Una risoluzione della Camera mette lo zampino sul nucleare

L’aula approva un impegno al Governo slegato dai temi all’ordine del giorno. Intanto il Consiglio Energia chiede interventi sui prezzi elettrici, mentre quello Ambiente si prepara alla Cop29 (dove la Presidenza azera punta sugli accumuli). Consultazione della Commissione Ue sui biocombustibili.

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Solo la scorsa settimana, dai banchi dell’opposizione alla Camera, si era sollevata la richiesta al Mase di rispettare i tempi dell’indagine in corso sull’energia nucleare, in modo da garantire un confronto attivo sul piano di ritorno all’atomo promosso dal Governo.

Ieri, però, l’aula di Montecitorio ha trovato il modo di puntellare le ambizioni dell’Esecutivo approvando una risoluzione sulle comunicazioni rese dalla premier Meloni in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre.

In particolare, l’atto riformulato n. 6-00136 a firma Richetti (Azione) impegna il Governo “a riavviare il programma nucleare italiano prevedendo la realizzazione di impianti con le tecnologie più avanzate, di cui è garantita l’affidabilità sul piano della sicurezza” e della “capacità di soddisfare il fabbisogno energetico nazionale e ridurre le emissioni climalteranti”.

Da segnalare che tale orientamento non è stato adottato al Senato, dove la risoluzione approvata sulle comunicazioni della presidente Meloni non prevede indicazioni sull’energia. Inoltre, l’impegno sul nucleare fa riferimento al solo caso italiano, mentre i lavori d’aula riguardavano il prossimo Consiglio europeo che non prevede espressamente l’energia nell’ordine del giorno. L’energia, infine, che è stata citata solo marginalmente dalla stessa Giorgia Meloni sia nelle dichiarazioni alle Camere di ieri sia nelle repliche agli interventi dei parlamentari.

L’aula di Montecitorio, comunque, ha dato il via libera anche alla risoluzione n. 6-00138 a firma Braga (PD) che prevede impegni “ad adottare iniziative volte a promuovere il miglioramento del mercato interno, con specifico riferimento al quadro normativo, rimuovendo la frammentazione e i persistenti ostacoli, al fine di garantire benefici per tutti, in particolare nei settori dell’energia, delle Tlc e nel quadro della duplice transizione verde e digitale” e a “favorire l’adozione di misure tese a ridurre le dipendenze strategiche dell’Unione europea in settori cruciali quali l’energia, le materie prime critiche, la difesa, l’innovazione e le tecnologie digitali”.

In Europa poca intesa sul nucleare

Temi analoghi sono stati affrontati il 14 e il 15 ottobre nel corso del Consiglio Ambiente e di quello Energia, ai quali l’Italia ha preso parte con la viceministra al Mase, Vannia Gava.

Il nucleare è stato fortemente sostenuto dalla rappresentante del dicastero ma l’esito incerto del confronto è stato ben sintetizzato dal ministro dell’Ambiente irlandese Eamon Ryan: “Abbiamo discusso oggi del rapporto Draghi”, si legge in un post social su X. “C’è divisione tra coloro che vogliono un futuro rinnovabile, bilanciato, distribuito e interconnesso e coloro che sostengono un sistema nucleare e centralizzato”.

Tale disaccordo si riflette nelle conclusioni del Consiglio Ambiente (in basso) che fanno riferimento all’atomo e alla Ccs all’interno della posizione negoziale Ue per la Cop29 ma non in maniera espressa. L’atto, infatti, rimanda al paragrafo 18 dell’accordo Global Stocktake raggiunto alla Cop28 di Dubai, dove si citano queste due opzioni.

Grande attenzione, invece, è stata rivolta nel Consiglio Energia alla divergenza dei prezzi elettrici all’ingrosso tra Paesi Ue, condividendo la necessità di un’azione comune per fronteggiare il problema, ad esempio migliorando interconnessioni e capacità transfrontaliera. Aspetti che saranno approfonditi dal Gruppo di alto livello per la connettività energetica dell’Europa centrale e sudorientale (Cesec), convocato a Budapest il 29 ottobre.

Da questo punto di vista, secondo la viceministra al Mase Vannia Gava, “il prezzo dell’energia è il fattore chiave della competitività. Occorrono investimenti importanti e un mix energetico che tenga dentro tutte le fonti”.

