Rinnovabili fino a 12 volte meno care della cattura della CO2

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Un sistema al 100% rinnovabili ridurrebbe di quasi il 92% i costi climatici, sanitari ed energetici rispetto alla cattura della CO2. Lo spiega uno studio su 149 Paesi.

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Sostituire tutte le fonti energetiche attuali con energia e calore prodotti con le rinnovabili come sole, vento e acqua è una strategia non solo più pulita, ma anche significativamente più economica rispetto alle tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 e di cattura diretta dall’aria.

Lo indica uno studio della Stanford University pubblicato su Environmental Science & Technology, che ha fatto un confronto in 149 Paesi che pensiamo sia interessante sintetizzare.

Lo scenario 100% rinnovabile (Wws, wind-water-solar) ridurrebbe del 54,4% il fabbisogno energetico totale, del 59,6% i costi energetici privati e del 91,8% i costi sociali totali, includendo quelli legati a salute e clima.

Una simile transizione avrebbe un tempo di rientro dei costi sociali inferiore a un anno (0,78 anni) e inferiore a 6 anni per i soli costi energetici.

Al contrario, l’adozione diffusa di cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs, carbon capture & storage) e di cattura diretta dall’aria (Dac, direct air capture) costerebbe tra i 60 e gli 80 trilioni di dollari l’anno, cioè da 60mila a 80mila miliardi di dollari l’anno, vale a dire da 9 a 12 volte più del costo di un sistema Wws.

Le rinnovabili battono la Ccs 12 a 1

Lo scenario Wws comporterebbe un investimento iniziale di circa 58 trilioni di dollari entro il 2050. Tuttavia, consentirebbe, come detto, un risparmio annuo di 9,7 trilioni di dollari solo in costi energetici privati, ammortizzando l’investimento in meno di sei anni (5,9 anni in media).

Il costo sanitario legato all’inquinamento energetico sarebbe completamente eliminato: oggi si stima in 33,8 trilioni di dollari l’anno, con 5,4 milioni di morti annue nel 2050 nello scenario business-as-usual (Bau). Anche i costi climatici, oggi stimati in 30,9 trilioni l’anno, sarebbero praticamente azzerati.

Lo studio mostra che il costo sociale totale nello scenario business-as-usual, cioè senza transizione energetica, sarebbe di 81,2 trilioni di dollari l’anno. Passando al 100% di rinnovabili, tale costo scenderebbe a 6,67 trilioni l’anno, con una riduzione appunto del 91,8%, come mostra questa illustrazione, tratta dallo studio.

La stima che un sistema basato sulle rinnovabili sia fino a 12 volte meno costoso rispetto alla cattura del carbonio in termini di costi sociali complessivi, consentirebbe un risparmio sociale netto di 74,4 trilioni di dollari l’anno rispetto allo scenario Bau.

Il tempo di rientro del costo sociale dovuto al cambio di sistema sarebbe pari a meno di un anno (0,78 anni) con un intervallo di 0,33-2,24 anni tra tutti i Paesi considerati, secondo lo studio.

Aumento netto dei posti di lavoro con sistema solo a rinnovabili

Il passaggio ad un sistema Wws potrebbe anche produrre 48,2 milioni di nuovi posti di lavoro a tempo pieno e a lungo termine, a fronte di un costo di 25,3 milioni di posti di lavoro, risultando in un aumento netto di 22,9 milioni di occupati a tempo pieno e a lungo termine tra i 149 Paesi nel 2050.

Gli aumenti netti di posti di lavoro si verificherebbero in 25 delle 29 regioni del mondo considerate. Solo Africa occidentale, Canada, Madagascar e Russia registrerebbero perdite nette di posti di lavoro. Altri posti di lavoro, non contabilizzati nello studio, deriverebbero anche dalla necessità di produrre un maggior numero di apparecchi elettrici e di migliorare l’efficienza energetica degli edifici.

Per l’Europa, gli autori  hanno stimato che grazie alla transizione da uno scenario Bau ad uno Wws sarebbero creati 5,12 milioni di nuovi posti di lavoro a tempo pieno e lungo termine, a fronte di una perdita di 1,73 milioni di posti, per un guadagno netto di oltre 3 milioni di occupati al 2050.

