricorderanno ad esempio i nostri lettori che il Consiglio Energia, che a fine 2017 ha riunito i ministri dell’energia degli Stati membri, aveva deciso conservativamente di mantenere l’obiettivo del 27% sui consumi finali inizialmente proposto dalla Commissione, stabilendo anche delle tappe intermedie (24% dell’obiettivo al 2023, 40% al 2025 e 60% a 2027, per arrivare al 100% al 2030). Per molti osservatori del settore delle rinnovabili si trattava di “un non obiettivo”, raggiungibile con uno sforzo minimo, quasi per inerzia.

Perfino lo stesso esecutivo europeo in seguito aveva ammesso che questo obiettivo, stabilito in base a valutazioni fatte nel 2014, fosse ormai obsoleto, viste le curve di apprendimento delle tecnologie e il loro conseguente calo dei costi.

La Commissione europea così aveva aperto ad un rialzo al 30%, mentre per un incremento al 35% si era espressa non solo la commissione Industria-Energia dell’Europarlamento, ma, assieme a molte altre realtà, anche la lobby europea dei produttori di elettricità.

Nei prossimi negoziati, spiega la Pfeifer, bisognerà trovare un testo di compromesso tra la posizione molto conservatrice del Consiglio, che per diversi aspetti resta ancora da definire, quella della Commissione, e quella del Parlamento europeo,

Peraltro la posizione espressa emersa nel Parlamento, che Strasburgo voterà a gennaio 2018, non è stata ancora adottata ufficialmente, al di là della rilevante votazione nelle commissioni Ambiente e Industria-Energia.

Questo passaggio, conclude, sarà vitale per l’Unione Europea e i suoi Stati membri per recuperare quella leadership mondiale nelle tecnologie rinnovabili e nell’azione contro i cambiamenti climatiche che da qualche sembra aver perso.

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