Tetti di prezzo al gas e forniture di greggio: verso il braccio di ferro fra Occidente e Russia

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Unione europea e G7 si preparano a introdurre i cosiddetti price cap. La Russia minaccia di sospendere le forniture di greggio verso i Paesi che adotteranno un tetto massimo di prezzo alle esportazioni russe.

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La possibile introduzione di tetti massimi di prezzo alle importazioni di gas e petrolio è sempre più al centro dell’attenzione dei Paesi più industrializzati.

Nel frattempo la Russia avverte che smetterà di fornire petrolio e prodotti petroliferi ai Paesi che adotteranno i cosiddetti “price cap”.

Le iniziative dell’Unione europea

“Stiamo esaminando a livello tecnico la questione del tetto al prezzo del gas e valutiamo tutte le possibilità“, ha detto la vicedirettrice generale per l’energia della Commissione europea, Mechthild Wörsdörfer, parlando ai deputati della commissione Industria del Parlamento Ue.

“Prima ascolteremo i ministri dell’energia”, che si riuniranno venerdì 9 settembre, “poi avanzeremo opzioni concrete. Durante la riunione plenaria dell’Europarlamento di Strasburgo, “la presidente Ursula von der Leyen terrà il 14 settembre il discorso sullo stato dell’Unione e posso assicurarvi che ci sarà molto sull’energia, con dettagli su misure per i prezzi“, ha precisato la dirigente.

I price cap per il gas, “possono essere di diversi tipi, come quello sulle importazioni dalla Russia, oppure applicati all’interno dell’Ue, sul mercato all’ingrosso o al dettaglio; stiamo valutando tutte le possibilità”, ha spiegato la funzionaria.

“Sul medio e lungo termine stiamo prendendo in considerazione una riforma del mercato dell’elettricità, ma ci vorrà del tempo, non arriverà domani”, ha precisato Wörsdörfer.

A settembre, l’Ue lancerà poi “una campagna di comunicazione sul risparmio di energia. Pensiamo che in questo momento sia un passo necessario insieme a tutti gli altri”, ha concluso Wörsdörfer.

La controreplica della Russia

Il vice primo ministro russo, Alexander Novak, ha avvertito che se i Paesi occidentali dovessero imporre un tetto al prezzo del petrolio russo, l’intero mercato petrolifero ne risulterebbe destabilizzato, mettendo in pericolo la sicurezza energetica mondiale.

Novak ha sottolineato che Mosca si rifiuterà di collaborare a condizioni non di mercato e che non fornirà petrolio e prodotti petroliferi ai Paesi che sosterranno i tetti ai prezzi delle forniture energetiche dalla Russia.

Da notare comunque che le dichiarazioni di Novak hanno riguardato solo il greggio e i suoi derivati, senza fare riferimento a eventuali tetti di prezzo nei confronti del metano, che è di maggiore interesse del petrolio per l’Ue.

Novak ha dichiarato che il Cremlino sta pianificando l’introduzione di un embargo a livello europeo delle forniture di petrolio via mare, che potrebbe entrare in vigore già nel dicembre 2022.

“Sono i consumatori europei e americani che pagheranno un prezzo pesante per questa mossa. Stati Uniti ed Europa pagano già prezzi elevati a causa di fattori destabilizzanti che accettano, come sanzioni e restrizioni”, ha aggiunto il vice primo ministro russo Novak all’agenzia RIA Novosti.

La posizione dei paesi del G7

Oggi, la questione di un tetto di prezzo applicabile al petrolio russo sarà affrontata anche dai ministri delle Finanze dei Paesi del G7, che secondo il Wall Street Journal approveranno la proposta del presidente americano, Joe Biden, per arrivare a definirne i dettagli a dicembre.

Nei giorni scorsi, durante un incontro col nuovo ministro delle Finanze britannico, Nadhim Zahawi, la segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen, ha spiegato che “in un momento in cui la guerra della Russia ha portato a prezzi energetici elevati a livello globale, un tetto massimo di prezzo è uno degli strumenti più potenti che abbiamo per combattere l’inflazione, garantendo un flusso stabile di greggio sui mercati mondiali a prezzi sostenibili”.

Zahawi, da parte sua, si è detto “fiducioso” sull’adesione degli alleati occidentali alla proposta di price cap, ma ha sottolineato che il successo dell’iniziativa richiederà la partecipazione di una “coalizione più ampia possibile” di Paesi, tra cui India, Turchia e Sud Africa.

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