Superbonus, la conversione del DL arriva in Gazzetta

Intanto il Cresme ipotizza il rischio di tornare sotto i livelli del 2019 per il mercato delle riqualificazioni.

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Si chiude il cerchio sul lungo processo che ha portato a modificare nel profondo il Superbonus. Sulla Gazzetta ufficiale n. 123 del 28 maggio, infatti, è stata pubblicata la legge 23 maggio 2024, n. 67, di conversione del DL 39/2024.

La prescrizione più nota del nuovo corpus normativo è il cosiddetto “spalma crediti” per il quale le detrazioni Irpef relative a 110%, Sismabonus e Bonus barriere architettoniche maturate dal 1° gennaio 2024 saranno dilazionate in dieci anni.

Tra le misure di rilievo l’estensione alla maggior parte degli interventi di uno stop a cessione del credito e sconto in fattura, a eccezione degli interventi in aree colpite da sisma, seppur entro limiti prestabiliti di spesa. Appositi fondi per la riqualificazione energetica vengono comunque istituiti per Terzo settore e comuni terremotati.

Decade anche la remissione in bonis, sono previsti limiti all’uso in compensazione dei crediti per chi ha debito con l’Erario superiori ai 10.000 euro e si prevede una stretta sulle misure antifrode in materia di cessione dei crediti Ace.

In capo ai Comuni l’obbligo di segnalare alla Guarda di Finanza e all’Agenzia delle Entrate l’eventuale inesistenza degli interventi edilizi ammessi alle agevolazioni. Infine, con la conversione del DL arrivano alcune precisazioni sulle misure del Piano Transizione 5.0 per l’incentivazione di efficienza e Fer alle imprese.

Lo scenario post 110% secondo il Cresme

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non sancisce la parola “fine” alla grande discussione pubblica che si è accesa su questo provvedimento. Tra gli ultimi interventi si registra quello del centro di ricerca Cresme, per il quale “prima di Superbonus e bonus facciate, tra 2023 e 2019, il mercato degli interventi incentivati in riqualificazione edilizia ed energetica valeva annualmente 28 miliardi di euro correnti l’anno; nel 2023 si è arrivati a quasi 84 miliardi” e la stima 2024 è di 95 miliardi. “È evidente che, finiti i super-incentivi, se va bene si tornerà ai livelli del 2019, sempre che le condizioni rimangano quelle di allora. Altrimenti bisognerà avviare altri calcoli, come sembra probabile”.

L’analisi è stata fatta annunciando la pubblicazione, il 27 giugno, del XXXVI Rapporto congiunturale e previsionale del Cresme, per il quale “le costruzioni con il superbonus sono diventate l’orco cattivo dell’economia italiana, quando si può dimostrare che la quota degli investimenti incentivati andati alle imprese di costruzioni si possa stimare tra il 20 e il 25% del totale; il resto è andato a industria, commercio, progettisti e piattaforme tecnologiche, banche, intermediari finanziari, Iva, Irpef e oneri sociali. Insomma, a tutta l’economia”.

 

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