L’Italia continua a essere tra le ultime posizioni in Europa quanto a nuova potenza eolica installata.
Con i 526 MW realizzati nel 2022 (di cui 30 offshore), è al decimo posto della graduatoria pubblicata da WindEurope nelle sue statistiche eoliche relative allo scorso anno (link in basso), all’ottavo se consideriamo solo i Paesi Ue.
E le prospettive restano abbastanza fiacche: in Italia sono attesi “volumi limitati” di nuova capacità eolica nei prossimi 5 anni, si legge nel rapporto, di cui 3,6 GW a terra e solamente 800 MW offshore.
Nel complesso, in Europa si sono installati 19 GW di nuovo eolico nel 2022, in crescita del 4% sul 2021, la maggior parte sulla terraferma (87% del totale) con solo 2,5 GW di parchi offshore, arrivando così a una potenza cumulata pari a 255 GW.
La Germania è al primo posto con oltre 2,7 GW di nuovo installato, quasi tutto sulla terraferma, seguita da Svezia e Finlandia (2,4 GW a testa), poi Francia con circa 2 GW e una buona presenza di progetti offshore (480 MW).
La Gran Bretagna è il solo mercato dove il settore offshore ha dominato le nuove installazioni: 1,1 GW vs 502 MW di impianti a terra.
Guardando ai 27 Paesi Ue, si parla di 16 nuovi GW eolici sviluppati lo scorso anno. Nel 2022 i parchi eolici, considerando la Ue-27 più la Gran Bretagna, hanno generato 487 TWh di energia elettrica, coprendo il 17% dei consumi elettrici (6,4% in Italia con 20,3 TWh di generazione).
Tuttavia, segnala la lobby eolica europea, il ritmo delle nuove installazioni rimane troppo lento: per centrare i target 2030 su energia e clima, si dovrebbero aggiungere in media ogni anno circa 31 GW di eolico nella Ue, mentre WindEurope si aspetta circa 20 GW/anno per il periodo 2023-2027.
Per sbloccare la situazione, si legge nel rapporto statistico, servono essenzialmente tre strategie:
- semplificazione di regole e procedure;
- ridare fiducia agli investitori;
- potenziare le filiere industriali Ue nei vari segmenti che supportano nuova capacità eolica: stabilimenti produttivi, infrastrutture come porti, navi, reti elettriche.
Il problema è che nel 2022 gli investimenti eolici sono diminuiti. In particolare, sono stati annunciati nuovi investimenti per soli 13 GW (e nessun nuovo parco eolico offshore ha raggiunto la decisione finale di investimento), mentre gli ordini per nuove turbine sono crollati del 47% rispetto al 2021 (11 GW di ordini).
A pesare molto, evidenzia il documento, sono le pressioni inflazionistiche che hanno fatto aumentare del 25-40% i prezzi finali delle turbine, a causa dei maggiori costi dei materiali e di altri fattori di input (trasporti, logistica). Ciò ha avuto un impatto sui flussi finanziari attesi dagli operatori eolici, perché i prezzi delle aste delle energie rinnovabili non erano indicizzati ai rincari.
Per quanto riguarda il mercato elettrico, secondo WindEurope bisogna spingere di più sui contratti per differenza (CfD, Contracts for Difference) e sui contratti PPA (Power Purchase Agreement) di lungo termine, in modo da garantire certezza e stabilità ai progetti e ai ricavi attesi.
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