“Enel killer del clima”, Greenpeace in azione contro il ‘crimine’ carbone

  • 29 Marzo 2012

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“Enel uccide il clima e l’arma che utilizza è il carbone”, blitz di Greenpeace alla sede romana dell'azienda. Greenpeace chiede a Enel di fare marcia indietro sui suoi programmi di sviluppo di questa fonte sporca. Sotto accusa soprattutto la centrale di Brindisi.

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“Enel uccide il clima e l’arma che utilizza è il carbone. Abbiamo una nuova squadra di investigatori, i R.I.C. (Reparto Investigazioni Climatiche), che è sulle sue tracce e che ora è in azione davanti alla sua sede a Roma”.  Greenpeace comunica così il blitz avvenuto questa mattina alla sede romana dell’azienda, durante il quale tre attivisti si sono calati dal tetto dell’edificio e hanno aperto uno striscione di 70 metri quadri con la scritta “ENEL KILLER DEL CLIMA” mentre altri hanno transennato l’ingresso per marcare la “scena del crimine” e consegnare ai vertici di Enel un “avviso di garanzia” per reati contro il clima, l’ambiente e la nostra salute.

Tra i “crimini” di cui l’ong ambientalista accusa Enel c’è la centrale a carbone Federico II a Brindisi: “l’impianto industriale più inquinante in Italia per emissioni in atmosfera. La centrale di Brindisi causa annualmente danni ambientali, climatici e sanitari stimati tra i 536 e i 707 milioni di euro e ne intasca  una cifra simile in  profitti extra. In altre parole, i guadagni di Enel sono equivalenti ai danni che produce su ambiente e salute. E che non paga”, fa sapere Greenpeace.

E continua: “Brindisi, purtroppo, è solo la punta dell’iceberg. Enel controlla 8 impianti a carbone in Italia e vuole costruirne altri due. La sua produzione da carbone, nell’ultimo anno, è cresciuta dal 34,1% al 41% del totale, mentre il suo amministratore delegato, Fulvio Conti, ha più volte ribadito di voler quasi raddoppiare la produzione da quella fonte.”

“È uno scenario catastrofico per l’ambiente, il clima, la salute pubblica e l’occupazione. Tanto più se pensiamo che l’azionista di maggioranza di Enel è il Ministero del Tesoro. Come si giustifica questa quota di controllo pubblico per un’azienda che privatizza i suoi profitti e scarica sulla collettività i costi dei danni che provoca?

“Solo meno dell’otto per cento della produzione di Enel è fatta dalle nuove rinnovabili, la gran parte è data dall’eredità idroelettrica dei nostri nonni. La produzione a carbone di Enel sta aumentando e ha superato il 40 per cento. Con i suoi piani di investimento nel carbone Enel è il primo e principale ostacolo alla rivoluzione energetica di cui abbiamo bisogno» così risponde Giuseppe Onufrio, Direttore esecutivo di Greenpeace alle ultime dichiarazioni dell’azienda elettrica sul blitz di stamattina da parte di attivisti dell’associazione. 

Greenpeace chiede a Enel di ritirare immediatamente i progetti per gli impianti a carbone di Porto Tolle e Rossano Calabro;  non aumentare la produzione a carbone nel Sulcis; eliminare progressivamente la produzione elettrica da carbone entro il 2030 e la sua sostituzione con energie rinnovabili.

La campagna si può seguire su http://www.facciamolucesuenel.org/

(da comunicato Greenpeace)

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