La sfida delle comunità energetiche solidali nella capitale

L'ambizioso progetto di Comunità energetiche solidali (CERS): costituire CER nella forma di Ente del Terzo Settore attraverso la procedura di co-progettazione. Ne parliamo con Edoardo Zanchini, direttore dell’Ufficio di scopo Clima di Roma Capitale.

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Il 19 luglio l’Assemblea Capitolina ha approvato il Regolamento per la messa a disposizione di aree e impianti solari fotovoltaici di Roma Capitale a favore di Comunità Energetiche Rinnovabili Solidali (CERS) (pdf).

Ha inoltre dato mandato al Direttore dell’Ufficio di scopo Clima, promotore della proposta, di procedere alla redazione e alla approvazione dei modelli e della modulistica utili alla sua applicazione.

Con lo scopo di agevolare la realizzazione di Comunità energetiche solidali (CERS) nella capitale, il regolamento prevede che possano essere costituite CER nella forma di Ente del Terzo Settore attraverso la procedura di co-progettazione.

Ai fini della condivisione dell’energia, il Comune di Roma mette a disposizione impianti di fonti rinnovabili e aree per la realizzazione di impianti rinnovabili di proprietà o in disponibilità dell’Amministrazione.

Si tratta di un’iniziativa molto ambiziosa per la complessità intrinseca nella sua gestione, appunto, condivisa e partecipata.

Con Edoardo Zanchini, direttore dell’Ufficio di scopo Clima di Roma Capitale, abbiamo cercato di cogliere sia lo spirito dell’iniziativa e le sue finalità che le implicazioni operative per l’organizzazione e la gestione di un progetto tanto ambizioso.

Amministrazione condivisa e co-progettazione per gli Enti del Terzo settore

Sono tre le specificità, e relative normative di riferimento, che caratterizzano l’iniziativa i cui destinatari sono Enti del terzo settore (ETS), che devono essere iscritti al Registro Unico per gli Enti del Terzo Settore {RUNTS) prima della sottoscrizione della convenzione:

  • co-progettazione: è il procedimento amministrativo finalizzato alla definizione, ed eventualmente, alla realizzazione di specifici progetti di servizio o di intervento finalizzati a soddisfare bisogni definiti, anche sulla base dell’attività di co-programmazione svolta dall’Amministrazione (art. 55 del Codice del Terzo Settore (CTS) e del Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali n. 72 del 31 marzo 2021);
  • patto di collaborazione per l’amministrazione condivisa: è l’atto attraverso il quale Roma Capitale, i cittadini attivi, definiscono l’ambito degli interventi di amministrazione condivisa dei beni comuni materiali e immateriali sul territorio (articolo 11 della Legge 7 agosto 1990, n. 241 e ss.mm.ii. e Deliberazione di Assemblea Capitolina n. 102 del 23 maggio 2023, Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni materiali e immateriali di Roma Capitale)

“Si tratta di una iniziativa molto sfidante, di cui siamo consapevoli – conferma Zanchini – ma è vero che se si vuole lavorare con i cittadini e con il Terzo Settore, le innovazioni introdotte, in particolare nel Codice del terzo Settore, offrono strumenti importanti”.

“Siamo altrettanto consapevoli della legittima preoccupazione degli Uffici – continua – in particolare nei 15 Municipi di Roma che mettiamo al centro di questo percorso a cui daremo supporto attraverso tre direttrici. Forniremo i template di tutta la modulistica necessaria a gestire il processo, l’Ufficio Clima darà supporto durante tutta la fase procedurale e tecnica insieme al Dipartimento delle Politiche sociali per sua natura già avvezzo a procedure di questo tipo”.

Modalità di partecipazione: convenzione e destinazione degli incentivi

Per l’attivazione dei procedimenti sarà pubblicato un apposito avviso pubblico, ma si potrà anche presentare una proposta argomentata per l’attivazione della procedura di co-progettazione per aree e impianti da cui si evinca:

  • l’idea progettuale, comprensiva della fattibilità tecnico-economica e del piano di rientro dell’investimento;
  • le attività in carico al partenariato del privato sociale, comprese le attività di manutenzione;
  • le eventuali richieste, anche con riferimento alle risorse messe a disposizione;
  • l’impegno a effettuare tutte le modifiche statutarie necessarie in materia di comunità energetiche rinnovabili e che attestino la natura di comunità energetica solidale, all’esito positivo della fase procedimentale e prima della sottoscrizione della convenzione

La Convenzione che sarà stipulata tra l’Amministrazione, il Municipio e l’ETS definirà, tra l’altro, la durata del rapporto, tenendo conto della durata degli incentivi, gli impegni comuni, Il piano economico e finanziario dell’iniziativa, sanzioni e ipotesi di revoca.

