I costi delle emissioni italiane

  • 3 Ottobre 2008

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Nel corso di ZeroEmission Roma 2008, in un convegno si è parlato del mancato rispetto del Protocollo di Kyoto: all'Italia costa oltre 4 milioni di euro al giorno. Ma il nostro paese è lontano dagli obiettivi. Diversi pareri a confronto.

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Nella seconda giornata di ZeroEmission Rome 2008, l’evento internazionale dedicato a energie rinnovabili, sostenibilità ambientale, lotta ai cambiamenti climatici ed emission trading si è parlato di protocollo di Kyoto e relativi costi per il nostro paese.

“Per rispettare il protocollo di Kyoto l’Italia dovrebbe ridurre le emissioni di CO2 a 476 milioni di tonnellate all’anno, ma se proseguiremo di questo passo nel 2010 saremo ancora a 550 milioni di tonnellate”. E’ quanto ha dichiarato Salvatore Zecchini, presidente del Gestore del Mercato Elettrico.

Per il nostro Paese, le ricadute economiche del mancato rispetto del Protocollo di Kyoto potrebbero essere molto pesanti: dal 1 gennaio 2008, infatti, l’Italia accumula un debito di 4,1 milioni di euro al giorno, che a oggi ha già superato complessivamente il miliardo e si avvicinerà al miliardo e mezzo alla fine dell’anno.
Secondo Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, l’associazione che ha diffuso questi dati, “siamo rimasti per troppo tempo alla finestra, ma ora l’Italia deve cogliere la grande opportunità delle energie rinnovabili. Per fare questo, è necessaria una politica di incentivi e una maggiore responsabilizzazione delle Regioni”.

Il problema delle emissioni di CO2 continua a preoccupare anche su scala mondiale, come ha sottolineato Corrado Clini, del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare: “L’obiettivo europeo della riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020 è insufficiente perché viene neutralizzato da Cina e India che lo riducono, di fatto, al 2-3%. Bisognerebbe puntare al 50% e coinvolgere i Paesi asiatici per sviluppare, insieme a loro, tecnologie pulite anche con finanziamenti internazionali”.

“Solo un terzo delle emissioni di CO2 cinesi sono relative a prodotti per il mercato interno, il restante è invece riferito alle esportazioni – ha aggiunto Tullio Fanelli, dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas. Anche per questo motivo è necessario creare una correlazione tra la quantità di CO2 emessa per realizzare un prodotto e la fiscalità”.

Le problematiche ambientali a livello globale sono emerse anche nel convegno “Cambiamenti climatici nel Mediterraneo e in Italia: gli scenari attuali e le strategie di intervento”. Vincenzo Ferrara dell’ENEA ha sottolineato come in circa 200 anni l’uomo abbia immesso nell’atmosfera una quantità di gas serra pari a quella che il pianeta aveva assorbito in 350 milioni di milioni di anni”. In contro tendenza l’intervento di Mario Giuliacci, del Centro Epson Meteo, che ha ipotizzato una possibile riduzione, in Italia, del global warming e un aumento, in futuro, della piovosità. Secondo altri relatori, però, quali Sergio Castellari del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici, Vincenzo Artale (ENEA), Nanni di ISAC – CNR (Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima – Consiglio Nazionale delle Ricerche) i dati utilizzati sono disomogenei e hanno una relativa rilevanza scientifica.

3 ottobre 2008

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