Gli scarti della lavorazione delle batterie diventano fertilizzanti

Il progetto di Northvolt e di una start-up svedese prevede di recuperare il solfato di sodio, come sottoprodotto di processi chimici nella gigafactory di accumulatori al litio.

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Riutilizzare gli scarti dei processi produttivi delle batterie al litio come fertilizzanti agricoli: è il progetto tutto svedese di economia circolare messo a punto da Northvolt e Cinis Fertilizer.

Northvolt sta ultimando la sua prima gigafactory di accumulatori al litio per veicoli elettrici a Skelleftea, in Svezia. Northvolt Ett è il nome di questo maxi stabilimento da 40 GWh di capacità annua (poi estesa a 60 GWh), la cui entrata in esercizio è prevista entro fine 2021.

Mentre Cinis Fertilizer è una start-up basata a Lund, sempre in Svezia, specializzata nello sviluppo di fertilizzanti a bassissimo impatto ambientale.

Le due aziende hanno siglato un accordo che prevede di riusare in ambito agricolo il solfato di sodio, ottenuto in grandi quantità come scarto della lavorazione industriale delle batterie.

Più in dettaglio, spiega Northvolt, grazie alle nuove tecnologie per il trattamento delle acque, installate nella gigafactory, si potranno recuperare 200.000 tonnellate all’anno di solfato di sodio.

Il solfato di sodio è un sottoprodotto di elevata qualità che deriva dai processi chimici per la produzione del materiale attivo degli elettrodi; di solito viene eliminato come rifiuto, anziché essere recuperato per un diverso impiego industriale e commerciale.

Cinis Fertilizer intende invece sviluppare un fertilizzante minerale ecologico, partendo proprio dai sali di scarto provenienti da diverse lavorazioni industriali.

Così Cinis Fertilizer afferma di poter produrre un fertilizzante con una impronta della CO2 complessiva molto più bassa (del 75% in meno) rispetto a un fertilizzante tradizionale, basato su risorse fossili.

Quindi nei prossimi quattro anni Cinis Fertilizer intende costruire due fabbriche nel nord della Svezia, entrambe alimentate da energia elettrica 100% rinnovabile, di cui una presso la gigafactory Northvolt Ett.

Anche Northvolt Ett impiegherà esclusivamente elettricità a zero emissioni  etutta la gigafactory di batterie è stata progettata per minimizzare scarti e sprechi e recuperare energia, acqua, materiali. Ad esempio, Northvolt ha messo a punto una tecnologia idro-metallurgica per recuperare le materie prime delle batterie esauste e riutilizzare queste materie prime nei processi produttivi, puntando così sul riciclo di componenti a fine vita.

L’azienda si è impegnata a usare il 50% di materiali riciclati per la produzione di nuove batterie entro il 2030.

Ricordiamo che lo scorso giugno Northvolt ha raccolto altri 2,75 miliardi di dollari dai suoi investitori, tra cui Goldman Sachs Asset Management, Scania, Volkswagen e diversi fondi pensione svedesi, per finanziare le sue attività. Volkswagen, in particolare, ha contribuito con 620 milioni di dollari a quella tornata di finanziamenti.

Northvolt finora ha messo da parte oltre 6,5 miliardi di $ con cui sviluppare il suo piano industriale, che prevede di arrivare ad almeno 150 GWh di capacità produttiva annuale di celle al litio entro il 2030, puntando così a conquistare il 25% del mercato europeo a quella data.

Intanto la società svedese ha già siglato contratti per oltre 27 miliardi di $ con diversi clienti del settore automotive e dello storage energetico, tra cui BMW, Fluence, Scania e Volkswagen.

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