Il Senato Usa passa il Big Beautiful Bill: stretta sulle rinnovabili

CATEGORIE:

Eliminati gran parte dei crediti fiscali per fotovoltaico, eolico, veicoli elettrici ed efficienza energetica. Avvantaggiati carbone, idrogeno e biocarburanti. Manca il secondo passaggio alla Camera.

ADV
image_pdfimage_print

Dopo tre giorni di negoziati frenetici, il Senato americano ha profondamente modificato i crediti fiscali previsti dall’Inflation Reduction Act (IRA), colpendo in modo molto duro il settore delle energie rinnovabili.

C’è voluto il voto dirimente del vicepresidente J.D. Vance per rompere l’impasse di una sfida finita 50 a 50, che sono diventati 50 a 51 per i Repubblicani con il voto di Vance.

Adesso, il disegno di legge, noto come One Big Beautiful Bill Act, uno dei pilastri dell’agenda economica del presidente Donald Trump, tornerà alla Camera per un voto finale sugli emendamenti approvati al Senato, voto il cui esito rimane molto combattuto e incerto.

Non è quindi ancora detto che il provvedimento passerà in via definitiva, ma il suo impatto sulle scelte di investimento è già tangibile.

Tagli immediati a fotovoltaico ed eolico

Sul fronte energetico, il cuore del provvedimento approvato al Senato è l’eliminazione dei crediti fiscali per nuovi impianti fotovoltaici ed eolici senza alcun periodo di transizione.

Unica eccezione: i progetti che iniziano la costruzione entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge. Questi potranno ancora usufruire delle detrazioni originarie dell’IRA, purché entrino in funzione entro il 2028.

La misura esclude invece gli altri segmenti della produzione a zero emissioni, come batterie, geotermia e idroelettrico, che manterrebbero quindi i crediti fino al 2034, anche se soggetti a nuove e rigide regole sull’origine dei materiali.

Un emendamento approvato al Senato ha mantenuto i crediti anche per il cosiddetto nucleare avanzato. Ma bisogna notare che l’IRA non consente alle aziende che lavorano sulla fusione nucleare di accedere ad alcun credito fiscale. Magari i repubblicani introdurranno crediti fiscali nuovi anche per questa tecnologia, ma l’incongruenza riflette una confusione di fondo da parte dei legislatori e il modo abbastanza raffazzonato e disorganico con cui viene condotta la politica energetica americana.

Le misure approvate ieri “colpiranno duramente le famiglie americane, eliminando i crediti che abbassavano i costi di energia e trasporti, e ridurrà la domanda di tecnologie energetiche avanzate prodotte in America”, ha dichiarato Heather O’Neill, presidente dell’associazione Advanced Energy United.

Secondo BloombergNEF, fino a 42 GW di nuovi progetti eolici e fotovoltaici pianificati rischiano ora di essere ritirati o posticipati a causa dell’incertezza normativa e della scadenza ravvicinata dei crediti.

Catene di fornitura nel mirino

Il disegno di legge introduce nuovi vincoli stringenti noti come regole FEOC (Foreign Entities of Concern), che escludono dai crediti i progetti con legami finanziari o industriali con aziende controllate da Cina, Russia, Iran o Corea del Nord.

Secondo il testo, già dal 2026 il 55% dei materiali di una batteria dovrà essere privo di componenti cinesi, soglia che salirà al 75% nel 2030.

Almeno 104 impianti statunitensi attivi o previsti per la produzione di moduli fotovoltaici o batterie rischiano di perdere l’accesso agli incentivi per via di partecipazioni cinesi, secondo l’analisi di Canary Media.

“Tutto dipenderà dalla guida interpretativa del Tesoro, ma il dipartimento è oggi sotto organico dopo l’ultima ristrutturazione voluta da Trump. Senza regole chiare, gli sviluppatori non avranno certezza sui costi e i progetti si bloccheranno”, secondo Robinson Meyer di Heatmap.

Stop a veicoli elettrici, efficienza e fotovoltaico domestico

Anche i crediti per veicoli elettrici, pompe di calore, infissi isolanti e impianti fotovoltaici domestici risultano drasticamente ridotti.

Chi vorrà comprare un’auto elettrica nuova o usata a condizioni agevolate avrà tempo fino al 30 settembre 2025. Gli sconti per colonnine di ricarica e ristrutturazioni energetiche domestiche scadranno entro fine anno o, al massimo, entro giugno 2026.

