“Transizione energetica inarrestabile”, un articolo “scientifico” di Barack Obama

Obama in un articolo su Science lancia il suo messaggio sulle politiche per il clima al successore Trump. Agire subito per rallentare il global warming, spiega, è economicamente conveniente e comunque la politica non potrà fermare l'avanzata dell'energia pulita.

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La lotta al global warming “non dovrebbe essere una questione di parte”, ma di buon senso economico.

Gli investimenti necessari a ridurre le emissioni, infatti, “sono modesti in confronto ai risparmi possibili, evitando i danni da cambiamenti climatici”.

Anche perché la “inarrestabile” transizione energetica in atto crea più posti di lavoro di quelli che fa perdere e sta mostrando alle aziende che agire per difendere il clima “fa bene ai bilanci, ai consumatori e agli azionisti”.

Fare marcia indietro sulle politiche messe in campo e sull’accordo di Parigi allora “sarebbe contrario agli interessi economici nazionali”.

Il presidente Usa Barack Obama ha scelto le pagine di Science per lanciare il suo messaggio sulle politiche sul clima al suo successore Donald Trump.

Sulla nota testata scientifica, ieri, infatti, è stato pubblicato un lungo articolo pieno di riferimenti ad altre pubblicazioni scientifiche a firma “Barack Obama, President of the United States” (vedi allegato in basso).

Un intervento zeppo di dati

Nel suo intervento Obama snocciola vari dati da fonti accreditate per sostenere la sua tesi.

Il danno economico di un aumento della temperatura media globale di 4 °C dai livelli preindustriali – ricorda ad esempio – potrebbe arrivare fino al 5% del Pil mondiale entro il 2100. Una riduzione del 4% del Pil – la percentuale ritenuta più probabile – costerebbe agli Usa da 340 a 690 miliardi di dollari l’anno.

Sui benefici economici della transizione energetica, invece, Obama cita il dato del Department of Energy, fresco di pubblicazione, secondo cui negli Stati Uniti ormai sono 2,2 milioni gli occupati nei settori legati all’efficienza energetica, cioè il doppio di chi lavora nelle fossili e nella produzione elettrica da queste fonti, cioè 1,1 milioni di americani.

Nell’eolico e nel fotovoltaico (altro dato DoE) sono impiegati circa 360mila americani – si legge nell’articolo – contro i 160mila che lavorano nella generazione elettrica a carbone e nel suo indotto.

“Politiche che continuino a incentivare il risparmio energetico nelle aziende potrebbero pagare un dividendo assai maggiore e hanno un razionale economico molto più solido rispetto a continuare a erogare i circa 5 miliardi di dollari l’anno che vanno in sussidi federali ai combustibili fossili”, fa notare il presidente uscente.

Obama cita poi il crollo dei costi delle tecnologie pulite: dal 2008 al 2015 secondo dati DoE il costo dell’elettricità da eolico è calato del 41% e quello del kWh da fotovoltaico del 54% per quello su tetto e del 64% per l’utility scale; tanto che in certe aree degli States le rinnovabili sono già competitive senza incentivi con le fossili.

Trump non potrà fermare il cambiamento

Anche per questo la transizione energetica è inarrestabile e tanti privati vi stanno aderendo. Nell’articolo si cita l’annuncio di Google, che nel 2017 userà solo energia rinnovabile, e di Walmart, che punta allo stesso obiettivo per i prossimi anni.

Il sottointeso è che Trump non riuscirà certo a fermare il cambiamento innescato e questo concetto viene rafforzato da Obama quando ricorda che “il 40% della popolazione statunitense vive in Stati che continuano ad andare avanti con i loro piani sull’energia pulita e che anche al di fuori di quegli Stati l’energia pulita continua ad espandersi.”

“Da molto ormai – si legge nelle conclusioni dell’articolo – grazie ad una mole imponente di dati scientifici sappiamo che l’urgenza di agire per mitigare il cambiamento climatico è reale e non può essere ignorata. Negli ultimi anni abbiamo visto anche che è altrettanto chiaro che convenga economicamente agire subito rispetto a non agire”.

“Nonostante l’incertezza politica che affrontiamo, rimango convinto che nessuna nazione sia più adatta degli Stati Uniti ad affrontare la sfida del cambiamento climatico e a cogliere i benefici di un futuro low carbon”.

Uscire dall’accordo di Parigi sarebbe dannoso per gli Usa

La transizione energetica, ricorda infine Obama, è ormai avviata anche su scala planetaria.

Uscire dal processo iniziato a Parigi “quali che siano le politiche nazionali, sarebbe dannoso per i nostri interessi economici, una rinuncia a ricondurre alla loro responsabilità i Paesi responsabili di due terzi delle emissioni globali quali Cina, Messico, Europa e altri”.

“Certo – conclude Obama – uno dei grandi vantaggi del nostro sistema di governo è che ogni presidente può dare una sua direzione alle politiche, e il presidente eletto Donald Trump avrà l’opportunità di farlo. Le più recenti evidenze scientifiche ed economiche – ammonisce il presidente uscente – forniscono una guida utile di quello che il futuro ci porterà in quanto a lotta al cambiamento climatico e transizione a un’economia basata sull’energia pulita. Sviluppi che – precisa – per molti aspetti avverranno indipendentemente da scelte politiche fatte sul breve termine.”

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