Consiglio dei ministri dell’Energia Ue, “l’Italia non freni sull’ efficienza energetica”

Le indiscrezioni sul fatto che, nel Consiglio dei Ministri dell'energia Ue di oggi sulla direttiva europea sull'efficienza energetica, l'Italia sia intenzionata schierarsi su posizioni di retroguardia mette in allarme il Coordinamento Free, che scrive al ministro Carlo Calenda. La lettera.

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“E’ necessario e auspicabile che il Governo italiano, in occasione del Consiglio dei Ministri dell’energia dedicato alla direttiva sull’efficienza energetica, confermi gli obiettivi vincolanti di riduzione dei consumi del 30% al 2030. La posizione del Governo italiano sarà infatti decisiva per l’esito finale. C’è infatti il rischio che l’attuale formulazione venga indebolita da alcune proposte che, se introdotte, indebolirebbero gli obiettivi previsti della proposta di direttiva: fra queste, va segnalata l’ipotesi di ridurre la quota dei risparmi annuali dall’1,5% all’1% dopo il 2025″.

Così il Coordinamento Free, fonti rinnovabili ed efficienza energetica, alla vigilia del Consiglio dei ministri europei dell’Energia previsto per oggi, nel quale, stando a fonti ben informate, l’Italia vorrebbe sposare posizioni di retroguardia, annacquando i target 2021-2030.

“Non è così che si danno certezze alle imprese e ai cittadini che voglio investire in efficienza e che ritengono – in linea con i principi ispiratori dell’Accordo di Parigi – tali impegni non vincoli appunto, ma opportunità di sviluppo”, si legge in una una lettera aperta indirizzata al ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda (allegato in basso) e firmata da Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club ed Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, che pubblichiamo qui sotto:

Egregio Ministro,

come è noto, lunedì 26 giugno a Bruxelles il Consiglio dei Ministri dell’Energia definirà la posizione dei governi degli stati membri su due importanti direttive sull’efficienza energetica e sull’edilizia.

Siamo molto preoccupati perché sembra che ci possa essere un arretramento rispetto alle posizioni precedenti e siamo sorpresi che i “rumours” in Europa lascino intendere che tra i governi che frenano ci sia anche quello del nostro Paese.

«Siamo convinti che l’attuazione dell’accordo di Parigi offra grandi opportunità economiche per la prosperità e la crescita nei nostri paesi e su scala globale» queste sono le parole – che abbiamo molto apprezzato – che il Presidente del Consiglio Gentiloni ha sottoscritto insieme al Presidente Macron e alla Cancelliera Merkel all’indomani dell’uscita di Trump dall’accordo di Parigi e da allora sono state frequenti le professioni di fedeltà del nostro governo agli impegni presi sul clima. Impegni che necessitano atti concreti e scelte precise sia a livello nazionale che europeo.

Invece il rischio che si sta correndo è che la presidenza maltese pur di raggiungere un qualsiasi accordo – anche su pressione dei britannici che mantengono un’influenza inverosimile per un paese che sta per uscire dalla UE – vogliano proporre un accordo al ribasso che metterebbe a rischio ogni impegno vincolante sull’efficienza energetica, e quindi il target del 30% diventerebbe solo “indicative”, e consentirebbe molte deroghe anche relativamente all’obiettivo annuale dell’1,5%, di fatto sterilizzandolo. 

Francia e Germania, insieme al Portogallo, alla Danimarca, all’Irlanda si stanno opponendo a questo pericoloso passo indietro e se anche l’Italia, con il suo peso, decidesse di schierarsi finalmente con la parte più avanzata dell’Europa la manovra di maltesi e inglesi potrebbe essere bloccata.

Noi riteniamo che sia stato un errore che il nostro Governo si sia fatto paladino di una proposta (che sembra verrà accettata) che di fatto aprirà la porta ad una riduzione dell’impegno a ridurre di 1,5% i consumi di energia per i consumatori finali dopo il 2025. Non è così che si danno certezze alle imprese e ai cittadini che voglio investire in efficienza e che ritengono – in linea con i principi ispiratori dell’Accordo di Parigi – tali impegni non vincoli appunto, ma opportunità di sviluppo.

Nella riunione di lunedì Lei avrà la possibilità, schierandosi con i suoi colleghi francesi e tedeschi, di impedire l’effettivo ridimensionamento di una delle disposizioni legislative più importanti e più “convenienti” per il nostro sistema produttivo. Difendere l’Europa e il nostro “sentire comune” significa anche spingere su innovazione come strumento della competitività. Non sarebbe comprensibile una scelta diversa che ci metterebbe sullo stesso piano di paesi “fossili” come il gruppo di Visegrad e la Spagna che ha fortemente contribuito a ridimensionare la leadership europea in materia di green economy e politiche per il clima, proprio quando questa sarebbe più necessaria.

Fiduciosi che voglia accogliere questo appello che le viene dalle imprese e dai cittadini, la salutiamo cordialmente,

Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club ed Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente

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