Per la transizione verde all’Ue serviranno 620 miliardi in più ogni anno

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Il successo della transizione dipenderà dalla garanzia di finanziamenti sufficienti e rapidi da parte del settore privato, di gran lunga superiori rispetto alle necessità. L'analisi della Commissione europea.

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Nei prossimi anni saranno necessari investimenti aggiuntivi complessivi pari a oltre 620 miliardi di euro l’anno per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e di RepowerEU.

È quanto indica la Relazione di previsione strategica 2023 della Commissione europea, pubblicata il 6 luglio. Nel documento, l’esecutivo europeo ha esaminato nella loro totalità le interazioni fra le dinamiche sociali ed economiche della sostenibilità, per chiarire le scelte e i costi-benefici che l’Unione dovrà affrontare in futuro.

La maggior parte dei fondi aggiuntivi dovrà provenire da finanziamenti privati, ma anche i bilanci degli Stati membri svolgeranno un ruolo importante.

L’Ue è già pronta a spendere 578 miliardi di euro, cioè almeno il 30% del suo bilancio, per azioni sul clima nel periodo 2021-2027.

Premesso ciò, secondo Bruxelles, la Banca europea per gli investimenti (Bei) dovrebbe assumere un ruolo maggiore, nel veicolare i 620 miliardi di euro aggiuntivi necessari ogni anno per finanziare i piani di sostenibilità menzionati sopra.

La Bei “dovrebbe fornire un sostegno più forte agli investimenti strategici rilevanti per le due transizioni [digitale e verde], come quelli nelle materie prime, nella tecnologia verde o nelle biotecnologie, soprattutto per i progetti all’avanguardia”, si legge nel rapporto. Per fare ciò potrebbe essere necessario rivedere ed ampliare il mandato della Bei.

Costi ancora sconosciuti

I costi e le conseguenze della crisi del clima e della biodiversità sono ancora sconosciuti,  sottolinea il rapporto, secondo cui è invece certo che i crescenti impatti degli eventi meteorologici estremi comportano già oggi gravi perdite economiche.

I danni, ad esempio, per la siccità ammontano a circa 9 miliardi di euro l’anno e quelli per le inondazioni fluviali a 7,6 miliardi di euro.

“Aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici in settori chiave come le infrastrutture di trasporto, il digitale, l’energia, l’immagazzinamento delle risorse, la salute, l’alimentazione, gli edifici o gli impianti di produzione richiederà risorse significative”, si legge nel rapporto, consultabile dal link in fondo a questo articolo.

Inoltre, la crescente frequenza delle catastrofi climatiche potrebbe rendere le assicurazioni inaccessibili per le famiglie e per molte imprese, aumentando ulteriormente la pressione sui bilanci pubblici.

L’imminente Rapporto europeo di valutazione dei rischi climatici fornirà ulteriori prove sui rischi legati al clima. Ma già da tempo è chiaro che la prevenzione sia essenziale. “Ogni euro investito in sistemi di allerta precoce rende in media 131 euro, grazie alle perdite e ai costi di risposta evitati, e ai benefici aggiuntivi per la società”, secondo la Commissione.

Sete di fondi  e ostacoli

Il successo della transizione dipenderà dalla garanzia di finanziamenti sufficienti e rapidi da parte del settore privato.

Pertanto, per il pubblico sarà fondamentale concentrarsi sullo sblocco degli investimenti privati, evitando di innescare una  gara di sovvenzioni tra le economie.

Il divario negli investimenti produttivi tra Ue e Usa è aumentato dopo la crisi finanziaria del 2008 e ha raggiunto il 2% del Pil nel 2022. Inoltre, gli investimenti privati sono ostacolati dalla mancanza di un vero mercato unico dei capitali e di una vera e propria Unione bancaria, osserva il rapporto.

Ciò impedisce di incanalare l’elevato risparmio presente in Ue verso il finanziamento della crescita futura, sebbene l’eccedenza del risparmio rispetto agli investimenti nell’Ue sia stata in media di quasi 300 miliardi di euro negli ultimi 10 anni.

Anche se le banche continueranno a svolgere un ruolo fondamentale, è necessario fare di più per diversificare le fonti di finanziamento.

Ad esempio, gli investimenti in capitale di rischio nell’Ue, sebbene stiano recuperando terreno rispetto agli Stati Uniti, sono ancora insufficienti. Ciò si traduce in un tasso di innovazione più basso, anche nel settore green, e nel fatto che il potenziale dei mercati dei capitali per finanziare le transizioni rimane sottosviluppato.

Questo è esacerbato dall’aumento dei costi dei prestiti, che aumenta anche le preoccupazioni sulla capacità del settore privato di effettuare gli investimenti necessari ora, in particolare nelle energie rinnovabili.

Le altre sfide chiave

Oltre alla sostenibilità, il rapporto identifica altre cinque sfide sociali ed economiche chiave:

  1. l’ascesa della geopolitica e la riconfigurazione della globalizzazione;
  2. la ricerca di un’economia sostenibile e del benessere;
  3. la crescente domanda di abilità e competenze per un futuro sostenibile;
  4. le crescenti crepe nella coesione sociale;
  5. le minacce alla democrazia e al contratto sociale.

La geopolitica diventa geoeconomia (verde)

Il mondo è sempre più diviso tra Occidente e Cina, e l’Europa non può restare a guardare. “Il tempo in cui la democrazia liberale era il modello più ovvio è finito”, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione, Maroš Šefčovič, nella conferenza stampa di presentazione del rapporto.

La Commissione prevede una “battaglia di modelli“, in una fase in cui l’Europa e gli Stati Uniti si scontrano con la Cina per attirare i Paesi in via di sviluppo dalla loro parte.

Appare sempre più evidente che il vecchio modello di globalizzazione, basato sul libero scambio e sulle catene di approvvigionamento mondiali, è finito. Stiamo invece entrando in una nuova era di “geoeconomia“.

Ciò significa che l’Europa deve ridurre le sue dipendenze strategiche da altri Paesi, anche sul fronte delle rinnovabili, sfruttando invece di più le proprie risorse interne e incrementando la produzione sul continente, rafforzando anche “le interconnessioni tra le politiche interne ed esterne dell’Ue, anche per irrobustire l’offerta e la narrazione dell’Ue sulla scena globale”, secondo la Commissione.

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