“Roma Capitale – spiega Zanchini – riqualificherà energeticamente 211 scuole e numerosi edifici di proprietà del Comune su cui saranno installati impianti fotovoltaici. Sono questi gli impianti che saranno offerti agli Enti del Terzo Settore per l’avvio delle CERS. Invece nel caso in cui un ETS volesse realizzare a proprie spese un impianto per una CERS potrebbe avanzare una proposta per utilizzare un tetto di proprietà del Comune ubicato nell’area di interesse”.

A seconda dei casi, pertanto, l’ETS potrà evitare l’impegno finanziario per la realizzazione dell’impianto accollandosi, in entrambi i casi, l’onere di organizzare e gestire la comunità energetica utilizzando quota parte degli incentivi ventennali per rientrare dei costi sostenuti.

Saranno inoltre definite le regole sottostanti alla Valutazione di Impatto Sociale. E qui si apre il tema della sua definizione e misurazione. Quali sono i criteri di valutazione e di selezione dei progetti? (Finanziare l’impatto sociale: gli strumenti per misurarlo e potenziarlo).

Va considerato anche che il regolamento prevede che la destinazione degli incentivi derivanti dalla condivisione dell’energia a finalità o progetti diversi da quelli concordati potrà dar luogo alla revoca della convenzione.

“Abbiamo cominciato a ragionare e confrontarci sul tema anche con esperti ma – spiega Zanchini – l’idea è quella di partire fissando dei temi e degli obiettivi che vogliamo perseguire anche in considerazione di quanto previsto dal Codice del Terzo Settore. Sarà poi nell’interlocuzione tra il Municipio e il proponente che verrà fuori il progetto. Naturalmente l’attenzione è rivolta primariamente a obiettivi sociali, prevedendo il coinvolgimento di famiglie in condizione di vulnerabilità energetica privilegiando eventualmente soggetti che già forniscono supporto a soggetti fragili. Saremo in grado di fare valutazioni più accurate quando avremo uno storico a cui riferirci”.

C’è poi il caso che due ETS possa presentare progetti diversi rispetto a una stessa superficie/impianto. Come si dirime questa eventuale competizione?

“Ciò che generalmente si ignora – spiega il Direttore dell’Ufficio Clima – è che il Codice del Terzo Settore prevede che in caso di più proposte su uno stesso oggetto, i soggetti coinvolti debbano cooperare ed elaborare un nuovo progetto condiviso. Anche questa è una sfida che tuttavia non può che far nascere proposte migliori e più sostenibili”.

L’iniziativa romana è veramente impegnativa, ma è proprio una simile sfida che la rende interessante.

L’obiettivo, naturalmente, è quello di agevolare la realizzazione di CER Solidali (CERS) nel Comune di Roma mettendo a disposizione impianti fotovoltaici e superfici di proprietà del Comune. Quante CERS? Quanti e quali i soggetti dovranno poter beneficiare dell’iniziativa?

“Abbiamo sin qui avuto una lunga interlocuzione con il Terzo Settore e con il Coordinamento CERS di Roma che ci hanno accompagnato nella costruzione di questo percorso – dice Zanchini – e che continuerà dopo l’introduzione del Regolamento approvato. Riguardo ai numeri si tratta di una previsione difficile a farsi, posto che abbiamo delle scadenze molto ravvicinate per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi, PNRR e altri, che va a braccetto con il lavoro di progettazione e connessione degli impianti e con i tempi di approntamento dell’organizzazione nei Municipi”.

“L’obiettivo potrebbe essere quello di avere per la fine del 2027 qualche decina di CERS costituite. Può sembrare poco, ma significherebbe avere vinto la sfida di aver costruito un nuovo modello replicabile. Non ci fossero i vincoli temporali sui fondi sarebbe più facile, ma le CER non finiscono certo nel 2027”.

Se sarà mantenuta elevata l’asticella della qualità e del percorso di costruzione, realizzazione e gestione dei progetti, ne beneficerà prima di tutto il generale livello di partecipazione dei cittadini, e quindi il grado di democrazia.

Gestendo e superando le complessità intrinseche nei percorsi di co-progettazione, concetto sconosciuto ai più e poco più che nozione astratta per chi ne ha sentito parlare o l’ha anche studiato, ma forse già nelle corde dei Dipartimenti delle Politiche Sociali, si potrebbe determinare anche un generale miglioramento organizzativo e apprendimento per la Pubblica Amministrazione in termini di amministrazione condivisa.

Infatti, se dagli Uffici di Roma Capitale nascono strategie, strumenti e regole questi vanno poi declinati in base alla conoscenza e ai bisogni del territorio, competenze tipiche degli Uffici decentrati e quindi dei Municipi, in uno schema di comunicazione circolare che coinvolge i diversi settori dell’Amministrazione, gli ETS e i cittadini.

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