Il quadro istituzionale per il fotovoltaico integrato negli edifici (“Building Integrated Photovoltaics”, o “BIPV”) è ancora poco sviluppato o non specifico per questa particolare tecnologia.
Il BIPV non è ancora considerato un vero e proprio prodotto per l’edilizia e le indicazioni su come conformarsi ai regolamenti edilizi sono limitate, e ciò ne complica l’implementazione, sfavorita anche da una tendenziale preferenza per il fotovoltaico “aggiunto” agli edifici (“Building Applied Photovoltaics”, o “BAPV”).
Gli incentivi sono generalmente rivolti al FV in senso più generico, ponendo il BIPV in una situazione di concorrenza, considerato un’opzione non ancora matura, con complessità e costi maggiori.
Queste le principali conclusioni che si possono trarre dal report “Analysis of Technological Innovation Systems for BIPV in Different IEA Countries” (link in basso), che propone un’analisi comparativa del mercato BIPV in sette Paesi: Spagna, Finlandia, Svezia, Italia, Australia, Austria e Paesi Bassi.
L’indagine è stata pubblicata nell’ambito delle attività dell’International Energy Agency Photovoltaic Power Systems Programme (IEA PVPS), un programma istituito nel 1993 con l’intento di “migliorare gli sforzi di collaborazione internazionale che facilitano il ruolo dell’energia solare fotovoltaica come pietra miliare nella transizione verso sistemi energetici sostenibili”.
Il contributo per la parte italiana è stato elaborato dal Gse in collaborazione con l’Università di Bergamo.
BIPV, una leadership italiana
La linea comune più evidente è che il BIPV esiste, tra tutti i Paesi analizzati, in un mercato di nicchia, anche se alcuni di questi sono significativamente più sviluppati di altri. L’Italia, ad esempio, è quello con la più alta capacità installata cumulativa: oltre 2,5 GW.
Tra gli altri, i Paesi Bassi contano circa 0,15 GW (dati 2021). L’Austria aveva una capacità installata annuale di 29 MW nel 2021, mentre lo stesso anno l’Australia è rimasta sotto il megawatt. Per gli altri Paesi non esistono stime sulla mole di installato BIPV, ma in generale del fotovoltaico su edifici (quindi BAPV + BIPV): 2,64 GW per la Spagna nel 2023, 0,76 GW per la Svezia nel 2022 e 0,08 GW per la Finlandia nel 2019.
Le soluzioni BIPV per coperture discontinue che utilizzano moduli FV di dimensioni regolari sono una delle applicazioni principali in tutti i mercati, ad eccezione della Spagna. Inoltre, sembra che alcuni mercati nazionali propendano per le coperture (Australia, Italia, Svezia e Paesi Bassi), mentre altri mercati privilegiano le facciate (Spagna) oppure entrambe le soluzioni (Austria).
I due Paesi più attivi nel campo delle proprietà intellettuali, in base all’analisi dei brevetti depositati e concessi, sono i Paesi Bassi e ancora una volta l’Italia.
Tutti i mercati analizzati soffrono però di una scarsa diffusione delle conoscenze (nell’industria delle costruzioni e nell’amministrazione pubblica) e di un’insufficiente attenzione alla formazione di un mercato, ad esempio attraverso incentivi specifici.
Inoltre, la creazione di capitale sociale è “scarsa” in quasi tutti i Paesi analizzati, il che ostacola la legittimazione di questa applicazione, la relativa mobilitazione delle risorse e la sperimentazione imprenditoriale necessaria per farla proliferare.
Cosa frena il fotovoltaico integrato in edilizia?
A frenare l’espansione di questa tecnologia pesa anche il fatto che nessuna normativa internazionale o nazionale riconosca i moduli BIPV come prodotti da costruzione. Capita a volte che i prodotti BIPV non siano ammissibili negli interventi di ristrutturazione energetica.
In generale, il settore delle costruzioni e quello dell’energia solare sono percepiti come industrie distinte con approcci diversi. La prima è tendenzialmente meno avversa al rischio e vede con scetticismo soluzioni innovative che hanno ancora bisogno di prove di sicurezza, affidabilità e sostenibilità.
Generalmente architetti e professionisti dell’edilizia di solito escludono le componenti fotovoltaiche nelle prime fasi di progettazione, preferendo trattare il FV come un elemento aggiuntivo piuttosto che considerare cambiamenti radicali in fase di progettazione.
Quanto alla scalabilità, i sotto-mercati BIPV vengono divisi nell’analisi in due grandi settori. Il primo prevede un’ambiziosa integrazione architettonica dell’impianto fotovoltaico nell’edificio, spesso con qualità architettoniche uniche. Le soluzioni BIPV in questo percorso tendono ad avere un alto grado di personalizzazione. Le applicazioni tipiche sono tetti discontinui con moduli a tegola o facciate continue.
Il secondo è quello in cui l’integrazione architettonica è meno ambiziosa e si concentra maggiormente sull’uso di moduli di dimensioni regolari prodotti in serie. Qui le applicazioni più frequenti sono le coperture discontinue con moduli, appunto, di dimensioni regolari.
La maggior parte dei Paesi dispone di una base commerciale che consentirebbe al primo settore di esistere come (piccola) nicchia di mercato, ma le soluzioni standardizzate sono quelle con una maggiore possibilità di raggiungere una economia di scala.
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