Perché le mafie investono nelle rinnovabili?

  • 11 Giugno 2013

Sono ormai diverse le indagini giudiziarie che hanno mostrato come in alcune regioni mafie e illegalità si siano infiltrate nel mondo delle rinnovabili. A creare terreno fertile per la criminalità organizzata nel business dei grandi impianti a fonti rinnovabili è soprattutto l'incertezza normativa.

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“L’energia alternativa è il futuro, dunque non è bloccando l’eolico o il fotovoltaico che possiamo mettere un argine alle infiltrazioni. Piuttosto, sono necessari presidi di legalità, che non sono soltanto gli spazi di intervento classico del giudice penale. È necessario agire in modo ampio: intanto, con la semplificazione amministrativa, che non vuol dire annullare le autorizzazioni. Ma un imprenditore non può bussare a 25 porte diverse per avere il via libera. Credo che siano necessarie meno autorizzazioni e più conferenze di servizio che le concedano, perché c’è più trasparenza in un collegio, anziché in singoli funzionari. Poi, è necessaria la tracciabilità dei flussi finanziari: dobbiamo sempre sapere da dove arrivano i soldi e a chi appartengono”.

A parlare così è Maurizio de Lucia, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, intervistato da Repubblica – L’Espresso, che dedica un’inchiesta alle ultime inchieste su mafie e illegalità nel business dei grandi impianti a fonti rinnovabili.

Dai casi di corruzione in Calabria per addomesticare le linee guida sull’eolico, agli espedienti scoperti in Puglia per aggirare le autorizzazioni dei parchi fotovoltaici, ai legami con Matteo Messina Denaro delle società di Vito Nicastri, il re dell’eolico siciliano: il servizio non aggiunge nulla di nuovo e sconta qualche imprecisione tecnica ma resta molto interessante per capire perché il malaffare abbia trovato spazio anche nel mondo dell’energia pulita.

Qui l’inchiesta

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