Gas, sempre più caro

  • 4 Marzo 2009

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I consumi di gas in Italia aumentano e a 10 anni dalla liberalizzazione la concorrenza non ha inciso sulle tariffe, cresciute del 16,5% in un anno. I dati di Yellow Book, lo studio sul servizio di distribuzione e vendita del gas naturale nel nostro paese.

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Gli italiani consumano sempre più gas e lo pagano sempre più caro: continua l’aumento del fabbisogno e, a dieci anni dalla liberalizzazione, i vantaggi per i consumatori non si sono concretizzati. È quanto emerge da Yellow Book, lo studio realizzato da Utilitatis e Federutility sul servizio di distribuzione e vendita del gas naturale in Italia (vedi allegato).
Dal 2000 ad oggi i consumi sono aumentati con una media annua del 2,4%; il consumo interno lordo al 2008 è arrivato a quasi 85 miliardi di mc standard. Gas per il quale l’Italia dipende sempre di più dalle importazioni: ormai quasi il 90% dei consumi nazionali. Nel 2007, circa il 64% delle forniture estere di gas naturale proveniva da due soli paesi, Algeria e Russia. Il gas destinato alla produzione termoelettrica ha superato per la prima volta nel 2007 quello distribuito ai consumatori, 32 milioni di metri cubi.

Lo studio si concentra proprio sulla distribuzione, mettendo in evidenza che la concorrenza, effetto della liberalizzazione, doveva stimolare non ha portato costi minori per i consumatori. Le tariffe del gas, aumentate del 16,5% nell’ultimo anno, sono infatti piuttosto uniformi su tutto il territorio nazionale e tra i vari fornitori: una media di 1.230 euro per un consumo annuo di 1.400 metri cubi, da cui i valori estremi si discostano poco. Solo 200 euro la differenza tra la regione più cara (il Lazio con 1.320 euro) e quella in cui si paga meno (il Trentino-Alto Adige con 1.124 euro).

Senza una grande differenza tra le offerte non si approfitta della possibilità di cambiare fornitore: lo fa solo il 3,1% di chi consuma meno di 5.000 metri cubi annui. Anche nei bandi di gara dei Comuni per l’affidamento del servizio, il prezzo all’utenza rimane un fattore piuttosto marginale: pesa solo per lo 0,5% nella scelta di un’offerta rispetto ad un’altra, mentre sono tenute molto più in considerazione l’importo del canone di affidamento (46,7%) e l’offerta tecnica (37%).

I prezzi del gas, questo il problema segnalato dal rapporto, sarebbero, infatti, ‘ingessati’ dalla pressione fiscale (33% sul totale della bolletta) e dai costi della materia prima. Le aziende, per competere tra loro, potrebbero agire in misura molto ridotta sul prezzo all’utente. “In pratica – commentano i redattori dello studio – è molto difficile che si avveri nel settore del gas, quanto avvenne in passato – ad esempio – nella telefonia (concorrenza tra operatori basata sui ribassi di prezzo)”.

Un motivo in più – aggiungiamo noi – per promuovere interventi di efficienza enegetica nelle abitazioni, che aiutino almeno a contenere i consumi.

3 marzo 2009

 

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