Il biogas ha grandi prospettive in Italia e non solo da noi. Per due motivi: uno ecologico e uno economico. Il motivo di ordine economico è quello del forte incentivo che c’è in Italia (per l’entrata in vigore del quale si stanno aspettando i decreti attuativi), che è il più alto in Europa: 30 centesimi per ogni kilowattora prodotto da impianti con potenze sotto al megawatt.
Il biogas può essere ricavato da fonti diverse. Quali sono quelle più interessanti nella realtà italiana?
Abbiamo un grande numero di prospettive. Rimangono molto forti le deiezioni animali in generale: liquame bovino, suino e così via. Con l’aumento della raccolta differenziata sicuramente crescerà la produzione da “forsu” (la frazione organica dei rifiuti solidi urbani, ndr). Anche le colture energetiche, infine, si ritaglieranno il loro spazio tra le fonti di biogas: abbiamo 230mila ettari di terreni set-aside che, visto che non vi si può coltivare nulla che poi finirà in tavola, potrebbero essere usati per produrre energia.
Le prospettive del biogas si limitano a riscaldamento e cogenerazione o si può immaginare un ruolo significativo di questo combustibile anche come carburante per i mezzi di trasporto?
Si può produrre biometano: il biogas viene depurato, gli viene tolta l’anidride carbonica e diviene così in tutto simile al metano naturale. Noi abbiamo l’esperienza di tre impianti in Germania che lo fanno. Il biometano ha molti vantaggi: funziona meglio rispetto al biogas anche per la cogenerazione. I tre impianti di cui parlavo, uno vicino a Monaco di Baviera, uno vicino a Ratisbona e uno nel BadenWuttemberg, immettono direttamente in rete; inoltre l’impianto di Monaco ha una pompa di benzina che distribuisce questo “metano verde” per le auto.
Si tratta comunque di un progetto quasi sperimentale; oggi il biometano non può reggere economicamente il confronto con il gas naturale. Ci sono speranze che i costi per ottenere biometano dal biogas calino abbastanza da renderlo un’alternativa appetibile?
La continua ricerca sulle tecnologie sta contribuendo ad abbassare i costi. Va detto però che proprio perché si tratta di impianti sperimentali rimarranno poco convenienti, almeno fino a che non sarà prevista una forma di incentivazione seria da parte dei governi; in Germania è avvenuto. Vedremo se accadrà anche in Italia.
Quali sono gli ostacoli alla diffusione di biogas e biometano in Italia? Come si potrebbero rimuovere?
Biogas e biometano hanno ostacoli diversi, ma accomunabili. Il biogas ha alcune criticità che riguardano l’iter autorizzativo per realizzare gli impianti, che ad oggi non è certo: ogni regione ha il suo metodo autorizzativo, per cui si sa quando si inizia l’iter ma non quando si finisce. Altra grossa criticità per il biogas è che ancora mancano i decreti attuativi della finanziaria del 2008 che prevedono gli incentivi per gli i mpianti di taglia sotto il MW; sembra un po’ tutto fermo, ma ci si aspetta che il governo dica qualcosa di chiaro al riguardo. Per quanto concerne il biometano, invece, siamo di fronte a una vera e propria voragine legislativa: non è affatto previsto dall’ordinamento italiano che si possa produrre biometano né immetterlo in rete.
Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento biogas consigliamo di non perdere il numero di novembre-dicembre della rivista QualEnergia che ospiterà un servizio in cui uno dei massimi esperti del settore, Sergio Piccinini, analizzerà in dettaglio lo stato dell’arte di questa tecnologia.
GM
Nella foto: impianto della Schmack Biogas