Immaginatevi un tizio (il Sindaco di un piccolo Comune, per esempio) che dispone di certi terreni e ci pianta su alberi scegliendo le essenze più adatte perché ci crescano bene. Avrà fatto un beneficio a sé stesso e alla propria comunità. Oltre al concorso (per minimo che possa essere) alla riduzione dell’effetto-serra: avrà più ombra, più umidità, meno arsura l’estate… Forse anche, per le case lì intorno, meno energia da spendere nei condizionatori.
Perché ne parlo? È che siamo ossessionati dalle notizie sulla desertificazione che avanza al galoppo nel mondo: più di un quarto del territorio cinese, per esempio, fino in prossimità della stessa Pechino. Processi ormai irreversibili all’apparenza. Sarà perché lì c’è di mezzo lo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya col prosciugamento delle fonti del gran Fiume Giallo. Anche da noi nemmeno però non scherziamo, con i ghiacciai alpini in riduzione continua e il 27% del territorio nazionale interessato da processi di inaridimento: punte massime in Puglia con il 60%, in Basilicata col 54%, e il 47% in Sicilia e il 31% in Sardegna. Intendiamoci: il nostro inaridimento meridionale non è solo frutto dell’effetto-serra, c’è di mezzo da sempre il soffiare dei venti dal deserto nordafricano. Certo è che adesso le cose tendono a peggiorare anche lì.
Sogni, d’accordo. Che stanno a dimostrare però come nel nostro paese ci siano ancora possibilità di miglioramento della situazione climatica – in controtendenza rispetto agli andazzi mondiali – che non vengono colte. E che avrebbero effetti benefici sul nostro bilancio energetico, oltre che su quello idrico. Da fare oggetto di politiche governative, certo, ma che possono anche dipendere in larga misura da iniziative locali, o addirittura di singoli. Ce ne dovremmo ricordare più spesso.
di Fabrizio Giovenale
23 dicembre 2006