La Solar Energy Industries Association (SEIA), maggiore associazione del settore FV americano, stima che la fine dei crediti potrebbe mettere a rischio fino a 50mila posti di lavoro nel settore e rallentare installazioni per circa 20 GW nei prossimi tre anni

“Sebbene alcuni elementi positivi siano stati reinseriti, come il credito per il leasing dei pannelli, nel complesso il settore viene colpito in modo grave”, ha dichiarato Abigail Ross Hopper, presidente della SEIA.

Eccezioni per carbone, idrogeno e biocarburanti

Tra le disposizioni più controverse c’è la ridefinizione di “minerale critico”, che consente al carbone metallurgico, usato per produrre acciaio, di accedere ai crediti per le tecnologie avanzate.

Si tratta di una misura che rischia di incentivare le esportazioni di carbone più che rilanciare l’industria americana.

Per quanto riguarda l’idrogeno, dopo un’intensa attività di lobbying, il Senato ha esteso il credito per la produzione di H2 rinnovabile fino al 1° gennaio 2028, rispetto alla scadenza 2025 inizialmente prevista. La nuova data resta comunque più anticipata rispetto al 2033 stabilito dall’IRA.

Il disegno di legge favorisce infine la produzione di etanolo da mais, che continua a godere dei crediti per i combustibili puliti, e premia i progetti di estrazione potenziata di petrolio (enhanced oil recovery) che utilizzano CO2 catturata da impianti industriali per aumentare la produzione di greggio, offrendo crediti fiscali maggiorati.

Si tratta di un uso tecnico della CO2, ma con finalità esplicitamente estrattive, non climatiche, che peggiorano quindi l’impatto del settore.

Impatto fiscale: chi ci guadagna e chi ci perde

Secondo il Congressional Budget Office, il disegno di legge approvato al Senato aumenterebbe il debito federale di circa 3.300 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.

A fronte dei risparmi ottenuti dai tagli agli incentivi per energia pulita, veicoli elettrici ed efficienza, pari a circa 370 miliardi di dollari in totale, il provvedimento prevede infatti ampi tagli alle tasse per imprese, redditi alti e settori tradizionali dell’economia, che genererebbero quindi un impatto negativo di bilancio molto più ampio.

I principali beneficiari degli sgravi fiscali includono:

  • grandi aziende industriali ed energetiche (carbone, petrolio, acciaio, cemento)
  • agricoltura intensiva (etanolo da mais)
  • famiglie ad alto reddito.

Secondo il Tax Policy Center, circa il 60% del beneficio netto delle modifiche fiscali andrebbe al decile più alto della popolazione per reddito, mentre le famiglie a basso reddito perderebbero quasi del tutto gli incentivi legati a trasporti, abitazioni efficienti e altri benefici di tipo sanitario e sociale.

La nuova struttura del provvedimento risulta quindi regressiva sul piano ambientale, redistributivo e dunque sociale

Prossime tappe e incognite alla Camera

Dopo il voto al Senato, il disegno di legge è stato preso in carico dal House Rules Committee della Camera, dove la sua approvazione finale non è scontata.

I deputati repubblicani Ralph Norman e Chip Roy hanno già annunciato il loro voto contrario. Se il testo venisse ulteriormente modificato alla Camera, dovrà tornare ancora al Senato. Ma se passerà senza emendamenti, potrebbe essere firmato da Trump già il 4 luglio, come promesso.

La versione del Senato è meno punitiva della bozza iniziale, ma continua a pesare sul settore delle rinnovabili. Il comparto fotovoltaico è ancora scioccato dalla rapidità con cui è cambiata la traiettoria delle politiche energetiche americane (La furia di Trump contro le energie rinnovabili).

Secondo l’American Clean Power Association, i costi dell’energia elettrica potrebbero aumentare dell’8-10% nei prossimi anni, con ricadute dirette sulle bollette dei consumatori, a causa del rallentamento degli investimenti e della dipendenza maggiore dalle fonti fossili.

L’amministrazione Trump e quasi tutti i repubblicani al Congresso hanno insomma ribadito che gli incentivi per la transizione verde non sono più una priorità, mentre carbone, petrolio e agricoltura tradizionale ritornano al centro della politica industriale americana, anche se non necessariamente degli operatori energetici e industriali, che, pur fra maggiori difficoltà rispetto al passato, continuano a puntare sulle rinnovabili.

ADV
×
0
    0
    Carrello
    Il tuo carrello è vuotoRitorna agli abbonamenti
    Privacy Policy Cookie Policy