Tegole e moduli fotovoltaici colorati verso una maggiore customizzazione

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Un breve punto sulle due principali soluzioni per l’integrazione architettonica del fotovoltaico, in particolare nelle aree vincolate.

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Moduli fotovoltaici colorati e vere e proprie tegole fotovoltaiche: spesso sono queste le due scelte a disposizione di proprietari di immobili che intendano installare un impianto casalingo in aree vincolate, dove la Soprintendenza o l’amministrazione locale di turno sovente hanno un approccio restrittivo verso il FV.

Quando scegliere l’una o l’altra soluzione, e a quali costi indicativi?

Tegole fotovoltaiche

“Le tegole fotovoltaiche vengono scelte, a differenza dei moduli colorati, quando il progetto di architettura prevede anche il rifacimento del tetto. In questo caso si predilige l’installazione già di tegole FV piuttosto che di un impianto tradizionale con moduli colorati. Viceversa vengono scelti i moduli colorati quando non sono previsti lavori di rifacimento del tetto”, ci ha detto Sofia Tiozzo Pezzoli, direttore tecnico del Gruppo STG, un’azienda che produce sia tegole FV che moduli colorati, oltre a una linea di vetri fotovoltaici per facciate, lucernai, balconi e altri tipi di coperture e rivestimenti trasparenti.

Al netto di eventuali prescrizioni delle Soprintendenze, questa prassi risponde soprattutto ad una logica di minimizzazione dei costi: là dove si debba comunque rifare il tetto, meglio prendere due piccioni con una fava, scegliendo tegole fotovoltaiche con caratteristiche strutturali e fisiche idonee alla realizzazione di una copertura, che non affrontare la doppia spesa per un tetto tradizionale ricoperto da moduli altrettanto tradizionali, pur colorati.

Le tegole fotovoltaiche sono cioè un prodotto per integrazione architettonica che di fatto sostituisce il tetto.

Hanno quindi prezzi di acquisto maggiori rispetto a quelli dei moduli colorati, ma in tale maggiore costo va compreso il doppio ruolo svolto dalle tegole, che sono allo stesso tempo elementi costruttivi e di generazione elettrica, ha detto la dirigente di Gruppo STG a QualEnergia.it.

Oltre all’estetica, ci sono cioè altre funzioni garantite dalle tegole fotovoltaiche, quali la tenuta all’acqua e la calpestabilità, come appunto nel caso delle normali coperture.

Il prezzo indicativo della tegola fotovoltaica tradizionale, non colorata, è di circa 1.000 euro per kWp, mentre il prezzo per l’installazione chiavi in mano di un impianto con lo stesso tipo di tegola è all’incirca sotto i 2.000 euro a kWp.

Per quanto riguarda invece le tegole colorate, la sola fornitura costa circa 1.500 euro per kWp, mentre il loro prezzo “chiavi in mano” è di circa 2.500 euro per kWp, secondo STG.

Moduli fotovoltaici colorati

Sul versante dei moduli colorati, esiste ancora sul mercato una doppia scelta: quella fra moduli con vetri colorati e moduli con celle colorate.

La differenza, come intuibile dal nome, è che nel primo caso si usano celle, solitamente monocristalline, tradizionali, cioè del tipico colore scuro, ricoperte all’esterno da un vetro colorato, spesso sulle tonalità del “cotto” o del verde. Nel secondo caso, invece, sono le celle stesse, all’interno del modulo, ad essere state colorate.

Questo secondo tipo risulta solitamente più costoso, in quanto prevede linee di produzione dedicate per le sole celle colorate, e quindi il mercato pare orientarsi sempre di più verso i moduli con vetri colorati, che possono sfruttare le stesse celle dei moduli standard, ha detto a QualEnergia.it Matteo Bonaldo, responsabile di processo di Trienergia, azienda che produce e vende moduli solari fotovoltaici di vario tipo, forma e dimensione.

L’efficienza di un modulo colorato varia a seconda del colore scelto. Per i moduli colorati più comuni, che riprendono tonalità abbastanza scure del cotto e del verde, l’efficienza è quasi la stessa, o comunque piuttosto simile rispetto a quella di un modulo tradizionale; si ha cioè una perdita di efficienza limitata, attorno al 5-10%.

