E se facessimo un po’ di fotovoltaico lungo le nostre autostrade?

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L'idea di installare pannelli solari lungo le autostrade non è nuova, ma in Svizzera l’ufficio federale delle strade ha pensato ad una soluzione semplice e pragmatica. E da noi che piani ha Autostrade per l'Italia?

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Si dice sempre che il fotovoltaico abbia grossi problemi di spazio.

Dovendo occupare circa 10 kmq per ogni GW installato, e producendo in Italia quel GW solare “solo” 1,2-1,3 TWh in un anno, per coprire tutti i 300 e passa TWh di elettricità consumati ogni anno nel nostro paese, bisognerebbe coprire di pannelli 2.300 kmq di territorio, circa i 2/3 della Val d’Aosta.

In realtà ne servirebbero anche di più, perché, a causa dello sbilanciamento di produzione fra estate e inverno nella stagione calda occorrerebbe produrre abbastanza da compensare il calo invernale, per esempio convertendo l’elettricità in idrogeno e poi riutilizzandolo quando di sole ce n’è meno.

Vista la pessima efficienza di questa conversione, probabilmente servirebbe una superficie per il fotovoltaico almeno doppia, così da produrre abbastanza idrogeno in estate e superare il fabbisogno invernale.

Quindi volendo far andare l’Italia con il solo solare (ipotesi del tutto teorica, ovviamente, essendoci altre fonti rinnovabili utilizzabili), servirebbe una superficie coperta di pannelli di circa 5000 kmq, poco meno della Liguria.

È tanto? No, se si considera che si tratta comunque solo di 1/60 della superficie italiana. Però non così poco se si considera che gran parte del nostro territorio è costituito da foresta e montagna, con il resto densamente popolato e coltivato.

Anche fermandoci all’obbiettivo più realistico di altri 40 GW di solare al 2030, come da Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), servirebbero comunque altri 400 kmq da dedicare a questa tecnologia.

La prima idea che viene in mente a tanti per evitare conflitti sull’uso del suolo, è quella di mettere il FV sui tetti: in Italia ce ne sono per circa 760 kmq, di cui un terzo sono tetti industriali e agricoli.

Sembrerebbe più che sufficiente, ma i tetti hanno spesso molti problemi: prima di tutto installare in alto, su piccole superficie moltiplica i costi rispetto ai grandi spazi al suolo. Inoltre, non tutti i tetti sono ben orientati o liberi intorno per ricevere abbastanza energia solare; inoltre, non tutti sono abbastanza robusti da reggere il peso degli impianti. Infine, sotto a molti tetti ci sono proprietari non interessati a coprirli di FV.

E allora restano solo i terreni?

Certo che no. Intorno a noi ci sono molte aree rasoterra, che possono essere coperte di FV, senza entrare in conflitto con il paesaggio o altri usi del suolo.

Una tipologia di area di cui abbiamo più volte parlato, sono i bacini idroelettrici, sulle cui superficie si potrebbero installare decine di GW di FV galleggiante, a due passi dalle linee elettriche collegate alla centrale idroelettrica.

Altre due soluzioni sono i parcheggi, che possono essere usati come pensiline FV, e le aree industriali, lungo il cui perimetro e per una larghezza di 200 metri, oggi è possibile installare senza particolari autorizzazioni.

Già queste possibilità probabilmente sarebbero sufficienti a coprire le potenze fotovoltaiche aggiuntive necessarie al 2030.

Dalla Svizzera ci arriva adesso però un‘altra soluzione: perché non programmare l’installazione di pannelli solari lungo le autostrade?

L’idea, in realtà, non è nuovissima, già nel 2011, circa 3,4 km di un tunnel ferroviario accanto a una autostrada belga furono coperti con 3,3 MW di pannelli FV.

Nel 2009, in Italia, sull’autostrada del Brennero, la A22, all’altezza di Isera (TN), è stata realizzata una barriera antirumore lunga 1 km con un’altezza di 5,6 metri in grado di generare 750 MWh/anno: quasi 4000 moduli per un costo di circa 8 milioni di euro, ripagati in 7 anni (vedi foto)

Oggi in Olanda, invece, è già in corso la sperimentazione del progetto Solar Highways, una barriera antirumore coperta di pannelli solari lunga 400 metri, che, se funzionerà bene, dovrebbe diventare lo standard futuro per quel tipo infrastrutture fonoassorbenti.

