I paradossi dei decreti rinnovabili esposti al Senato

  • 10 Maggio 2012

Il futuro delle rinnovabili dipenderà dalle modifiche che le Regioni proporranno per i decreti del V conto energia FV e sulle rinnovabili elettriche e da quanto il Governo sarà disposto ad accoglierle. Pubblichiamo l'appello all'Esecutivo del sen. Ferrante in cui si sintetizzano i punti critici dei decreti e della politica governativa sulle energie pulite.

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Come i lettori di Qualenergia.it sanno questi sono giorni fondamentali per il futuro delle rinnovabili. Moltissimo dipenderà dalle modifiche che le Regioni proporranno per il quinto conto energia fotovoltaico e il decreto sulle rinnovabili elettriche e da quanto il Governo sarà disposto ad accoglierle. A tal proposito pubblichiamo l’appello all’Esecutivo del senatore Francesco Ferrante, che nel suo intervento di oggi in Aula sintetizza i punti critici dei decreti e in generale della politica governativa sulle energie pulite.

Signor Presidente, signori Sottosegretari, colleghi, noi oggi discutiamo di un settore industriale, quello delle rinnovabili, che ha svolto una funzione anticiclica in questi ultimi mesi e in questi ultimi anni, in cui la crisi economica sta mordendo in maniera molto forte la realtà industriale ed economica di questo nostro Paese, nonché le famiglie e i cittadini. Esso è stato praticamente l’unico che in questi ultimi due anni è stato in grado di creare sviluppo, economia e nuova occupazione.

Mi rivolgo al Governo da parlamentare della maggioranza che sostiene questo Governo e che ne ritiene utile e fondamentale l’azione di risanamento di questo Paese, dicendo che però su questo punto state facendo un errore e uno sbaglio molto gravi, che possono mettere in discussione proprio quella funzione anticiclica positiva che il settore delle rinnovabili ha rappresentato in questi mesi. Perché? Perché voi siete partiti da una preoccupazione condivisa da tutti i parlamentari e da tutti nel Paese (mi arrogo il diritto di dirlo), cioè il fatto che gli incentivi per le rinnovabili – che com’è noto non pesano sul bilancio dello Stato, ma pesano sulle bollette elettriche che pagano cittadini e imprese – non andassero fuori controllo e oltre un certo limite determinato e quindi non pesassero in maniera eccessiva, oltre a quello che già fanno, sulle bollette che pagano appunto cittadini e imprese.

Questo è un obiettivo condiviso. Peccato che però voi, per raggiungere questo obiettivo, abbiate scelto uno strumento, i decreti attuativi del decreto Romani (che avete emanato e che in questi giorni sono in discussione presso la Conferenza Stato‑Regioni), che nei fatti rischia di uccidere quel settore, che tanti effetti positivi non solo ambientali, ma anche economici e occupazionali, ha avuto in questo nostro Paese.

Perché? Perché voi avete pensato di tenere sotto controllo la massa totale degli incentivi utilizzando lo strumento dei registri. Ho elencato almeno sette grossi paradossi che questi decreti rappresentano; il primo è proprio quello costituito dalla questione dei registri. Il Governo, che si è presentato agli italiani come quello che avrebbe dovuto semplificare le procedure con cui cittadini e imprese hanno rapporti con lo Stato, che sappiamo bene essere uno dei problemi più gravi che ha il sistema Paese nel suo complesso, quello stesso Governo, invece di semplificare quel settore che ha prodotto effetti positivi in questi ultimi anni, lo complica di molto, con un impaccio e un appesantimento burocratico, quello dei registri, che di fatto renderà molto difficili, se non impossibili, gli investimenti in questo settore, perché si tratterebbe, prima di avere la sicurezza che gli incentivi verranno concessi a coloro che poi presenteranno gli impianti, di fare tutti gli investimenti che portano alle autorizzazioni e alla possibilità di farli. Come sa bene chiunque abbia rapporti con il mondo del credito e con le banche nel nostro Paese, questa procedura rende di fatto impossibile ogni concreto investimento.

Passo ora al secondo paradosso. Il Governo dice giustamente in molti casi – lo dice anche l’Autorità per l’energia e ha ragione – che si potrebbe fare molto di più sull’efficienza energetica, utilizzando le rinnovabili termiche, quelle non elettriche. Io condivido l’idea che si potrebbe fare molto di più, però mi chiedo e vi chiedo: perché mai allora non sono stati ancora emanati i decreti sulle rinnovabili termiche, che dovevano essere emanati entro settembre dello scorso anno e che ancora si attendono? E vi chiedo, per cortesia, di farlo rapidamente e di farlo però, contrariamente a quanto è stato fatto con i decreti sulle elettriche, successivamente a un confronto con le associazioni del settore, che possono dare utili consigli. Per altro, sulla questione del termico, c’entra anche un altro ritardo francamente ormai eccessivo che il Governo ha accumulato: quello riguardante il biometano che, di nuovo, può essere un utilissimo contributo a tutti i vari settori (trasporti, rinnovabili termiche e rinnovabili elettriche), peccato che ancora stiamo aspettando che l’Autorità per l’energia elettrica e il gas impartisca le specifiche tecniche per poter immettere il biometano nella rete, cosa che avrebbe dovuto fare già dal luglio del 2011.

