Una vicepresidente per niente verde

  • 5 Settembre 2008

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Sarah Palin, la vice scelta da Mc Cain, su energia e ambiente ha una reputazione e delle idee niente affatto verdi, tanto da rischiare di mettere in crisi l'immagine ambientalista che il repubblicano ha tentato di crearsi.

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Lo sforzo di John Mc Cain di dipingersi come “il repubblicano verde” rischia di essere vanificato dalla scelta del vicepresidente, Sarah Palin, governatrice dell’Alaska. Solo per dirne una, Mc Cain che, pur senza chiudere affatto alle fonti fossili, ha basato la sua campagna anche sulla lotta alle emissioni, si è scelto una vice che, come dichiarava solo venerdì scorso in un’intervista, non crede che il riscaldamento globale sia causato dall’uomo e che, nella sua campagna per diventare governatrice dell’Alaska, metteva in guardia contro “la reazione eccessiva nella lotta al global warming”.

La Palin insomma non è esattamente l’eroina degli ambientalisti americani. Il futuro per lei è legato alle fonti fossili, e lo ha detto chiaramente anche nel suo discorso alla convention repubblicana di mercoledì 3 settembre: più trivellazioni, carbone pulito, centrali nucleari, nuovi oleodotti e tagli al costo dell’energia, specie alla benzina per i consumatori, riducendo, le tasse federali. Certo, nel frattempo bisogna anche “andare avanti con le rinnovabili”, ma l’indipendenza energetica del paese – ha spiegato – passa per nuove trivellazioni. Di Obama ha detto: “il nostro paese ha bisogno di più energia e il nostro avversario si oppone a produrne di più”.

Dunque, posizioni più conservatrici in materia ambientale rispetto a quelle del candidato presidente, che però non stupiscono chi conosceva la Palin da prima. Lotta al riscaldamento globale e tutela della biodiversità nella sua esperienza politica sono stai vissuti più che altro come scomodi ostacoli. Il petrolio, invece, è sempre stato da lei considerato un pilastro della società. Il rapporto di Sarah Palin (il cui marito è un dipendente BP) con le multinazionali del petrolio in realtà è complesso: le conosce molto bene essendo stata presidente di Alaska Gas and Oil Conservation Commission dal 2003 al 2004, in quella veste ha lottato contro la corruzione e la contiguità di Big Oil con i suoi colleghi repubblicani. In seguito, come governatore dell’Alaska ha colpito i grandi del petrolio con nuove tasse i cui ricavi sono stati usati per dare agli abitanti dello Stato aiuti per affrontare il caro-energia, un provvedimento simile a quello che Obama propone a livello federale.

Ma petrolio e gas rimangono il fulcro del suo modo di concepire l’energia: il gasdotto realizzato sotto la sua amministrazione ha dichiarato “è nato dalla volontà di Dio” e perfino George W. Bush è stato da lei criticato perchè ha posto troppi limiti alle trivellazioni. La Palin, come si intuisce, è favorevole a sospendere la moratoria sulle trivellazioni off-shore, una posizione recentemente abbracciata anche da Mc Cain, che fino a pochi mesi fa si era dichiarato invece contrario.

Ma la potenziale vicepresidente è a favore anche di perforazioni all’interno della zona protetta del suo Stato, l’Alaska natural wildlife refugee, zona che invece Mc Cain (che però pare si stia ammorbidendo su questo punto) vorrebbe mantenere interdetta ai petrolieri. Una visione, quella della Palin, che stride con il suo recente appoggio, a parole, alle rinnovabili, verso le quali a dire il vero fino a poco tempo fa era piuttosto scettica (tanto da dichiarare che servivano “almeno 10 anni di ricerca scientifica prima che fossero applicabili”).

Insomma, la vice scelta non è mai stata vista di buon occhio dagli ambientalisti: tra tutela della biodiversità e interessi dei vari business ha finora sempre scelto questi ultimi. Nella primavera scorsa, in contrasto con gran parte della comunità scientifica dell’Alaska, si è opposta al Dipartimento degli Interni che aveva dichiarato l’orso polare specie protetta: un provvedimento che secondo la Palin rischiava di compromettere lo sviluppo dell’industria petrolifera e del gas naturale.

Per non compromettere l’economia dell’area del Cook inlet la candidata vicepresidente si è opposta anche alle richieste di dichiarare specie protetta il Cook Inlet beluga, un cetaceo il cui numero di esemplari negli ultimi 20 anni è passato da 1300 circa a 375. E, infine, recentemente, suscitando polemiche per aver trasgredito alla neutralità impostale dal suo ruolo di governatrice, ha invitato a votare contro una proposta, bocciata, che avrebbe limitato l’attività mineraria per difendere gli ecosistemi dei fiumi dello Stato.

Critiche, infine, le sono venute anche per la sua politica sul controllo dei predatori: la Paulin in Alaska è stata fautrice di regole più permissive (si può ad esempio sparare ai lupi dagli elicotteri) con lo scopo dichiarato di ridurre la popolazione di orsi e lupi in modo che aumentasse quella di caribu e alci che attirano un gran numero di cacciatori nel paese. Un modo singolare di concepire l’equilibrio di un ecosistema. Non a caso la possibile futura vicepresidente è una appassionata cacciatrice e una sostenitrice della NRA l’associazione che negli Usa difende il commercio libero delle armi.

GM
5 settembre 2008

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