I limiti del grande fotovoltaico a terra

  • 4 Febbraio 2008

Alla luce dello "sciagurato" emendamento approvato in Finanziaria sul fotovoltaico per gli enti locali, Gianni Silvestrini spiega quali siano le perplessità di realizzare, allo stato attuale, grandi centrali fotovoltaiche a terra.

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Un’analisi sulla dinamica delle installazioni solari nel nostro Paese consente di evidenziare come il mercato sia in pieno movimento, con un ritmo di 1.000 installazioni al mese e un incremento di potenza che sfiora i 10 MW mensili. Questa accelerazione ha portato alla fine del mese di gennaio a 7.027 impianti (4.150 con il vecchio decreto e 2.877 con il nuovo schema) realizzati con il conto energia.

Considerando che con i programmi in conto capitale erano stati precedentemente installati circa 3.000 impianti, possiamo dire che in Italia si è superata la soglia dei 10.000 tetti solari!
In particolare, nell’ultimo mese si è registrato un incremento di 970 sistemi, prevalentemente (823) installati grazie al nuovo conto energia.
La stessa valutazione effettuata sul fronte della potenza porta a un valore complessivo a fine gennaio di 69,1 MW totali, disaggregati in 54,5 MW finanziati con il vecchio schema e 14,6 MW con il nuovo. Questo dato evidenza il fatto che ancora non sono stati collegati in rete gli impianti di grande taglia che utilizzano gli incentivi dell’ultimo decreto. La situazione è destinata però a cambiare notevolmente in futuro, sollevando notevoli preoccupazioni di cui si è già parlato nello scorso numero della rivista.

Ma è opportuno tornare sulla querelle tra grandi e piccoli impianti, perché la questione è destinata ad accentuarsi, anche alla luce di uno sciagurato emendamento approvato nella legge Finanziaria 2008 che prevede che “gli impianti fotovoltaici i cui soggetti responsabili sono enti locali sono considerati rientranti nella tipologia dell’impianto, di cui all’articolo 2, comma 1, lettera b3”. Detto altrimenti, se un ente locale realizza un qualsiasi impianto FV, prende la tariffa più alta, valida per gli impianti “totalmente integrati”.
Questa norma comporterà la calata di soggetti che cercheranno di convincere i Sindaci circa la bontà della realizzazione di grandi impianti a terra usufruendo del riconoscimento di 0,44 €/kWh.
Del resto notizie di progetti di centrali da 20, 40, 60 MW girano sempre più frequentemente (vedi articolo Qualenergia.it: “Errori solari in Sicilia“). La stessa Enel Si ha annunciato un programma di grandi impianti, a iniziare da quello di Montalto di Castro da 6 MW, in fase di realizzazione.

Vediamo, dunque, di riassumere sinteticamente le perplessità rispetto alla realizzazione in questa fase di centrali di grande taglia:

  • gli attuali costi elevati e i rendimenti modesti dei moduli consiglierebbero di aspettare qualche anno per lanciarsi su questa strada;
  • l’eventuale utilizzo di fondi pubblici per coprire il 20% del costo degli investimenti, opportunità concessa dall’attuale normativa, drenerebbe risorse che andrebbero molto più utilmente indirizzate per far decollare nel nostro Paese un tessuto vitale di industrie produttrici delle tecnologie solari;
  • l’Italia dovrebbe specializzarsi nell’integrazione architettonica (anche alla luce della norma contenuta nell’ultima Finanziaria che prevede l’obbligo del fotovoltaico in tutte le nuove costruzioni) acquisendo un know how esportabile anche all’estero;
  • prima di impegnare ampie superfici di suolo utilizziamo i chilometri quadrati disponibili sulle coperture degli edifici (47 secondo il rapporto della Commissione nazionale per l’energia solare reso pubblico a gennaio);
  • l’Italia non è attrezzata per la produzione su larga scala di celle, ma lo sarà nel medio periodo;
  • la realizzazione di maxi impianti potrebbe generare reazioni negative, con opposizioni legate anche all’impressione che si tratti di interventi speculativi (impariamo da quello che è successo con l’eolico);
  • al contrario la diffusione del fotovoltaico tra decine di migliaia di famiglie e operatori rappresenta la migliore garanzia che, anche in caso di cambio di Governo, prosegua l’incentivazione per questa tecnologia; il precedente della Germania, dove il cambio di coalizione non ha minimamente inficiato il sostegno al fotovoltaico, dimostra l’efficacia di una forte e diffusa pressione dal basso.

Gianni Silvestrini

4 febbraio 2008

Estratto di un articolo che verrà pubblicato sul numero di febbraio di “Fotovoltaici”.

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