Carbone critico per Enel

  • 21 Settembre 2007

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L'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti rilancia l'ipotesi "carbone pulito" e della sua economicità. Le associazioni ambientaliste tornano sul piede di guerra

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Fulvio Conti rilancia l’ipotesi “carbone pulito” e le associazioni ambientaliste tornano sul piede di guerra.
Il Wwf attacca l’amministrato delegato di Enel spiegando che “il carbone pulito non esiste e che il carbone non è affatto economico”. Spiega inoltre che non è casuale la concomitanza delle dichiarazioni di Conti con il discorso del presidente della Commissione europea Barroso che in occasione della presentazione del terzo pacchetto sulle liberalizzazioni dei mercati energetici dell’UE, ha sottolineato come la liberalizzazione sia funzionale al raggiungimento di obiettivi precisi di riduzione delle emissioni e alla sempre maggiore penetrazione di energie rinnovabili.
All’amministratore delegato di Enel, “che persevera nell’investire in fonti incompatibili con la lotta ai cambiamenti climatici e oppone un’ultima resistenza alla liberalizzazione – attacca l’associazione – evidentemente la conferma della linea europea non è piaciuta”.

Dopo lo “spauracchio” del black-out di qualche giorno fa, Conti “cerca di recuperare consenso offrendo sconti miracolosi, fino al 20%, con l’opzione ‘carbone pulito’, pur sapendo che non sarà affatto così”.
La direttiva europea dell’emission trading introdurrà già dall’anno prossimo un costo aggiuntivo per le centrali a carbone e, quindi, tale costo maggiorato del kWh prodotto dalle centrali a carbone potrebbe essere direttamente scaricato nelle tasche dei consumatori italiani, che peraltro sono penalizzati da una liberalizzazione ancora incompleta”. Promettere miracolose diminuzioni in bolletta – ha dichiarato il Wwf – costituisce un miraggio che si sa bene di non potere e non volere concretizzare”. Peraltro in nome di un carbone pulito “che al momento non esiste”: il Wwf annuncia che “chiederà conto all’Enel dell’uso di tale formula, che costituisce una comunicazione non corretta nei confronti dei cittadini”. Quanto costerà al consumatore italiano raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 “se il nostro Paese continuerà a incrementare le proprie emissioni aumentando la produzione a carbone? Moltissimo: e non si illuda l’Enel di far pagare tale prezzo a consumatori e a contribuenti”.

Anche Legambiente risponde alle dichiarazioni di Fulvio Conti, ribadendo che il carbone è “sempre la fonte fossile che in assoluto emette più anidride carbonica e che a tutt’oggi non esiste tecnologia che limiti questa emissione. “la drammatica situazione dei mutamenti climatici impone di ridurre le emissioni in atmosfera di CO2 e visto che l’Italia è tra i Paesi più in ritardo nella riduzione delle proprie emissioni, aumentare il carbone significa allargare ancora di più la distanza che ci separa dal raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto”.

A proposito di carbone nella produzione di energia elettrica, va detto che stanno emergendo nuove notizie sui consumi di questa fonte in Cina. Nel corso del recente convegno ASPO-6 in Irlanda (l’evento annuale dell’Association for the Study of Peak Oil&Gas) il professore Xiangqi Pang ha detto che il suo paese è diventato da quest’anno un importatore netto di carbone. A questo riguardo Ugo Bardi, dell’Università di Firenze, uno dei pochissimi italiani presenti alla conferenza, rileva che anche le prospettive generali del carbone non sono di così lungo termine e “non è probabilmente destinato a diventare quella manna di abbondanza che alcuni dicono”, nella speranza di ovviare alla scarsa offerta di petrolio e gas dei prossimi decenni. Sul picco di carbone il nostro portale aveva segnalato uno studio dell’Energy Watch Group sul picco mondiale stimato sorprendentemente al 2025 (“Carbone al picco).

LB

20 settembre 2007

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