Le energie rinnovabili nel Mediterraneo accelerano, ma il traguardo di una vera transizione è ancora lontano.
La capacità di produzione nei paesi del bacino mediterraneo ha superato per la prima volta quella da combustibili fossili. Ma per raggiungere l’obiettivo di 1 TW (1.000 GW) entro il 2030, fissato dall’iniziativa TeraMed, il ritmo di crescita dovrà più che raddoppiare.
Attualmente si prevedono 626 GW entro il 2030, con un incremento di 311 GW, cioè quasi un raddoppio della capacità, rispetto ai 315 GW del 2023. Mancano però all’appello 374 GW per raggiungere quota mille, e serviranno in media 98 GW di nuova capacità rinnovabile l’anno, cioè più del doppio del ritmo attuale in media di nuovi 44 GW annuali.
“La potenza rinnovabile sarà più che raddoppiata entro il 2030 in base alle tendenze attuali, ma è necessaria una triplicazione per allinearsi a un percorso netto zero entro il 2050. Mentre i Paesi del nord e dell’est del Mediterraneo sono attualmente in testa alla diffusione delle rinnovabili, gli scenari di neutralità delle emissioni di carbonio… suggeriscono che gli sforzi futuri devono dare priorità ai Paesi del Sud del Mediterraneo”, si legge in un recente rapporto della società britannica di ricerche Ember.
Dalle fonti fossili alla cooperazione verde
Per decenni, l’energia è fluita da sud verso nord, sotto forma di gas e petrolio nordafricani esportati in Europa. Ma ora il Mediterraneo sta cercando di trasformarsi in un laboratorio di cooperazione energetica rinnovabile.
L’Unione Europea e diversi paesi della sponda sud hanno firmato accordi strategici, come quello tra Ue ed Egitto nel 2024, per sviluppare insieme fonti rinnovabili e tecnologie verdi.
L’iniziativa TeraMed, lanciata al Cairo nel 2024 con il supporto della Global Renewable Alliance e dell’Unione per il Mediterraneo, vuole catalizzare questa transizione. L’obiettivo è raggiungere appunto 1 TW di capacità rinnovabile installata nella regione entro il 2030, in linea con l’obiettivo globale stabilito alla COP28 di triplicare le rinnovabili a livello mondiale.
La potenza rinnovabile ha superato quella fossile
Nel 2023, la capacità installata di energie verdi nei Paesi mediterranei ha raggiunto 315 GW rispetto ai 293 GW delle fonti fossili. Nel Mediterraneo, tuttavia, pur avendo superato quella dell’elettricità fossile, tale capacità è distribuita in modo disomogeneo.
Le fonti principali sono state: fotovoltaico con 107 GW, eolico con 88 GW e idroelettrico con 108 GW. L’energia nucleare rappresenta altri 69 GW, ma solo nei paesi della sponda nord.
Nel dettaglio, i paesi dell’Europa meridionale (Francia, Spagna, Italia, Grecia) concentrano il 73% della capacità rinnovabile totale, pari a 230 GW. Seguono la Turchia con 58,5 GW e i paesi del Nord Africa con appena 12 GW, pari al 4%. Il resto della regione (Albania, Cipro, Croazia, ecc.) contribuisce con 14 GW.
Una crescita prevista di 311 GW entro il 2030
Sulla base dei piani nazionali esistenti, si prevede che la capacità rinnovabile del Mediterraneo raddoppierà entro il 2030, raggiungendo 626 GW. La crescita sarà trainata dal fotovoltaico, con 204 GW, e dall’eolico, con 89 GW, secondo il rapporto, consultabile dal link in fondo a questo articolo.
In valori assoluti, i paesi dell’Europa meridionale contribuiranno maggiormente all’espansione. In termini relativi, il salto più grande avverrà invece in Nord Africa. L’Algeria, ad esempio, passerà da 0,6 GW a 22 GW, con un aumento di quasi 40 volte in meno di sei anni.
Anche il Marocco continua a distinguersi: nel 2023 le rinnovabili coprivano già il 40% della capacità elettrica nazionale, con il Paese che punta a raggiungere il 52% entro il 2030.
Raddoppiare non basta, serve più del doppio
Anche con una crescita così rapida, i piani attuali non sono sufficienti per raggiungere l’obiettivo TeraMed di 1 TW, secondo Ember.
Come accennato, all’obiettivo mancano 374 GW, da colmare con 98 GW di rinnovabili l’anno fino al 2030. Ciò vuol dire che per passare dai 44 GW l’anno attuali al livello desiderato servono ulteriori 54 GW in più all’anno, principalmente da FV (37,5 GW) ed eolico (16,5 GW), ha indicato la società di analisi.
Per dare un’idea, 1 GW di potenza FV può alimentare circa 750mila abitazioni in un paese europeo. Un aumento di 54 GW l’anno equivale a fornire elettricità rinnovabile a oltre 40 milioni di case ogni anno.
Ma per arrivarci, bisognerà superare i limiti delle infrastrutture attuali, ammonisce Ember.
Reti, accumulo e flessibilità: le nuove sfide
Alcuni Paesi hanno tassi annuali impliciti di aumento della capacità che non sono lontanissimi da quello che servirebbe per raggiungere gli obiettivi. Ma raddoppiare o triplicare la potenza di impianti Fer non basta senza adeguare le reti elettriche.
Il problema non è cioè solo produrre energia pulita, ma riuscire a distribuirla in modo stabile e continuo. Secondo Ember, servono investimenti in:
- reti di trasmissione e distribuzione, per trasportare l’energia tra paesi e regioni;
- accumuli energetici, come batterie o impianti idroelettrici reversibili, per conservare l’energia prodotta quando la domanda è bassa;
- flessibilità del sistema, per gestire i picchi di domanda e l’intermittenza delle fonti solare ed eolica.
Lo stoccaggio energetico dovrebbe arrivare al 10% della generazione entro il 2050 per garantire una transizione a livelli netti di emissioni pari a zero, secondo l’Organizzazione Mediterranea per l’Energia e il Clima (pdf).
Una corsa possibile, ma non scontata
Fra il 2000 e il 2023, i paesi mediterranei hanno raggiunto, come detto, picchi di 45 GW l’anno di nuove installazioni. I target nazionali per il 2030 richiedono in media 44 GW l’anno; dunque, un ritmo già tenuto in passato.
Per avvicinarsi all’obiettivo di 1 TW bisognerà andare ben oltre. “Serviranno maggiore sostegno politico e incentivi finanziari per colmare il divario e sbloccare il pieno potenziale rinnovabile del Mediterraneo”, ha scritto l’analista Elisabeth Cremona, autrice principale del rapporto,
L’energia rinnovabile offre al Mediterraneo un’occasione per superare vecchie asimmetrie. Il passaggio da un sistema basato sull’esportazione di gas e petrolio a uno fondato su una cooperazione energetica sostenibile può rafforzare la sicurezza energetica, creare occupazione e stimolare lo sviluppo economico su entrambe le sponde (Mediterraneo, la sicurezza energetica anche per la sponda sud è nelle rinnovabili).
Per cogliere appieno questa opportunità non bastano obiettivi generici: serve accelerare, investire, cooperare. E soprattutto, condividere i benefici della transizione energetica, ha concluso Ember. In una parola, più cooperazione.
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