Zero energy house in California

  • 15 Aprile 2009

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Nello Stato americano una legge in discussione preveda che tutte le abitazioni costruite dopo il 2020 producano almeno tanta energia quanta ne consumano. Una legge all'avanguardia nelle misure di contrasto al global warming.

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Dal 2020 chi compererà una casa nuova in California non dovrà più preoccuparsi delle bollette. Almeno se passerà la legge  presentata dalla democratica di San Diego, Lori Saldana, e attualmente in discussione. Secondo quanto stabilito dalla norma in questione infatti tutte le case costruite dal 1 gennaio 2020 in poi dovranno avere un “bilancio energetico zero”, dovranno cioè immettere nella rete elettrica almeno tanta energia quanta ne consumano, compresa sia l’elettricità che il gas naturale usato per il riscaldamento.

In California il settore residenziale pesa per il 30% dei consumi elettrici, soprattutto a causa degli impianti per il raffrescamento. L’autosufficenza energetica degli edifici si raggiungerebbe con tecniche costruttive che ne migliorino l’efficienza e con l’integrazione di impianti a fonti rinnovabili, primo fra tutti il fotovoltaico, ma anche minieolico e geotermia. Già l’anno scorso la proposta era stata approvata all’Assemblea ma poi bocciata al Senato. Ora torna favorita da un clima più incline alle misure anti global warming oltre che ammorbidita: il termine dal quale entrerebbe in vigore la nuova normativa, il 1 gennaio 2020, può essere posticipato nel caso i progressi in termini di riduzione dei costi del fotovoltaico non fossero veloci come si prevede.

Se la nuova legge fosse approvata sarebbe un esempio importante a livello americano e mondiale. Uno tra i molti che la California ha già dato. Complice l’inazione a livello federale sulle tematiche energetico-ambientali che ha caratterizzato l’era Bush, infatti, molti Stati americani hanno agito per proprio conto in questi campi. Tra questi la California è da tempo all’avanguardia in quanto a politiche per l’efficienza energetica e contro i cambiamenti climatici. Promotrice di un mercato della CO2 tra alcuni Stati di Usa e Canada, ha approvato i limiti più restrittivi in quanto a emissioni delle auto, ha incentivi sostanziosi per le rinnovabili, mentre decise misure per l’efficienza energetica sono in atto nello stato dell’Ovest già dagli anni ’70, con importanti effetti positivi sull’occupazione, come abbiamo raccontato su questo portale.

E i risultati californiani si vedono: i consumi di energia pro-capite dello Stato sono inferiori del 40% rispetto a quelli medi degli Usa nel loro complesso; l’intensità energetica, cioè l’energia e le emissioni per ogni dollaro di prodotto interno lordo, è più bassa del 20% rispetto a quella della Germania. E anche sulle rinnovabili la California sta andando molto bene: da lì viene il 24% della sua elettricità, contro il 15% della Germania e l’11% del Giappone. L’obiettivo è di arrivare al 33% entro il 2020. In California, infine, oltre a una fiorente industria del settore, si trovano alcuni degli impianti a fonti pulite più grandi al mondo: quello solare a concentrazione del deserto del Mojave (550 MW), il campo eolico da 7mila MW all’Altamont Pass e la gigantesca installazione geotermica dei Geysers, a nord di San Francisco. Se, dal 2020 in poi, le circa 200 mila abitazioni che si stima vengono costruite ogni anno in California, saranno energeticamente autosufficienti grazie alle fonti pulite decentrate il “golden state” potrà contare su un altro primato.

GM

14 aprile 2009
 
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