Terzo paradosso: grazie al quarto conto energia sul fotovoltaico, quello che verrebbe superato dal decreto sulle rinnovabili che avete proposto alle Regioni, si è attivata finalmente una procedura di bonifica dei tetti dall’amianto che questo Paese aspettava da oltre vent’anni, da quando esiste la legge sull’amianto, e non è necessario che io racconti ai colleghi e al Governo quanti danni alla salute ha comportato il suo utilizzo nel nostro Paese. Ora, grazie al premio previsto nel Quarto conto energia, sono stati bonificati qualcosa come 13 milioni di metri quadri di tetti dall’amianto. Ebbene, nel Quinto conto energia che avete proposto quel premio sparisce e questo a me sembra un paradosso da correggere.

Ancora: si fa un gran parlare in queste settimane, in questi mesi, giustamente, del fatto che le piccole e medie imprese italiane hanno un problema molto grave di crediti nei confronti dello Stato che non riescono a riscuotere. Anche il Governo, che noi appoggiamo, con il Sottosegretario De Vincenti e lo stesso Ministro Passera, molte volte hanno ribadito che occorre affrontare e risolvere questo problema. E allora mi domando perché in questo decreto che avete proposto alle Regioni prospettate addirittura di rinviare il rimborso dei certificati verdi a quelle aziende che lo dovrebbero riscuotere a giugno di ogni anno, rispetto a quelli che hanno venduto l’anno precedente. Nel decreto prevedete addirittura un rinvio di questo rimborso, mettendo veramente a rischio, se non in ginocchio, molte aziende che contano su di esso.

E ancora, sul Conto energia, voi giustamente – ho detto in premessa che il mio Gruppo lo condivide – partite dal presupposto che dobbiamo evitare di sprecare soldi e non dobbiamo pesare troppo sulla bolletta elettrica. Per quanto riguarda il fotovoltaico, siamo già arrivati a spendere oltre 5 miliardi e mezzo di euro. Questo è quanto spendiamo oggi con le bollette elettriche per sostenere gli incentivi. Una cifra ingente, soprattutto se confrontata con il Paese leader da questo punto di vista, che è la Germania, che ne spende circa 9, anche se va tenuto presente che quel mercato elettrico è circa il doppio del nostro. Comunque, noi che spendiamo oltre 5 miliardi siamo a un livello molto importante. Ora, in Germania questa cifra la spendono da vent’anni e non se ne lamentano affatto perché sanno che così hanno creato un settore industriale che è leader nel mondo, ma comunque, a fronte di quei 5 miliardi e mezzo di euro, è bene evitare che cresca ancora eccessivamente perché non possiamo pesare sulle bollette. Però, voi suggerite di fermarci a 6, contrariamente a quanto affermava il decreto Romani che prevedeva una forchetta tra i 6 e i 7 miliardi di euro. Io vi invito a riflettere su questo: il rischio è che se ci fermiamo troppo presto ammazzando il settore industriale connesso al fotovoltaico, rischiamo di spendere per vent’anni 5 miliardi e mezzo di euro o 6 miliardi di euro in maniera improduttiva. Se invece si arrivasse a rispettare i patti e raggiungere quei 7 miliardi di euro che permetterebbero a quel settore di arrivare vitale alla grid parity, cioè nel momento in cui non avrebbero più bisogno di nuovi incentivi, quei 7 miliardi non sarebbero più improduttivi, ma arriverebbero a costituire un pezzo importante del settore industriale.

Concludo con gli ultimi due paradossi: il primo è quello che riguarda il made in Italy. Tutti diciamo che bisogna spingere sulla tecnologia italiana. Voi stessi avete detto che in questi anni abbiamo finanziato l’estero, il che non è poi così vero perchè anche sul fotovoltaico oltre il 50% è tecnologia italiana, ma per premiare la tecnologia italiana va previsto qualcosa nel decreto che invece non c’è. Infine partendo da una base d’asta troppo bassa (5 MW è troppo poco) va a finire che si premiano soltanto le grandi aziende e non quel tessuto di piccole e medie che costituisce davvero – come sempre abbiamo detto – il tessuto economico del nostro Paese.

Termino il mio intervento rivolgendo un appello al Sottosegretario. Oggi il Parlamento vi rivolge l’appello a cambiare strada da questo punto di vista, a cogliere le richieste non solo delle Regioni, che vi stanno rivolgendo nelle ultime ore in Conferenza Stato‑Regioni, ma anche quelle più lungimiranti provenienti dalle associazioni del settore, riunitesi negli Stati generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, per dare davvero un futuro al nostro Paese, al contempo industriale e ambientale.

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