Se FCA vuole il prestito garantito dallo Stato, punti sui veicoli a zero emissioni

Transport & Environment e Kyoto Club in merito al prestito di 6,3 miliardi di euro con garanzia pubblica chiesto dalla casa: ogni aiuto dovrebbe essere vincolato alla creazione di un’industria automobilistica italiana "nuova".

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Fiat Chrysler Automobile (FCA) dovrebbe impegnarsi a incrementare la produzione in Italia di modelli a zero emissioni prevista per il 2023, ottenere il supporto del governo per la creazione di una gigafactory italiana per la produzione di celle di batterie, destinare il budget Ricerca e Sviluppo alla catena di valore dei veicoli elettrici.

Ogni finanziamento o garanzia pubblica richiesta da FCA dovrebbe essere vincolato alla creazione di un’industria automobilistica italiana robusta, moderna e lungimirante. Questo significa supportare la produzione di veicoli a zero emissioni in Italia, creando contemporaneamente posti di lavoro.

È questa in sintesi la posizione di Transport & Environment (T&E), il principale gruppo di associazioni non governative in Europa che si batte per la mobilità sostenibile e Kyoto Club, associazione italiana che si occupa di clima e membro di T&E, in merito alla questione del prestito di 6,3 miliardi di euro chiesto da FCA e garantito dallo Stato.

Il gruppo di associazioni ha lanciato oggi il nuovo report “Can electric cars bit the COVID crunch?” (vedi QualEnergia.it) che quantifica gli investimenti di industria automotive e governi su auto elettrica in Ue nel 2019.

Secondo i ricercatori, non ci sono dubbi: il mercato dei veicoli elettrici gode di ottima salute, e l’aumento degli investimenti nello scorso anno ha generato un boom senza precedenti delle vendite dei veicoli elettrici in Europa nei primi mesi del 2020.

Stando allo studio, complessivamente, nel 2019 l’industria e i governi dell’Unione hanno stanziato 60 miliardi di euro per la produzione di veicoli elettrici e batterie in Europa.

Si tratta di una somma 19 volte più grande rispetto ai soli 3,2 miliardi di euro garantiti in Europa due anni fa – quando le case automobilistiche europee investivano in Cina.

Un traguardo, continua il rapporto, che è stato reso possibile grazie alla spinta regolatoria degli obiettivi UE relativi alle emissioni di CO2 delle auto nuove, entrati in vigore quest’anno (il famoso target UE dei 95 g/km) che ha di fatto obbligato l’industria ad investire nella mobilità elettrica in Europa.

Ad oggi le case europee hanno investito 3,5 volte più in Europa che in Cina in auto elettriche e batterie e l’Europa è sulla buona strada per riprendersi la leadership globale dell’industria automotive.

Ogni tipo di aiuto post Covid – secondo T&E – deve capitalizzare su questi investimenti. Il successo nel mercato dell’auto elettrica è oggi la politica industriale dell’Europa e i decisori politici devono fare la loro parte, condizionando i piani di salvataggio al sostegno di una ripresa verde che dia la priorità alla produzione di veicoli del futuro come richiesto dal Green Deal europeo.

FCA nel 2019 ha investito oltre 1,7 miliardi di euro nelle fabbriche in Italia per la produzione di veicoli ibridi plug-in e veicoli elettrici, come la nuova versione della Fiat 500e. Ed è proprio alla vigilia del lancio del nuovo modello 500e che l’azienda presieduta da John Elkann ha chiesto un prestito a tasso agevolato di 6,3 miliardi di euro, garantito dallo stato. Un aiuto statale, secondo T&E, che deve essere vincolato ad una green and just transition dell’industria italiana dell’automobile.

Infine, sottolinea T&E, per consentire all’Europa di guidare la mobilità elettrica globale, i legislatori dell’Ue dovrebbero rivedere al rialzo gli obiettivi di riduzione della CO2 per le auto al 2030. Secondo l’associazione, l’Ue dovrebbe inoltre garantire che a partire dal 2035 possano essere venduti in Europa solamente i modelli a emissioni zero.

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