Più chiaro è il colore del modulo, maggiore è la perdita di producibilità. Se volessimo installare dei moduli bianchi, l’efficienza risulterebbe inferiore anche del 50-60% rispetto alla potenza nominale, ci ha detto Bonaldo.

Per i moduli colorati più comuni, rosso-cotto e verde, bisogna calcolare 5,5 mq per kWp, ci hanno detto sia Gruppo STG che Trienergia, rispetto ai meno di 5 metri quadrati necessari per un kWp di moduli tradizionali.

Per quanto riguarda i costi dei moduli colorati, per colori comuni come il rosso-cotto o il verde, si può stimare un sovrapprezzo di circa l’80% rispetto ai moduli scuri tradizionali. Per colori meno comuni, il sovrapprezzo può arrivare anche al 100-110% e fino al 120%, quindi circa il doppio o poco più rispetto ai moduli standard.

In soldoni, ciò vuol che per la sola fornitura di moduli colorati, il cliente finale dovrà pagare circa 1.000 euro per kWp. Per l’installazione varranno invece i costi standard di posa di un normale impianto fotovoltaico su tetto.

Colori personalizzati

Per progetti dove la tinta sia un elemento centrale di una più spinta integrazione architettonici, è interessante sapere che è possibile chiedere anche una personalizzazione completa del colore, sia del vetro che della cornice. Si può andare cioè da aziende come Trienergia con uno specifico RAL e ottenere moduli dell’esatta tonalità desiderata, utili anche, per esempio, nel caso di installazioni di facciate ventilate su porzioni di edifici già esistenti.

È possibile ottenere questa customizzazione anche per acquisti molto piccoli, come il classico impianto da 3 kWp di una decina di moduli. È altrettanto utile sapere però che, soprattutto con l’ondata di richieste suscitata dal Superbonus, i tempi di attesa per ottenere queste personalizzazioni si sono dilatati da 3-4 mesi a 5-6 mesi.

Il futuro

Questa tendenza è indicativa della direzione in cui si sta muovendo il comparto dell’integrazione fotovoltaica in architettura.

Una sempre maggiore personalizzazione dei prodotti sarà probabilmente “il futuro prossimo” del settore, ha detto il responsabile processi di Trienergia, che già offre moduli a 42 celle più stretti del normale e di forma triangolare.

L’obiettivo è “arrivare a coprire l’esatta area nella sua interezza con moduli di dimensioni particolari, customizzate”.

Per fare questo, servirebbero soprattutto backsheet conduttivi di forma customizzabile, cioè basette elettroniche sottostanti su cui semplicemente poggiare le celle, non vincolate dal bisogno di ribbon classici per le connessioni.

“Serve implementare questo flusso di customizzazione e dipende dagli investimenti la possibilità di mettere in pedi la produzione di questi backsheet, che oggi vengono per lo più dalla Cina”, ha detto Bonaldo.

Collaborazione con le istituzioni

Un altro aspetto importante per una maggiore diffusione del fotovoltaico architettonicamente integrato o armonizzato, soprattutto nei centri storici, è il ruolo delle Soprintendenze.

“Sì, abbiamo avuto dialoghi con le soprintendenze per coordinare le esigenze energetiche e paesaggistiche in lavori che ci hanno visti coinvolti”, ci ha detto il direttore tecnico del Gruppo STG, testimoniando quindi un’attenzione delle istituzioni paesaggistiche locali anche nei confronti dei produttori.

È il caso, per esempio, del progetto di riqualificazione e bonifica attuato sull’Isola della Certosa a Venezia, cui il Gruppo STG ha partecipato e che ottenuto il Premio Speciale per l’Architettura Solare in Contesti di Pregio 2020, bandito da In/Arch.

Meno probante l’esperienza di Trienergia, che invece non si è vista coinvolgere in dialoghi di coordinamento con le Soprintendenze sulle soluzioni più appropriate da adottare.

Si tratta di un aspetto specifico della questione più vasta legata ai processi autorizzativi degli impianti a energie rinnovabili, sul cui miglioramento ci sono ancora ampi margini di crescita, per coltivare e sviluppare maggiormente un rapporto di collaborazione fra aziende, istituzioni e privati cittadini.

Immagini: Gruppo STG e Trienergia

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