Meglio rinnovabili che mutui sub-prime

  • 26 Settembre 2008

CATEGORIE:

Per Al Gore sottovalutare i rischi di certi investimenti ha portato alla crisi finanziaria e sottostimare quelli legati al global warming causerà una ben più grave crisi ecologica. Per prevenire una e curare l'altra bisogna investire sulle rinnovabili e liberarsi delle fonti sporche, come il carbone.

ADV
image_pdfimage_print

Crisi finanziaria, passato e futuro delle politiche energetiche degli Usa. La stretta del credito farà segnare una battuta d’arresto all’industria delle rinnovabili? O è quello sulle tecnologie verdi il tipo di investimento capace di far riprendere slancio all’economia? Al Gore non ha dubbi, la crisi offre una opportunità per investire su fonti rinnovabili ed efficienza energetica e, di più, se negli anni scorsi si fossero preferiti questi tipi di investimenti ai famigerati mutui sub-prime forse le cose non sarebbero andate così.

“Negli Usa gran parte del debito è stata accumulata per acquistare petrolio dall’estero – ha dichiarato martedì a una conferenza stampa – abbiamo bisogno di sostituire fonti sporche e costose come il petrolio e il carbone che stanno contribuendo alla crisi del credito e alla crisi finanziaria generale. La crisi finanziaria – ha aggiunto – è in un certo modo un’opportunità per dare una spinta a progetti sulle rinnovabili che creano posti di lavoro e stimolano l’economia”. Un discorso che Gore ha ribadito anche alla Clinton Global Initiative con l’ex presidente a fargli da eco. Già in altre uscite pubbliche Clinton aveva affermato che la crisi finanziaria avrebbe potuto essere evitata se in passato si fosse investito in maniera intelligente sull’energia.

Ma la crisi finanziaria potrebbe essere poca cosa a confronto di quella ecologica che ci attende se non fermiamo il global warming, ha spiegato Gore, facendo un paragone tra le due crisi: la crisi economica attuale era dovuta a un assunto che è crollato, quello che si potesse neutralizzare il rischio dei mutui sub-prime: “ora – ha avvertito l’ex vicepresidente – è il momento di prevenire una catastrofe ben più grande, perché il mondo ha diversi miliardi di investimenti in “azioni sub-prime sull’anidride carbonica” (cioè su fonti ad alto tasso di emissioni, ndr) basati sull’assunto che sia perfettamente giusto immettere in atmosfera 70 milioni di tonnellate di gas serra ogni 24 ore”.

“Credo che per un’azienda spendere soldi per convincere chi deve comperare azioni che il rischio legato ai cambiamenti climatici non è così grande sia una forma di frode finanziaria” ha aggiunto Gore. E tra gli investimenti in “sub-prime delle emissioni” per l’ex vicepresidente c’è sicuramente il carbone, contro cui si è espresso fermamente, invitando alla “disobbedienza civile contro nuove centrali che non prevedano lo stoccaggio della CO2”, cioè tutte le nuove centrali, visto che prima che la tecnologia della CCS sia applicata a livello industriale si stima occorrano almeno 10 anni.

Una visione sull’energia da carbone, quella di Gore, molto più radicale di quella dei due candidati presidenziali. Mc Cain è decisamente a favore tanto da promuovere una “coalizione per la difesa dei posti di lavoro del carbone”. Il vice di Obama, Joe Biden, invece in passato, ma anche recentemente, ha dichiarato che il carbone non fa per gli Usa, ma semmai la tecnologia della CCS potrebbe essere esportata in altri paesi come la Cina. La posizione di Obama è invece più morbida: dal fondo per le rinnovabili che propone di istituire verrebbe finanziata anche la carbon capture e nel suo programma c’è posto anche per la costruzione di 5 nuove centrali a carbone “pulito”.

GM

26 settembre 2008
Potrebbero interessarti
ADV
×