Il potenziale delle fonti rinnovabili

Il modello Wws prevede l’elettrificazione praticamente totale dei consumi energetici con impianti rinnovabili e sistemi di accumulo. Questi includerebbero: eolico onshore e offshore, fotovoltaico, geotermia, idroelettrico, batterie, idrogeno verde, pompe di calore e altre tecnologie per il riscaldamento e trasporti elettrici.

La domanda energetica globale nel 2050 salirebbe a 18,9 terawatt (TW) nello scenario business-as-usual, ma si ridurrebbe a 8,6 TW con un sistema Wws grazie all’efficienza dell’elettricità rinnovabile e alla scomparsa delle perdite legate all’estrazione e al trasporto dei combustibili, secondo lo studio, consultabile dal link in fondo a questo articolo.

Anche se il consumo elettrico aumentasse dell’85% rispetto a oggi, il fabbisogno energetico finale complessivo si dimezzerebbe, perché le rinnovabili usate direttamente sarebbero molto più efficienti dei sistemi a combustione.

Perché il sistema attuale è insostenibile

L’inquinamento atmosferico legato al settore energetico causa oggi 7,4 milioni di morti all’anno. Le tecnologie a combustione emettono gas serra e particolato fine, con impatti su salute, clima, agricoltura e biodiversità.

Il surriscaldamento globale ha praticamente già superato 1,5 °C nel 2024, aggravando eventi estremi, migrazioni e insicurezza alimentare. Inoltre, i combustibili fossili rendono i Paesi più vulnerabili a crisi geopolitiche e alla scarsità di risorse.

“L’energia da fonti fossili è instabile, costosa e letale. Le rinnovabili offrono una via d’uscita realistica. L’unico modo per eliminare tutti i gas e particelle che inquinano l’aria e scaldano il clima è eliminare la combustione”, hanno scritto gli autori dello studio della Stanford University, guidati da Mark Z. Jacobson.

Perché Ccs e Dac non funzionano

Le tecnologie Ccs e Dac, nonostante siano sostenute da molte politiche internazionali, presentano gravi limiti. “Anche se tutta la CO2 fosse catturata e immagazzinata, Ccs e Dac aumentano l’inquinamento, i consumi energetici e le emissioni equivalenti di CO2 rispetto alle rinnovabili”, si legge nello studio.

“Se spendi 1 dollaro per la cattura del carbonio invece che per il vento, l’acqua o il sole, stai aumentando le emissioni di CO2, l’inquinamento, il fabbisogno energetico, i costi energetici, le infrastrutture e i costi sociali totali”, ha aggiunto Jacobson (si veda anche Cattura CO2, acceso in Islanda il più grande impianto di cattura diretta dell’aria al mondo).

Anche la Stanford University ha commentato che lo scenario Wws potrebbe evitare 5 milioni di morti ogni anno e centinaia di milioni di malattie legate all’inquinamento atmosferico.

Inoltre, usare energia rinnovabile per alimentare la Dac è considerato uno spreco: “Stai impedendo alle rinnovabili di sostituire le fonti fossili, perché stai creando più domanda di quell’energia”, ha detto Jacobson (Ccs: da 50 anni al servizio delle fossili, ma per il clima tutto fumo e niente arrosto).

Il caso dell’Italia

Anche l’Italia trarrebbe vantaggi rilevanti dal passaggio completo alle rinnovabili. In particolare, il fabbisogno energetico finale, cioè l’energia effettivamente utilizzata nei settori finali (edifici, trasporti, industria, ecc.), nello scenario business‑as‑usual è stimato in circa 187,3 gigawatt (GW).

Con la transizione al sistema 100% rinnovabile, questa domanda scenderebbe a circa 74 GW, con una riduzione del 60,5%.

Per quanto riguarda i costi, lo studio distingue vari elementi. Ad esempio, il costo sociale complessivo dello scenario Bau, comprensivo cioè di costi energetici, sanitari e climatici, sarebbe di 588 miliardi di dollari l’anno al 2050 per il nostro Paese.

In uno scenario al 100% rinnovabile, i costi energetici privati diminuirebbero del 66,6%, mentre quelli sociali complessivi per l’Italia diminuirebbero del 90,6% alla metà del secolo.

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