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Usa, la manovra sul clima da 369 miliardi di $ dopo l’inattesa svolta di Manchin

I democratici l'hanno definito potenzialmente "il più grande investimento sul clima nella storia degli Stati Uniti" e dovrebbe servire a raggiungere l'80% degli obiettivi climatici per il 2030 del presidente Biden.

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Il senatore della West Virginia Joe Manchin ci ha ripensato e, con una inattesa inversione di rotta rispetto agli ultimi nove mesi, ha presentato, assieme al leader della maggioranza democratica al Senato americano Chuck Schumer, una manovra da 369 miliardi di dollari per affrontare l’emergenza climatica.

La proposta di legge, intitolata “Inflation Reduction Act”, riformula in una cornice formalmente volta a combattere l’inflazione una serie di provvedimenti  per sostenere l’energia pulita, i veicoli elettrici, la riduzione dell’inquinamento e la sicurezza energetica e che erano originariamente contenuti in precedenti iniziative legislative,  come il famoso Build Back Better Act,  fatto naufragare a Natale proprio da Manchin, che ricordiamo, è rappresentante del secondo Stato Usa per produzione di carbone e generosamente finanziato dall’industria delle fossili.

Quello che sarebbe il più grande investimento di sempre degli Usa nella lotta al cambiamento climatico consentirebbe ai democratici di presentarsi alle elezioni di medio termine di novembre con un importante e inatteso successo politico.

Negli ultimi nove mesi, infatti, la continua opposizione del democratico Manchin alla spesa per il clima, in una legge di riconciliazione del bilancio che richiede il sostegno di tutti i 50 senatori democratici per essere approvata, aveva virtualmente bloccato la politica energetica e climatica del presidente Joe Biden, con l’ennesima battuta d’arresto arrivata solo due settimane fa, come accennato in un precedente articolo.

In estrema sintesi, la proposta di legge dovrebbe portare a una riduzione di circa il 40% delle emissioni di carbonio negli Stati Uniti entro il 2030 dai livelli del 2005, rispetto a un target di riduzione complessivo della CO2 del 50%. La proposta di legge servirebbe insomma a contribuire per l’80% al raggiungimento di tale obiettivo, sottoscritto dagli Usa con l’Accordo di Parigi.

La nuova proposta di legge da 369 miliardi di dollari da spendere in 10 anni è inferiore ai 555 miliardi di dollari previsti dal Build Back Better, bocciato l’anno scorso, e alle disposizioni della legge approvata dai democratici della Camera all’inizio di quest’anno.

Tuttavia, l’Inflation Reduction Act destina decine di miliardi di dollari all’estensione dei crediti d’imposta per la diffusione e la produzione di una lunga lista di tecnologie, tra cui l’energia eolica e fotovoltaica, le batterie, l’energia nucleare, la produzione di idrogeno, i veicoli elettrici, le pompe di calore e i sistemi di riduzione delle emissioni.

“Questa proposta di legge rappresenta davvero un enorme passo avanti verso investimenti intelligenti e una politica industriale lungimirante che può rendere gli Stati Uniti l’arsenale delle tecnologie pulite“, ha detto a Canary Media Harry Godfrey, amministratore delegato del gruppo commerciale Advanced Energy Economy, secondo cui la proposta mira sia a un sollievo di breve termine all’aumento dei costi dei combustibili fossili, sia a investimenti di lungo termine nella capacità industriale.

Qualche critica, molti consensi

Alcuni gruppi ambientalisti hanno espresso però disappunto per le importanti concessioni ai combustibili fossili incluse nella proposta di legge, senza le quali, probabilmente, non si sarebbe avuto l’appoggio di Manchin.

Il Center for Biological Diversity ha definito “uno schiaffo alle comunità che cercano di proteggersi dagli sporchi combustibili fossili” le disposizioni che prevedono la concessione di locazioni per l’estrazione di petrolio e gas insieme allo sviluppo di energia fotovoltaica ed eolica nelle terre federali e nelle acque territoriali.