Nel corso dei lavori Francia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Romania, Slovacchia e Slovenia hanno invece sostenuto la necessità di aprire le future aste della Banca europea dell’idrogeno a tutto l’idrogeno a basse emissioni di carbonio, compreso dunque, oltre a quello da Fer, quello prodotto con elettricità da nucleare.

I risultati complessivi del confronto sono stati riassunti da Kadri Simson, commissaria europea all’Energia, che ha sottolineato come “l’Ue possa vivere senza il gas russo. Ho espresso ai ministri la mia profonda preoccupazione per l’aumento dei volumi russi verso l’Ue negli ultimi mesi. Se gli Stati membri preferiscono continuare a importare da Mosca non è una necessità ma una scelta politica pericolosa”.

Intanto, secondo quanto riportato dalla commissaria, tra agosto 2022 e luglio 2024 la domanda di gas è diminuita del 18%, con un risparmio di 146 miliardi di metri cubi, mentre “l’accelerazione delle energie rinnovabili è stata senza precedenti: tra il 2021 e il 2023 la capacità combinata di eolico e solare è aumentata del 36%”. Focus anche sul RepowerEU, per il quale la prossima Commissione “preparerà un piano d’azione”.

Il Consiglio Ambiente del 14 ottobre, come accennato, ha approvato le conclusioni che costituiranno la posizione negoziale dell’Ue per la Cop29, che si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre 2024. In quella sede l’Europa sosterrà l’abbandono dei combustibili fossili nei sistemi energetici “in modo giusto, ordinato ed equo”, eliminando i relativi sussidi.

Inoltre, si chiederà a tutti i partecipanti di impegnarsi a triplicare la capacità rinnovabile mondiale e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramenti nell’efficienza energetica entro il 2030. Infine, si chiederà alle Parti della conferenza di accelerare la decarbonizzazione dell’industria energivora, sostenere i green job e puntare gli investimenti su reti, interconnessioni e stoccaggi elettrici. Tutti gli Stati saranno invitati a “collaborare con l’Ue per sviluppare un approccio globale alla fissazione del prezzo del carbonio”.

Da segnalare, infine, che la Commissione europea ha pubblicato (sempre ieri) un approfondimento sulla situazione delle reti energetiche ricordando che il 4 e 5 novembre a Bruxelles si terranno i Pci Energy Days dedicati ai progetti di interesse comune Ue.

Gli accumuli nei lavori preparatori della Cop29

Mentre l’Europa decide la sua posizione per la Conferenza delle Parti, la presidenza della Cop29 è impegnata nei lavori pre-negoziali in cui l’energia è tra i protagonisti.

Se il nucleare sarà inevitabilmente uno dei temi sul tavolo tra poche settimane, al momento la discussione si sta però concentrando su altro. Ad esempio, si è conclusa lunedì 14 ottobre una sessione di colloqui in cui è stata annunciata la prossima pubblicazione di un report sul monitoraggio degli obiettivi energetici delle Cop. Inoltre, a Baku sarà lanciato il Global energy storage and grids pledge per aumentare la capacità di accumulo energetico installata a 1.500 GW entro il 2030, sei volte il livello del 2022.

La consultazione della Commissione Ue sui biocombustibili

Mentre si svolgevano i lavori dei due Consigli, la Commissione europea ha lanciato una consultazione su una bozza di regolamento delegato per aggiornare le norme relative alla banca dati europea sui biocombustibili.

Fino al 7 novembre sarà possibile inviare osservazioni sul testo (disponibile in basso) che mira a migliorare la tracciabilità lungo l’intera filiera. In particolare, la il database ha il compito di garantire che solo “volumi sostenibili di combustibili rinnovabili e combustibili da carbonio riciclato” siano conteggiati per il raggiungimento degli obiettivi comunitari di decarbonizzazione, attenuando il rischio da “irregolarità e doppi conteggi delle unità energetiche”, come si spiega in una nota.

Elemento centrale che si punta a introdurre è l’estensione del perimetro di azione per includere anche i dati provenienti dal punto di produzione e da quello di raccolta delle materie prime utilizzate nella generazione di biocarburanti.

I contributi ricevuti saranno presi in considerazione prima che la Commissione finalizzi il progetto di regolamento e lo sottoponga all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio, presumibilmente entro la fine dell’anno.

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