A partire dagli anni ’40 lo sviluppo dell’industria automobilistica ha portato alla dismissione di linee ferroviarie oggi spesso recuperate a favore del turismo lento e sostenibile.
In un caso australiano oltre al ripristino dei binari è stata fatta una trasformazione energetica del treno storico, sostituendo il motore diesel con pannelli fotovoltaici, così che il mezzo funzioni solo grazie all’energia solare.
E sulla base di questa esperienza, sulle sue caratteristiche tecniche e costi, abbiamo anche chiesto a Luigi Cantamessa, Direttore Generale della Fondazione FS Italiane, ente gestore del patrimonio storico delle ferrovie italiane, se interventi di questo tipo sono fattibili anche in Italia. Ma intanto descriviamo il progetto australiano.
Il treno storico solare in Australia
La Byron Bay Railroad Company ha restaurato un vecchio treno e riparato 3 km di linea ferroviaria, per fornire un servizio di collegamento tra due centri chiave della cittadina balneare Byron Bay.
Ora il treno funziona solo con l’energia del sole: sul tetto di entrambe le carrozze sono stati montati pannelli fotovoltaici curvi con una potenza di 6,5 kW (vedi foto), e sulla copertura del deposito del treno sono stati posizionati pannelli FV per 30 kWp.
Il 23% dell’energia generata da questo impianto su copertura vanno ad alimentare le batterie a bordo treno e il restante 77% viene immesso nella rete a beneficio della comunità locale.
Il treno è anche dotato di frenata rigenerativa, cioè utilizza l’energia frenante per ricaricare le batterie mentre il treno rallenta.
Uno dei due motori diesel è stato rimosso mentre l’altro rimane a bordo, non per il normale funzionamento del mezzo ma allorché dovesse fornire un backup di emergenza in caso di guasto elettrico.
Tutte le apparecchiature del treno sono alimentate dalle batterie agli ioni di litio, compresa la trazione, l’illuminazione, i compressori d’aria e i circuiti di controllo. Per ridurre il consumo elettrico tutte le luci sono state sostituite con LED.
I costi del treno solare in Australia
Per realizzare il progetto del Byron Bay Train sono stati utilizzati i fondi privati dell’investitore Brian Flannery, proprietario di un resort nella zona balneare.
Secondo quanto affermato da un Gruppo di Azione Locale nel report “The Northern Rivers Railway Restoration & Region Revitalisation Project”, i costi di intervento iniziali per il restauro e la trasformazione energetica, sia del mezzo che del deposito, erano pari a 2 milioni di dollari australiani (circa 1.360.000 €) per 3 km; quindi circa 660mila dollari AUS per km, corrispondenti a circa 450mila euro per km.
Successivamente, una volta valutata la fattibilità, è stato deciso di riattivare l’intera linea ferroviaria della contea di Byron, stimando un costo di ripristino – di ponti, stazioni e binari – compreso tra 1 e 2 milioni di dollari per chilometro.
Quello australiano non è l’unico modello esistente. Progetti simili a questo sono stati avviati anche in Regno Unito, India e in Argentina, sebbene finora in località relativamente piccole.
Un progetto del genere è fattibile in Italia?
Luigi Cantamessa, Direttore Generale della Fondazione FS Italiane ci ha detto che “si tratta di un progetto molto suggestivo e che potrebbe trovare applicazione anche nel nostro Paese. In particolare, immaginiamo la possibilità di riconvertire alcune locomotive diesel, trasformando l’alimentazione da diesel a batterie o a idrogeno, per trainare convogli di carrozze panoramiche su brevi tratti di ferrovie turistiche, offrendo ai visitatori un’esperienza di viaggio innovativa ed emozionante”.
Sappiamo che la Fondazione FS sta già lavorando in questa direzione e sperimenterà questa nuova tipologia di trasporto turistico sulla linea Palazzolo-Paratico/Sarnico.
E se un Comune volesse recuperare un tratto di ferrovia abbandonata e riattivare un trenino storico per scopi turistici (e non solo), quale è il primo passo che deve fare?
“È necessario rivolgersi al Gestore dell’Infrastruttura ferroviaria, che valuterà costi e fattibilità tecnica della riattivazione. Grazie alla legge 128/2017 in Italia, ad oggi, sono stati già recuperati per usi turistici quasi 1000 km di binari sospesi. Per i viaggiatori sarà possibile scoprire e riscoprire scorci panoramici dello Stivale rimasti per anni inesplorati, dal finestrino di un treno antico, con una rete di mobilità slow che avrà punti di incrocio tra ferrovie, cammini e ciclovie, permettendo l’interscambio tra treno turistico, amanti del cammino e biciclette”.
Secondo lei quali sono le maggiori criticità che si incontrerebbero nel realizzare un trenino estivo in zone remote e non elettrificate, sostituendo il motore diesel con quello elettrico o a idrogeno?
“Le difficoltà sono, in primis, burocratiche. L’iter relativo al rilascio delle certificazioni necessarie per far circolare locomotive o vetture panoramiche in Italia è particolarmente complesso e richiede parecchi mesi, se non anni. Un grande problema per un Paese che vuole fare del turismo uno dei suoi assi portanti”.