Da quando è iniziata la pandemia nei primi mesi del 2020, l’Italia ha destinato almeno 5,3 miliardi di dollari di soldi pubblici a misure e politiche (alcune del tutto nuove, altre esistenti e in parte modificate dal governo) volte a supportare le diverse forme di energia.
E la fetta maggiore, ben 4,2 miliardi di dollari, è servita a finanziare i combustibili fossili mentre solamente 500 milioni sono stati indirizzati verso le tecnologie pulite, come le fonti rinnovabili.
Lo riferisce il sito web Energy Policy Tracker (link in basso) con una nota aggiornata al 24 marzo 2021. Energy Policy Tracker, ricordiamo, è un database internazionale che monitora la finanza pubblica dei vari paesi nei settori energetici, con particolare riferimento ai pacchetti di ripresa economica post-Covid.
Più in dettaglio, dal database emerge che il nostro paese da inizio 2020 ha supportato con circa 3,8 miliardi di dollari le fonti fossili più inquinanti, quelle che rientrano nella categoria unconditional fossil fuels vale a dire, risorse energetiche senza alcuna restrizione ambientale che permetta di ridurre le emissioni.
Sui conti pesano soprattutto i vari bonus per chi acquista nuove auto benzina/diesel Euro 6 e il nuovo salvataggio di Alitalia con 3 miliardi stanziati dal decreto Rilancio, privi di qualsiasi condizionalità ambientale.
Il grafico sotto, realizzato da Energy Monitor sui dati di Energy Policy Tracker, evidenzia bene il quadro.
Alle energie pulite e alla mobilità sostenibile, in sostanza, finora nelle politiche di stimolo economico post-Covid sono state elargite molte meno risorse in confronto ai settori fossili.
Ora tutti i fari sono puntati sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che dovrebbe invece accelerare la transizione energetica verde.