Rinnovabili, da Free quattro proposte per sbloccarle

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Se non si interviene su autorizzazioni e incentivi, sarà impossibile raggiungere l’obiettivo 2030, spiega il Coordinamento Free.

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Dopo circa due anni nelle sei procedure per le fonti rinnovabili definite dal DM 4 luglio 2019, il cosiddetto Fer 1 sono stati assegnati circa 3.127 MW rispetto a 5.660 previsti (qui i dati), poco più del 50%, su una previsione per il 2030 del PNIEC di realizzare 42 gigawatt entro il 2030, valore che verosimilmente sarà innalzato a oltre 70 GW.

Il Coordinamento Free, che riunisce le principali associazioni delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, Parte da questa considerazione per proporre alcune soluzioni per sbloccare le rinnovabili elettrici.

“Stiamo marciando verso l’obiettivo europeo con una lentezza inaccettabile – osserva il presidente del Coordinamento Livio de Santoli di questo passo raggiungeremo gli obiettivi di 42 GW nel 2048 e quelli di 70 GW nel 2065. Quali sono le cause e quali le soluzioni? “.

La risposta in quattro proposte che Free illustra in una nota stampa:

Primo, raddoppiare il contingente: quello attuale non è in grado di far raggiungere al nostro Paese gli obiettivi europei, si spiega.

Secondo, individuare immediatamente le aree dove si possono realizzare gli impianti a fonte rinnovabile senza vincoli: non bastano le linee guida della Presidenza del Consiglio, ma occorre contingentare i tempi di risposta da parte delle Regioni, ed eventualmente avocare centralmente le decisioni, si osserva

Terzo, definire presto le quote minime di riduzione delle emissioni da assegnare a ogni regione (burden sharing).

Quarto, migliorare le proposte legislative sulle semplificazioni che allo stato – commenta il Coordinamento – appaiono blande e inefficaci, per esempio, limitare il ruolo delle Sovrintendenze alle aree di propria pertinenza e a quelle effettivamente che saranno definite non idonee.

Nel caso del fotovoltaico – si spiega – occorrerà necessariamente prevedere impianti a terra, da ricondurre innanzitutto nelle aree a vocazione industriale e alle aree agricole degradate, abbandonate o comunque alle aree dichiarate inidonee alla produzione agricola, sulle quali si potrebbero pertanto sviluppare iniziative totalmente dedicate alla produzione di energia, nonché a soluzioni “agrovoltaiche” su aree agricole produttive.

In particolare – ha calcolato il Coordinamento Free – si dovrebbero complessivamente impegnare circa 37.500 ettari che, anche nell’ipotesi fossero tutti a destinazione agricola, rappresenterebbero una percentuale molto bassa, lo 0,20%, rispetto all’attuale superficie agricola totale che in Italia è pari a 16,5 milioni di ettari, ed anche rispetto alla quota agricola della SAU (superficie agricola utilizzabile) inutilizzata, oltre 3,7 milioni di ettari, sarebbe l’1,4%.

Per l’eolico invece – si suggerisce – si devono individuare delle procedure super semplificate da applicare in tutte le aree dove non vi siano dei vincoli per gli impianti nuovi e nelle aree ove già insorgono degli impianti per i repowering.

L’esclusione da tali aree dal parere della Soprintendenza è l’unica possibilità per rendere gli strumenti di semplificazione coerenti con gli obiettivi, sottolinea la nota. Infatti, per l’eolico – osserva Free – l’individuazione delle aree idonee non è realizzabile, in quanto non è possibile definire la disponibilità della risorsa da parte di un ente pubblico per motivi di tempo, di risorse economiche e di capacità tecniche.

Infine, per traguardare questi obiettivi – secondo il Coordinamento – occorre rivedere le attuali politiche di sostegno al fotovoltaico, a partire dal DM Fer 1. Per l’eolico è urgente l’individuazione di un meccanismo di adeguamento della tariffa di sostegno che tenga conto del significativo aumento del costo degli aerogeneratori (+15%) dell’ultimo periodo dovuto all’incremento dei costi delle materie prime.

“Se il Governo afferma che ci sono tutte le condizioni per installare gli 8 GW/anno di rinnovabili che servono per centrare gli obiettivi europei al 2030 – conclude de Santoli –  la realtà è che a oggi ciò è impossibile per gli stop alle autorizzazioni che i provvedimenti sulla semplificazione non affrontano”.

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