Cop15, la prima settimana di lavori

  • 14 Dicembre 2009

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I lavori della conferenza sul clima di Copenhagen della prima settimana hanno fatto emergere le divergenze tra paesi industrializzati e in via di sviluppo, soprattutto in merito agli obiettivi di riduzione delle emissioni dei primi. Sostanziale consenso c'è invece riguardo ai finanziamenti urgenti e immediati per ai Pvs (fast start funding).

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Inizia la seconda settimana di lavori della conferenza della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change – UNFCCC) che ha l’obiettivo di definire un accordo mondiale onnicomprensivo sui cambiamenti climatici per il periodo successivo al 2012 (quando termina il primo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto), seguendo il processo avviato nel dicembre 2007 con la cosiddetta “Roadmap di Bali” e basandosi sui “pilastri” già delineati nel Piano di Azione di Bali (Bali Action Plan – BAP). La conclusione è per venerdì 18 dicembre. Vediamo in sintesi come è andata la prima settimana di lavori (vedi in basso link per tutti i documenti della Cop15).

Visto lo stato attuale dei negoziati, l’ipotesi di un accordo di natura politica (solo “politicamente vincolante”) nella forma di un pacchetto di decisioni, sembra essere l’esito più verosimile. Ad ogni modo, questa soluzione non escluderebbe l’eventualità di giungere ad un nuovo accordo legalmente vincolante (un nuovo Trattato) in seguito. Tuttavia, ancora può sussistere la possibilità, auspicata alla vigilia della conferenza, di ottenere uno strumento legalmente vincolante nella forma di un nuovo Trattato.

Riguardo ai “pilastri” del futuro accordo (una visione condivisa in merito all’entità delle riduzioni delle emissioni di gas serra per raggiungere l’obiettivo ultimo della Convenzione; la mitigazione; l’adattamento; il trasferimento di tecnologie; gli aspetti finanziari), rimangono ancora diverse questioni fondamentali da risolvere per sbloccare le negoziazioni. Tra queste vi sono: gli obiettivi di riduzione delle emissioni per i Paesi industrializzati ed economicamente avanzati, le azioni di mitigazione per i Paesi in via di sviluppo (PVS) e i contributi individuali per i finanziamenti urgenti e immediati per i PVS (“fast start funding”), come anche quelli nel lungo termine.

Sui contributi immediati per i PVS, comunque, sembra emergere un generale consenso sulla necessità di mobilitare almeno 10 miliardi di dollari all’anno da ora al 2012 per sostenere le attività di mitigazione e adattamento di tali Paesi. A tal proposito, il Consiglio Europeo ha dichiarato che “l’UE è fiduciosa che si raggiunga un consenso su contributo mondiale di 7 miliardi di Euro all’anno nel periodo 20102012”, al quale l’UE intende partecipare nella misura di 2,4 miliardi di euro all’anno (vedi anche pdf).
Per quanto riguarda l’Italia, il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha proposto “il contributo di 600 milioni di euro in totale nel triennio 20102012″ deciso dal Presidente del Consiglio a favore dei PVS.

I Paesi industrializzati ritengono che il risultato di Copenaghen in merito agli impegni e alle azioni di mitigazione debba essere coerente nelle due principali tracce negoziali, ovvero nell’ambito della Convenzione e del Protocollo di Kyoto, ed esaustivo ed includere tutti gli Stati membri dell’UNFCCC.
I PVS sono invece decisamente convinti della necessità di mantenere in vita e rafforzare il Protocollo di Kyoto, che prevede una struttura e degli impegni ben definiti e differenziati per i Paesi. Questo avverrebbe tramite un emendamento che stabilisca un secondo periodo di impegni di riduzione delle emissioni di gas serra. Per quanto riguarda l’altra traccia negoziale, i PVS mirano ad ottenere un miglioramento dell’attuazione della Convenzione tramite una serie di decisioni operative sugli elementi essenziali individuati nella Roadmap di Bali.

Tuttavia, durante il negoziato, anche tra i PVS sono emerse proposte alternative. Ad esempio, gli Stati insulari, sostenuti dai Paesi Africani meno avanzati, hanno prospettato l’adozione di due strumenti legalmente vincolanti: oltre all’emendamento del Protocollo di Kyoto, un altro Protocollo che lo complementi e lo rafforzi con obiettivi di riduzione più ambiziosi e con una partecipazione più ampia, che include anche i Paesi che attualmente non hanno ratificato il Protocollo. In generale i PVS sono disposti ad impegnarsi in azioni di mitigazione solo a fronte di sostegno finanziario certo da parte dei Paesi industrializzati. In proposito, sono stati annunciati obiettivi volontari di limitazione delle emissioni da parte di alcuni Paesi con economie emergenti, come Cina, Brasile ed India, anche se non è chiaro quanto questi possibili obiettivi volontari siano legati al sostegno finanziario richiesto.

elaborazione da testo curato da FOCAL POINT IPCC per l’Italia presso il Centro EuroMediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC)

Tutti i documenti della Conferenza Cop15

14 dicembre 2009

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