Molto più ambiziosa la sperimentazione PV-SÜD, a cui stanno lavorando ricercatori austriaci e tedeschi: una tettoia per coprire le autostrade, che serva da supporto al FV, trasformando i nastri di asfalto in nastri di energia solare.

Gli svizzeri si collocano nel mezzo di questi estremi: affittare a chi vuole le aree marginali delle autostrade, e installare lì i pannelli solari FV.

Con il loro consueto pragmatismo, gli elvetici sono andati subito al sodo, senza fare tante sperimentazioni o progetti avveniristici: l’ufficio federale delle strade, FEDRO, ha annunciato pochi giorni fa che chi vuole ricevere in uso gratuito uno dei 15 lotti comprendenti queste aree ha tempo fino al 24 febbraio per presentare domanda.

Le aree comprendono 350 tratti di barriere antirumore e 100 aree di sosta: chi se ne aggiudica l’uso non dovrà pagare nulla, ma sarà responsabile del progetto, costruzione, finanziamento e funzionamento dell’impianto, oltre che delle vendite dell’elettricità prodotta. Insomma, l’idea è “Io vi regalo lo spazio, al resto pensateci voi”.

Secondo FEDRO, continuando con questo metodo, si potrebbe arrivare a produrre lungo le autostrade svizzere 101 GWh annui di elettricità, con una potenza di circa 100 MW di potenza, lungo i 1.500 km di autostrade in Svizzera.

Forse però si potrebbe fare di più valutando l’uso di altri spazi delle autostrade, che non siano solo barriere antirumore, edifici o aree di sosta. Per esempio, i lunghi nastri di terreno inutilizzato, che corrono ai fianchi dell’asfalto, oltre il guard rail. Considerando un kW di potenza FV per ogni metro di banchina laterale, un chilometro di autostrada così attrezzata sui due lati potrebbe ospitare una potenza di 2 MW.

Usando in questo modo anche solo un quinto della rete autostradale italiana (7.000 km) si avrebbero quasi 3 GW di potenza solare disponibile, senza occupare un metro quadro di terreno utilizzabile altrimenti.

Quali piani ha Autostrade per l’Italia?

Ma in Italia chi ci dovrebbe pensare?

Abbiamo chiesto ad Autostrade per l’Italia SpA (Aspi), il più grande concessionario di autostrade del paese, con 3.000 km di rete in gestione, se avessero piani in proposito e quali problemi ci sono nell’usare le autostrade come basi per impianti fotovoltaico.

Ci hanno risposto in forma scritta, evitando un’intervista diretta, e senza fornire molti dettagli, dandoci l’impressione che siano appena all’inizio del progetto, e non abbiano neanche loro molto chiari tempi e modi dell’iniziativa.

Vediamo comunque i dati salienti della loro risposta.

Oggi ci sono già 164 impianti FV nelle autostrade italiane, più che altro su edifici, la cui energia è al 40% utilizzata per i loro usi interni.

Nel 2022 è nata Elgea, una compagnia interna ad Aspi, il cui scopo è installare nuovo FV lungo le autostrade, fino a raggiungere un primo obbiettivo di 300 MW, per azzerare le emissioni dell’intero gruppo.

Gli impianti potranno essere montati nelle 80 aree di servizio e nei 60 parcheggi adatti allo scopo, e anche nelle zone limitrofe all’asse stradale, come barriere fonoassorbenti e banchine, lungo i 2.000 km che meglio si prestano per questo uso.

Aspi intende anche usare accumulatori elettrochimici, per alimentare le ricariche delle auto elettriche e collaborare con le aziende vicine alle autostrade per la costituzione di comunità energetiche, che usino l’elettricità prodotta dagli impianti realizzati lungo l’autostrada.

Purtroppo, non ci hanno detto quando e dove si potranno cominciare a vedere i primi esempi di impianti solari a bordo strada, ma visto l’accavallarsi delle emergenze legate all’energia, c’è solo da sperare che il loro contributo a superarle, non si faccia attendere troppo.

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