I lenti passi dell’Europa per rinnovare le reti

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Adeguare le infrastrutture energetiche europee è urgente per decarbonizzare l'economia dell'Unione. La Commissione pubblica un documento in cui definisce la strategia e individua i progetti prioritari: dalla rete per l'eolico del Mare del Nord al gasdotto dal Caspio. Servono investimenti per 200 miliardi di euro. Alcune reazioni al documento.

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Per raggiungere l’obiettivo al 2020 sulle rinnovabili, ma anche per migliorare la propria sicurezza energetica, l’Europa ha bisogno di investimenti massicci su reti elettriche e gasdotti. Ma si sta andando troppo lenti: il percorso per realizzare le reti è accidentato, mentre spesso i progetti non sono commercialmente appetibili. Occorrono investimenti pubblici e procedure accelerate. La Commissione europea giovedì scorso ha fatto un altro passo verso una rete dell’energia più adatta per il vecchio continente, stabilendo anche quali siano le opere a cui dare la precedenza.

“Siamo ancora limitati dai vecchi confini pre-Unione Europea”, spiega il commissario per l’energia Günther Oettinger. L’Europa non è in grado di trasportare l’energia da est ad ovest o da nord a sud. Servono almeno 200 miliardi di euro di investimenti, di cui la metà dovrà venire dal pubblico, mentre per alcuni corridoi prioritari bisogna semplificare le procedure in modo da avere le infrastrutture al più presto. Il documento (vedi allegato) parla anche della necessità di favorire le soluzioni di gestione della domanda (contatori intelligenti, ecc.. – farebbero risparmiare 52 miliardi di dollari l’anno secondo la neonata lobby Smart Energy Demand Coalition), le reti per la generazione distribuita e per il teleriscaldamento e teleraffrescamento, ma il punto centrale è proprio l’individuazione dei grandi corridoi prioritari.

Per l’elettricità si tratta ad esempio della rete in grado di raccogliere l’energia prodotta dall’eolico off-shore del Mare del Nord e portarla fino alle città del Nord e Centro europa, oltre a permettere di immagazzinarla nei serbatoi idroelettrici delle regioni alpine quando è in eccesso (Qualenergia.it, Verso la super-rete europea). Altra “autostrada elettrica” da allargare per lo sviluppo delle rinnovabili è quella tra la penisola iberica e il resto del continente. Ultime due priorità per quel che riguarda le reti elettriche: migliorare i collegamenti nell’Europa centro e sud-orientale e favorire l’integrazione del mercato elettrico dell’area baltica.

Per il gas, oltre a migliorare i collegamenti nord-sud per evitare colli di bottiglia, la priorità è il Southern Gas Corridor (che comprende il famoso Nabucco e che non va confuso con il progetto russo South Stream, Qualenergia.it, Afghanistan e gas. Berlusconi e Putin contro UE e Usa?) in grado di far arrivare il gas direttamente dal Mar Caspio, diversificando gli approvvigionamenti e diminuendo la dipendenza dai russi. Nel documento si parla poi anche di eventuali future condotte per trasportare la CO2, quando (e se) – ma si tratta del post-2020 – la tecnologia per la cattura e il sequestro sarà usata su larga scala.

Nel corso del 2012, a partire dalle priorità stabilite dal documento, si individueranno i vari progetti “di interesse europeo”, per i quali ci saranno finanziamenti e procedure più rapide. Arriverà invece a giugno 2011 lo strumento finanziario per coprire i costi. Insomma, la Commissione si sta muovendo affinché si facciano le infrastrutture che servono.

Di diverso tenore le reazioni (raccolte dall’agenzia Euractiv): EWEA, l’associazione europea dell’eolico, è parzialmente soddisfatta ma chiede alla Commissione di veloccizzare questi passaggi e passare all’azione individuando gli strumenti finanziari.
Allo stesso modo i Verdi europei sono d’accordo con i contenuti del documento, ma c’è chi come il lussemburghese Claude Turmes critica i tempi previsti: per la rete in corrente continua che collegherà il Mare del Nord il documento ritiene di costruirla nel 2020, per Turmes bisognerebbe invece iniziare già nel 2015. Anche da parte di Renewables Grid Initiative (RGI), coalizione di ONG e privati per la rete intelligente, si lamenta la vaghezza del documento “non dà indicazioni precise per gli investitori né un percorso per raggiungere gli obiettivi 2020”. Da WWF, International Network for Sustainable Energy e Greenpeace invece la critica principale riguarda la scelta di continuare a puntare su infrastrutture per i combustibili fossili, come i gasdotti, sottraendo denaro a soluzioni che aiuterebbero maggiromente di arrivare al traguardo del 2020.

 

 

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