Molti altri gruppi ambientalisti e dell’industria dell’energia pulita hanno comunque plaudito al disegno di legge come a un importante passo avanti nell’azione federale sul clima che molti temevano fosse ormai fuori portata, almeno prima delle elezioni di medio termine, e presumibilmente anche dopo, se i repubblicani dovessero rafforzarsi al Congresso o conquistare la Casa Bianca fra due anni.

“Per limitare i peggiori impatti del cambiamento climatico, dobbiamo compiere rapidi progressi nella transizione verso l’energia e i trasporti puliti in questo decennio. Con la gente che soffre per il caldo estremo, la siccità record e gli incendi diffusi, questo annuncio è una notizia più che gradita. È un sollievo“, ha dichiarato Johanna Chao Kreilick, presidente dell’Union of Concerned Scientists, in un comunicato.

Da notare che la proposta di legge è stata solo intavolata. Deve quindi essere ancora approvata sia al Senato che alla Camera Usa e che le misure in essa contenute potrebbero essere ancora soggette a modifiche.

Da conto capitale a conto esercizio

Fra le misure principali c’è la proroga di 10 anni dei programmi Production Tax Credit (PTC) e Investment Tax Credit (ITC), che finora sono stati il fulcro della crescita dell’energia fotovoltaica ed eolica negli Usa.

Si tratta di un cambiamento importante rispetto all’attuale politica dei crediti d’imposta per due motivi: l’attuale normativa prevede, infatti, per l’ITC dei progetti fotovoltaici un andamento decrescente dei crediti d’imposta dal 2022 al 2025 e per quelli eolici una scadenza già avvenuta alla fine del 2021. Con la  nuova proposta di legge, fotovoltaico ed eolico potrebbero continuare ad accedere a questi crediti per altri 10 anni.

Inoltre, se sarà approvata la nuova proposta di legge, i progetti fotovoltaici potranno passare dalle agevolazioni in conto capitale a quelle in conto esercizio – ricalcando la logica alla base dei vari Conti energia europei.

Gli impianti fotovoltaici potrebbero cioè per la prima volta accedere al PTC, che eroga crediti d’imposta in base all’energia prodotta nell’arco di 10 anni, a differenza dell’ITC, che consente agli investitori nel progetto di richiedere un credito d’imposta una tantum pari al 30% del valore del progetto.

Ciò potrebbe offrire ai progetti fotovoltaici un credito d’imposta più redditizio, visto che il costo degli impianti solari è in calo rispetto al valore dell’elettricità che produrranno nel tempo.

Altre agevolazioni

La proposta di legge, oltre a sostenere l’offerta di energie rinnovabili, mira anche a promuoverne una maggiore domanda, offrendo agli americani incentivi per l’installazione di pompe di calore, l’adozione di impianti fotovoltaici e l’acquisto di auto elettriche. Su quest’ultimo fronte, per esempio, i consumatori otterrebbero 7.500 dollari per un veicolo nuovo e circa 4.000 dollari per un veicolo usato fino al 2032, con alcune nuove restrizioni legate al luogo di produzione delle batterie e al reddito.

Circa 60 miliardi di dollari sarebbero destinati a questioni di equità e giustizia ambientale, con 15 miliardi di dollari da usare per l’energia pulita e la riduzione delle emissioni specificamente presso le comunità a basso reddito e più svantaggiate.

Altri  60 miliardi di dollari in incentivi e finanziamenti sono previsti per incrementare la produzione statunitense di tecnologie per l’energia pulita. La maggior parte di questi incentivi sarebbe destinata ad accelerare la produzione americana di moduli fotovoltaici, turbine eoliche, batterie e minerali critici, nonché a contribuire alla costruzione di impianti per la produzione di veicoli elettrici.

L’Inflation Reduction Act sarà aggiunto alla legge di riconciliazione del bilancio Usa 2022 e votato al Senato la prossima settimana.

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